Milan riammesso in Europa. Con profonde perplessità

 

Il Milan rientra con la via del ricorso in Europa, quella conquistata dopo una singolare stagione. Infatti le giornate di campionato avevano consegnato, con la matematica e la graduatoria, l’accesso alla antica Coppa Uefa, ai rossoneri di Rino Gattuso. Nonostante le pessime figure, 4 punti persi su 6, con il Benevento retrocesso. Solo per quelle distrazioni la gloriosa squadra meneghina non avrebbe meritato, di rappresentare il nostro Calcio all’estero. Poi c’è chi è stato persino più incostante, come la Fiorentina, che però ha diverse attenuanti, nell’anno più doloroso, tra gli ultimi 35, della storia viola, oltre al fatto di essere partita con meno aspettative, rispetto a questo Milan (forse) a tinte cinesi.

Di idee chiare ce ne sono state poche, di partite “da Milan” ancor meno, nella stagione appena precedente i Campionati del Mondo.

Va tutto bene. Il Milan è tornato in Europa e i messaggi di Leonardo Bonucci, che dunque dovrebbe rimanere tenendo lontani alcuni dubbi provenienti da radio-mercato, e Suso. Il capitano ha scritto, tramite Twitter: “Riconquistato ciò che avevamo raggiunto sul campo”. E se il Tribunale Sportivo di stanza a Losanna avesse bocciato di nuovo la società rossonera? Il messaggio del difensore sembra la conferma della volontà di tornare, per giocare almeno la seconda competizione europea.

La sentenza del TAS ha dunque riammesso il Milan lasciando l’amaro in bocca alla Fiorentina, che resta fuori dal calcio continentale.

Suso ha scritto: “Abbiamo lavorato in silenzio per due settimane. Abbiamo sofferto per tutto quello che abbiamo sentito e letto. Ma siamo qui, e siamo vivi. Ci siamo ripresi l’Europa che con merito avevamo conquistato sul campo. Adesso ci riprenderemo il sorriso e la felicità della nostra gente. Forza Milan”.

Diciamocelo, anche con la simpatia che ho, abbiamo provato, per il Milan della Stella, quello del 1979, quello dei Ricky Albertosi, di un giovanissimo Franco Baresi, di Walter Alfredo Novellino, di Gianni Rivera, il più forte, tra i giocatori italiani di sempre, anche a detta di uno che se intende, del livello, della tecnica, della mente e mentalità di Angelo Benedicto Sormani, incontrato di recente. E, tra gli avversari dei rossoneri, chi non è stato ammirato, dal Milan di Sacchi e Capello, e di quello di Ancellotti?

Oggi la storia è un’altra. In quanti non hanno mai avuto dubbi, che Silvio Berlusconi, in realtà, non sia mai uscito, anche alla luce di quanto viene scritto su questi (improbabili) imprenditori planetari che avrebbero preso tutto il pacchetto, del club di Milanello e, storicamente, di Via Filippo Turati?

Il Milan sfrutta un ricorso e ottiene il massimo, per l’immagine, per conservare parte della rosa della stagione appena trascorsa. Ma se non va a investire sul settore giovanile, magari con dirigenti validi quali Pantaleo Corvino, quello del Lecce dei miracoli, che arrivava alle finali giovanili con illustri sconosciuti presi a zero e rivenduti alle migliori società italiana, diventa tutto tremendamente difficile. O con gente del calibro di Giampiero Guarracino, che a zero ha portato al Tor di Quinto giocatori poi che, ben pagati al club di partenza, hanno girato l’Europa tipo Napoleoni, adesso in Serie A turca, dove ha sfiorato lo scudetto della mezza luna, o Nando Sforzini, Cluj, Udinese, Bari, Grosseto; e ancora il portiere 1984 Federico Groppioni, MTK Budapest da diversi anni, preso in un torneo estivo gratis, in uno dei paesi della provincia di Roma.

Se il Milan non si mette al lavoro alla base, come può pensare, di crescere in casa propria i nuovi Paolo Maldini, i Suso, per evitare di spendere, spandere e, economicamente, fare le figure barbine sulle quali, poi, sono chiamati a intervenire gli Elliott del caso?

Bisogna essere sinceri, fino in fondo. Nell’anno in cui l’A.C. Milan ha ripreso quando sciupato e le è stato sottratto a Istanbul dal Liverpool (2005), ad Atene, in un calcio normale, in una nazione normale, con una federazione di gente seria e ligia ai regolamenti, sarebbe ripartito dalla Serie B. La Juventus dalla C1 o dalla C2, e con loro almeno altri quattro, cinque, tra i maggiori sodalizi. Ma il Calcio, si sa, è l’oppio dei popoli. E allora vale tutto. Anche che abbiamo telecronisti urlatori, e non più i giganti di un tempo, trascorso, di “Tutto il Calcio Minuto per Minuto”.

Un collega, napoletano, mi ha detto, un giorno: “Il tuo Milan ti ha fatto penare, quando eri ragazzo, dopo lo scudetto del 1979, ma poi hai avuto grandi soddisfazioni. Non dimenticare una cosa, però: tra la Maronna (la Madonna) e la Famiglia, in Italia, ce sta ‘o Calcio”. E poi ci lamentiamo, se questa stazione è sprofondata dove è arrivata.

Resta un dubbio, sul piano giuridico, che esce naturale, da questa storia: giusta la prima decisione, o quella odierna?

Avrei preferito, sinceramente, da ragazzino innamoratissimo di Rivera, Albertosi, Novellino, Liedholm, ripartire. Con un piano come Cristo comanda. Con una società degna della STORIA, del MILAN. Questo è solo un palliativo. Modesto. Temporaneo. Che non deve impedire queste riflessioni. Non può valere tutto.