Giorgio Ghezzi il Kamikaze che conquistò più volte l’Italia
e, una, l’Europa, con il Milan di Nereo Rocco
Parliamo nella puntata odierna di un ruolo che è foriero di tanta solitudine. Verrebbe quasi da menzionare il titolo recente legato ai numeri primi. Ma chi decide di giocare o viene scelto per stare in campo da portiere, è uno con l’animo forte, coraggioso, e con le spalle grosso.
E il caso di oggi è uno di questi. Giorgio Ghezzi soprannominato Kamikaze, per le sue spericolate uscite dai pali, effettuate senza paura, sui piedi degli avversari impegnati ad arrivare davanti all’area piccola di porta col pallone.
Il giovane Giorgio Ghezzi esordisce a soli 16 anni, tra i dilettanti, nella squadra della sua città, che è Cesenatico. L’anno successivo passa al Rimini (Serie C). E per guidare la formazione professionistica della riviera romagnola arriva addirittura un’istituzione, il già Campione d’Italia con la Associazione Sportiva Roma nel 1942, Guido Masetti, divenuto tecnico, nel frattempo.
Masetti prende in mano la squadra bianco-rossa e sarà proprio l’ex lupacchiotto, a notare Giorgio, visto che Masetti è stato, tra le altre cose, anche l’ex portiere della squadra nazionale. Grazie anche al consiglio di Guido, nel 1949 Ghezzi va al Modena, in serie B. In due stagioni, colleziona 62 presenze, che sono tante.
Per l’impegno e le doti atletiche Ghezze attira l’attenzione della Signora, del Calcio italiano, la Juventus. Ma il ragazzo tiene per l’Internazionale più comunemente definita Inter, dove arriva, da innamorato dei colori neroazzurri, nel 1951.
E nella Milano interista trova un allenatore anch’esso ex portiere, Aldo Olivieri; che, tuttavia, lo alterna all’altra saracinesca a disposizione, Livio Puccioni, che avrà più spazio del giovane Giorgio. Vero è che l’esordio in campionato avviene nel campionato 1951-52 ma la svolta arriverà l’anno successivo, quando Alfredo Foni lo metterà come titolare.
Ghezzi tra i pali risulta brillante e deciso, complicato, da superare, per le altre squadre. L’Inter conquista due scudetti consecutivi, 1952 al ‘54.
Come tante parabole le storie sportive sono fatte anche di cicli, e Ghezzi diventa il numero 1 del Genoa nel 1958-59. E’ un calcio differente da quello esasperato che arriverà a drammatizzare tutto, dagli anni ’80 in poi. E infatti nel 1959 il Kamikaze Ghezzi, per sostituire Lorenzo Buffon, passa addirittura al Milan.
All’inizio il grande Gipo Viani e Bonizzoni gli preferiscono Alfieri ma poi arriverà Nereo Rocco: e sarà tutta un’altra storia.
Perché il triestino, al secolo il Paròn, ha l’occhio lungo, sulla tenuta mentale, prima che sulla bontà tecnica, dei suoi calciatori. Nel 1961-62 Ghezzi, in rossonero, vincerà il suo terzo scudetto personale. Ma soprattutto la Coppa Campioni, la prima della storia, per una formazione italiana. Accade il 22 maggio del 1963, nel tempio del calcio mondiale, Wembley, in finale contro il Benfica, in rimonta, per due reti a una, con doppietta di Altafini. Il portiere Campione d’Europa è il Kamikaze, Giorgio Ghezzi.
Quel Milan, purtroppo, avrebbe perso, in autunno, la doppia finale di Coppa Intercontinentale contro il Santos.
Ghezzi si ritirerà a 35 anni con 341 presenze in Serie A, e altre 8 in azzurro, con la Nazionale.
Ghezzi è stato uno di quegli atleti che ha capito subito di dover risparmiare quanto ottenuto attraverso le qualità sportive. La sua vita fuori dal campo fu segnata dall’attività che aprì nel 1956. Un albergo a Cesenatico, località che per il turismo balneare, da aprile a settembre, è una miniera. L’hotel prende il nome “Internazionale”, che alludeva anche alla sua squadra del cuore. Nel 1968 aggiunse una sala per il cabaret e per gli spettacoli. Così dal 1968 contribuì molto alla vita mondana di Cesenatico, visto che molti ex giocatori lo andavano a trovare. Nota la rivalità con Buffon, non solo come portiere ma anche per ragioni sentimentali.