Gianfranco Zola grande calciatore: è stato il dopo-Maradona

e tra i primi, ad aprire la strada inglese agli italiani

 

 

Gianfranco Zola è un ex calciatore e un allenatore italiano. Soprannominato “Magic Box” nel suo periodo inglese, per il suo tocco e il suo talento magico, appunto.
Inizia a giocare a pallone nella Corrasi di Oliena poi passa alla Nuorese. Zola è infatti sardo e, come tale, sarà sempre orgoglioso delle sue origini. Alla Nuorese giocò come mezzapunta.

Nel 1986 si trasferisce a Sassari dove disputa ottime stagioni: 11 reti in 34 partite e promozione in B sfiorata. La squadra più antica della Sardegna, la Torres, riuscirà comunque a salire dalla C2 alla C1.

Proprio dalla C1 è stato notato da Luciano Moggi che all’epoca era il direttore sportivo del Napoli. Costato 2 miliardi di lire passò al club partenopeo nel 1989. Scartato dal Cagliari, che lo vedeva fisicamente non idoneo, sfiorò il trasferimento all’Entella per 80 milioni. Zola legò subito bene col club e quindi anche con Maradona e Careca.

Favorito dall’assenza di Maradona, in ritiro con la Selecciòn, e dagli impegni di Alemao e Careca (qualificazione per i Campionato del Mondo di Italia 90), Gianfranco poté subito mostrare le sue qualità. Segnò due gol nello scudetto napoletano del 1989-1990. Decisiva la rete contro il Genoa allo scadere, nel 2-1. Nel 1990 vinse anche la supercoppa italiana.

Confermato l’anno successivo, ereditò la maglia numero 10 di Maradona che, prima di andarsene, consigliò proprio Zola alla dirigenza come suo sostituto. L’anno successivo, con Ranieri, il Napoli arrivò quarto e Zola fece 12 reti. In generale i numeri della permanenza partenopea parlano di 32 gol firmati in 105 partite disputate.

Nel 1993 Zola si trasferì al Parma per 13 miliardi di Lire. Zola fu accusato dai napoletani di tradimento ma si difese dicendo che la società doveva fare cassa. In effetti, oltre a lui, vennero venduti Thern, Ferrara e Fonseca. Con quel grande Parma vinse la Supercoppa Europea contro il Milan. La società emiliana si aggiudicò la Coppa UEFA 1994-1995 in finale contro la Juventus e con Zola quel Parma andò anche vicino allo scudetto.

Nel 1995 il calciatore sardo arrivò sesto nella classifica del Pallone d’Oro. Con l’arrivo di Ancelotti nel 1996, il ruolo di Zola cambiò come esterno sinistro nel 4-4-2 e così il sardo decise di andare via.

Fu uno degli apripista italiani in terra inglese: per 12 miliardi e mezzo lo rilevò il Chelsea. A Londra trovò Gianluca Vialli, un altro calciatore italiano, e questa sarà la sua esperienza migliore in assoluto. Nel primo anno vincerà subito la Coppa d’Inghilterra e verrà premiato come miglior giocatore del campionato.

Nel 1998 vince la Coppa di Lega (l’altra coppa nazionale britannica), la Coppa UEFA e la Coppa delle Coppe. In quest’ultima contro lo Stoccarda entra al 70° Minuto e segna dopo 20 secondi dall’ingresso in campo.

Nel 1999-2000 il Chelsea arriva ai quarti in Champion’s e rivince la Coppa d’Inghilterra. Il Napoli prova a riprenderlo ma Zola preferisce restare a Londra, perché nella capitale britannica arriva il romano Claudio Ranieri. Famosa è considerata una delle migliori di sempre, la rete di tacco nel 2002, segnata al Norwich.

Col Chelsea fece 59 reti in 229 presenze e nel 2004 venne nominato membro dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta.

Torna in Italia al Cagliari nel 2003-2004 e contribuisce a farlo subito risalire in Serie A. La squadra sarda lo inserirà nella Hall of Fame.

In nazionale non otterrà i successi sperati: espulso nel mondiale del 94 in soli 12 minuti di presenza, per un fallo inesistente, con la Nigeria; l’Italia avrebbe superato in 10 contro 11, ai tempi supplementari, la Nigeria ai quarti di finale. Zola nel Campionato Europeo del 1996 fallì un calcio di rigore decisivo contro la Germania. Nel 1998 non fu convocato anche se va detto che, per Cesare Maldini, c’era veramente l’imbarazzo della scelta e un certo Baggio a fargli concorrenza. Da allenatore le cose andranno meglio.

Gianfranco Zola rimane uno dei migliori giocatori italiani degli anni ’90 e inizio del secolo, e in Inghilterra lo ricordano ancora con molto affetto. Ha conquistato sia per la sua umanità che per la capacità tecnica il grande popolo del football.

(ha collaborato Giulio Dionisi)