È una storia incredibile quella raccontata da Luigi Luisi, guardia particolare giurata della Security Service di Roma, ai microfoni di “Legge o Giustizia” condotto da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus.

Il vigilante è stato aggredito mentre cercava di difendere una turista da un tentato furto

Luisi, dopo un accordo con la sua azienda, era stato trasferito da Roma a Bologna in attesa di un definitivo trasferimento a Venezia per riunirsi con la sua attuale compagna, dalla quale aspetta un bambino. A Bologna svolgeva il Servizio Grandi Stazioni presso Bologna Centrale come addetto alla sicurezza sussidiaria. “Nel febbraio 2017 sono stato aggredito ad un portaborse abusivo, di etnia rom. Questo mi ha infilato un dito in un occhio mentre difendevo una turista cinese, utente della stazione, da un suo tentativo di prelevare insistentemente il suo bagaglio per poi estorcerle 10 euro. Lì fanno così, ti prendono il bagaglio e se non paghi non te lo ridanno – ha raccontato Luisi – sono stato trasportato in ospedale, sono stato bendato ed ho dovuto prendere dei medicinali. Ho informato subito l’azienda che, però, non mi ha mai contattato per chiedermi cosa fosse accaduto”.

Luisi è comunque tornato a lavoro nonostante “venissi minacciato dai portaborse. Ho quindi scritto una raccomandata la Prefetto nel febbraio 2017 ma non cambiava nulla. Quindi, ho deciso di scrivere una lettera al nuovo Prefetto di Bologna. Intanto, avevo nuovamente informato la mia azienda di quanto accaduto sporgendo poi una querela nei confronti di quei portaborse presso la Polfer. Al Prefetto non parlai soltanto di quanto mi era successo, gesto che rifarei mille volte, ma della situazione generale della stazione. Da lì è cominciato l’inferno”.

Luisi lamenta il mancato trasferimento a Venezia, dove vive la sua compagna, attualmente incinta

Qualcuno, secondo Luisi, non ha gradito queste denunce: “il 13 giugno del 2017 un dirigente della Polfer ha scritto alla mia azienda lamentandosi del fatto che avevo scritto al Prefetto, dicendo che avevo fatto una cosa irriguardosa. Il giorno successivo, la mia azienda mi ha telefonato per rimproverarmi del fatto che avevo scritto al Prefetto, sottolineando che erano tutti incazzati neri e che per me si metteva male”. Risultato? “Nessun trasferimento a Venezia ma l’obbligo di tornare a Roma. Dicono per motivi economici. Ma è chiaro che si tratti di una punizione” ha raccontato ancora Luigi che ha una casa a Venezia ed un bambino in arrivo.

“Da giugno 2017 mi trovo a causa in malattia per lo stato d’ansia generato da questa situazione. Ora, avendo esaurito il periodo di comporto, mi trovo in aspettativa non retribuita e sono esausto. Ho impugnato il trasferimento e sono in causa con l’azienda che nega che i motivi del trasferimento siano riferibili a quanto accaduto a Bologna. Fortunatamente ho documenti e registrazioni che dicono il contrario. Purtroppo i tempi della giustizia sono lunghissimi ed io mi trovo in una situazione drammatica. Ora è pronta un’interrogazione parlamentare rivolta al Ministro dell’Interno Salvini dal quale auspico di ottenere un aiuto ma soprattutto giustizia”.