Chiamata diretta via già dal prossimo anno scolastico. Lo comunica il Ministro Bussetti attraverso una nota:
“Con l’accordo sindacale, siglato oggi presso gli Uffici del MIUR, già dal prossimo anno scolastico si elimina, così come preannunciato in questi giorni, l’istituto della cosiddetta chiamata diretta dei docenti. In attesa dell’intervento legislativo di definitiva abrogazione, che è mia intenzione proporre nel primo provvedimento utile, con l’accordo sindacale di oggi si dà attuazione a una precisa previsione del contratto del governo del cambiamento, sostituendo la chiamata diretta, connotata da eccessiva discrezionalità e da profili di inefficienza, con criteri trasparenti e obiettivi di mobilità ed assegnazione dei docenti dagli uffici territoriali agli istituti scolastici”, così il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Marco Bussetti.
Contrastanti le reazioni al provvedimento che, di fatto, rappresenta il primo passo nella direzione dello smantellamento della Legge 107, o quanto meno di una sua revisione globale. C’è evidente soddisfazione tra i sindacalisti che hanno sottoscritto il decadimento di questo istituto che è stato il cardine della Buona scuola:
“L’accordo – chiariscono Sinopoli (Cgil), Gissi (Cisl) e Turi (Uil) – prevede che le operazioni avvengano attraverso una procedura trasparente e oggettiva gestita dagli Uffici scolastici territoriali. Ancora una volta attraverso la contrattazione si pone rimedio, come già avvenuto ieri sulla distribuzione delle risorse per la valorizzazione professionale dei docenti, ad alcune delle più evidenti criticità della legge 107/2015, superando una modalità inutilmente farraginosa che già per effetto dei contratti sulla mobilità era stata resa del tutto residuale”.
A dir poco furiosa la senatrice del Pd Simona Malpezzi, responsabile scuola del Partito Democratico:
“C’erano alcuni errori nella chiamata diretta ma era la strada giusta. Cancellarla è un grave errore che riconsegna la scuola alle vecchie logiche. Il governo del cambiamento privilegia gli insegnanti anziani, scegliendoli sulla base delle graduatorie e non delle competenze”.