Jackie Stewart il Grande Asso del Volante
TriCampione del Mondo della velocità assoluta
99 gran premi disputati dei quali 27 vinti e, in totale, 43 volte sul podio. 17 le pole position racimolate con 15 giri più veloci. Basterebbe dire che è stato Campione del Mondo 3 volte dal 1969 al 1973, per comprendere la grandezza di Jackie Stewart, pilota britannico di Formula 1, trascritto all’anagrafe di Milton, dove è nato l’11 giugno del 1939, come John Young Stewart.
Dal 10 marzo del 2017, quando è morto John Surtees, Jackie Stewart è il più anziano driver di Formula 1 capace di diventare campione iridato ancora in vita.
La famiglia Stewart ha i motori nel proprio DNA. Il padre aveva un concessionario della Austin e poi ne ha avuto uno della Jaguar, oltre a guidare le motociclette in competizioni amatoriali. Il fratello maggiore di Jackie è stato pilota in Formula 1 nella stagione 1953 guidando una Ecurie Ecosse e anche guidatore in altre manifestazioni motoristiche.
Jackie già a 13 anni vince una gara di tiro al piattello e quando diventa maggiorenne è campione del Regno Unito nella Skeet, il tiro dalla fossa; giungendo persino a conquistare il campionato europeo denominato Coppa delle Nazioni. Per un soffio non venne a Roma in occasione delle Olimpiadi del 1960 con la nazionale della Gran Bretagna.
A quel punto lascia il Tiro al Volo e diventa apprendista meccanico, innamorandosi come in nessun altro caso dei motori. Nel 1962 fa un provino su una Jaguar a Oulton Park e l’Ecurie Ecosse, la scuderia che era stata 9 anni prima la squadra del fratello più grande, diventò la sua seconda pelle. Guida una Cooper a Goodwood, nei boschi del Sussex, e vince. Nel 1963 conquistò 14 gare con un secondo posto e due terze posizioni al traguardo.
Confermato intervenne un certo Ken Tyrrell, proprietario di una scuderia di Formula 1. Il giovane Jackie Stewart batte in prova due volte il tempo di un certo Bruce Mc Laren, e viene scelto per la Formula 3.
Dove vince all’esordio sotto l’acqua con 22 secondi di vantaggio dopo soli 2 giri: all’arrivo ne avrebbe imposti agli avversari il doppio, ben 44. La Cooper lo chiamò per la Formula 1, lui rispose di voler continuare con Tyrrell, per fare più esperienza, prima del grande salto.
Di questo giovane capellone dalla bravura acclarata al volante si accorgono Ferrrari e Lotus: Colin Chapman e Jim Clark restano a bocca aperta, quando lo vedono in pista. Ma lui rifiuta per la seconda volta una monoposto di Formula 1 per andare avanti a gradi, con una Lotus in Formula 2. Il tempo gli avrebbe dato sonoramente ragione.
L’esordio lo fa comunque quando Clark si fa male ma quello più costante sarebbe avvenuto nel 1965, di fianco a Graham Hill, non uno qualsiasi; vince il Gran Premio d’Italia, raccoglie tre secondi piazzamenti e un terzo, un quinto e un sesto posto. Alla fine dell’anno Stewart è terzo, al primo anno di Formula 1 dietro al campione del Mondo Jim Clark e al suo compagno di scuderia Graham Hill.
Di lì a un anno arriva a sfiorare la clamorosa impresa mondiale alla prima volta nella 500 Miglia di Indianapolis: è davanti a Hill ma la pompa di raffreddamento va in tilt costringendolo al ritiro a otto giri dalla fine. Il pubblico americano va in estasi, per questo giovane yuppie: vince il premio di Matricola dell’anno.
Nei due successivi campionati di Formula 1 la BRM che guida ha seri problemi: si ritira 14 volte su 19 gran premi complessivi raccogliendo la sola vittoria a Monaco nel 1966.
Il primo, vero capolavoro che la Formula 1 ricordi, di Jackie Stewart, lo compie nel 1968. Quando torna la scuderia di Ken Tyrrell, che monta un motore Cosworth. Dopo la vittoria in Olanda, circuito di Zandvoort, al Nurburgring vince in mezzo a pioggia e nebbia rifilando 4 minuti al secondo arrivato, un distacco degno di una corsa di Ciclismo su Strada, non di certo da Formula1.
Ottiene il tris a Watkins Glen, Gran Bretagna, saltando Spagna e Monaco per infortunio. Si ritira in Messico per un guasto al motore, e il mondiale va a Graham Hill.
I tempi e la qualità nella guida dicono che è maturo per il grande salto. Vince in Spagna nel 1969, in Sudafrica e in Olanda ed Italia: è Campione del Mondo. Fino al 2005, anno in cui diventa il numero 1 lo spagnolo Alonso, Stewart è stato l’unico a vincere il mondiale con una azienda francese. E tuttora Jackie è l’unico ad aver vinto il titolo iridato con una vettura interamente costruita in Francia. Questo perché la Renault, dal 2002, ha cambiato sede, per motivi logistici e di prove sui circuiti, sistemandosi in terra inglese.
L’anno dopo la Matra, acquistata dalla Chrysler, volle impiegare i suoi motori al posto dei Cosworth: i risultati non furono esaltanti, anche partendo bene in Spagna. La Lotus 72 D di Jochen Rindt fu superiore. Questo nonostante il pilota tedesco morì a Monza ma divenne postumo campione del mondo per l’enorme vantaggio messo insieme. Una cosa singolare.
Ken Tyrrell fece di testa sua, nel 1971, e rimise le mani al motore scegliendo Cosworth, come l’anno del Mondiale, il 1969. E i risultati diedero ragione al saggio e deciso Ken. Successi in Spagna, a Montecarlo, in Francia, Regno Unito, Germania e Canada: il prode e valoroso Stewart è, per la seconda volta, Campione del Mondo.
L’alternanza di un mondiale vinto e uno accarezzato proseguì, nel 1972. Nonostante la mononucleosi, Stewarti vince in Argentina, Francia, Stati Uniti e Canada: non bastarono, quei primi posti. Il Campione quella volta divenne Emerson Fittipaldi.
Nel 1973 Jackie dà il clamoroso annuncio che sarebbe stato il suo ultimo anno in Formula 1, con largo anticipo: vince a Kyalami, Sudafrica, in Belgio, a Monaco, in Olanda e in Germania. Fu la ventiseiesima vittoria della carriera. Ma, già campione del Mondo, a Watkins Glen, non corse perché durante le qualifiche morì l’amico e compagno di scuderia, il francese Cevert. Stewart rinunciò a siglare il centesimo gran premio di un meraviglioso percorso che lo ha visto 3 volte Campione del Mondo.
Dopo la carriera automobilistica è stato consulente Ford e per la Formula 1 ha fatto tanto, sul piano della sicurezza e della prevenzione degli incidenti, oltre ad aver rivestito il ruolo di telecronista per le TV americane e in Australia.
Nel 1997 fondò la scuderia con suo figlio Paul, la Stewart Grand Prix, e lavorò anche per la Ford. Però al massimo un suo pilota, un certo Rubens Barrichello, futuro ferrarista, ottenne un importante 2° posto sotto l’acqua al Gran Premio di Monaco, oltre a un egual piazzamento al Nurburgring.
Nel 1998 la scuderia Stewart e figlio ottenne solo 5 punti mondiali mentre la prima vittoria arriva nel 1999, grazie a Johnny Herbert, nel Gran Premio d’Europa, con Barrichello tre volte terzo e una volta con una pole position.
Poco dopo la Ford rileva la scuderia Stewart, per trasformarla in Red Bull Racing nel 2005.