Massimo Carboni pensieri di Pallacanestro

Dalle finali scudetto all’acclarata bravura di Mike D’Antoni sia in campo che in panchina

La voce storica del Basket di RadioRai è intervenuta nella rubrica “Sport Academy”: e ha fatto una gran bella analisi

 

Massimo Carboni è intervenuto oggi nella trasmissione “Sport Academy” su Radio Cusano Campus 89.1 FM, l’emittente radiofonica dell’Università Niccolò Cusano. Diversi, gli argomenti trattati con quella che è stata per oltre 30 stagioni sportive la voce storica della Pallacanestro su Radio Rai.

Hai seguito il Meo Sacchetti giocatore di Pallacanestro. Quali pensieri ti sono venuti in mente?

“Che la Nazionale di Pallacanestro ha bisogno di un allenatore ma soprattutto di chi scende in campo”, ha esordito il radiocronista marchigiano. “Noi abbiamo avuto recentemente una Nazionale molto forte che però ha parzialmente deluso. Oggi il movimento degli italiani è abbastanza scarso e di conseguenza non sarà mai un allenatore, a fare un certo tipo di differenza; la farà se ha 4-5 giocatori e dispone non meno di 5 cambi, per ottenere qualche risultato. Abbiamo provato degli allenatori che sia a livello di club nazionale che internazionale hanno ottenuto grandi successi, perché avevano la possibilità di mettere in campo una squadra”.

Prosegue, profondo, nell’analisi: “Oggi quello che mi viene in mente che la squadra azzurra è la figlia del nostro campionato e che quindi è una figlia che deve crescere, imparare a camminare; e che soprattutto deve fare una grossissima esperienza. E questa si fa partendo dai propri club: e non ce ne sono molti, che fanno fare questo tipo di esperienza”.

La Turchia fu la prima a investire nel calcio come nella pallacanestro: nel football prese Jupp Derwall, vice-campione del mondo con la Germania Ovest nel 1982. Da questo punto di vista le società italiane hanno pagato uno scotto troppo forte?

Massimo Carboni ha le idee chiare, e dice: “Hanno pagato per una questione economica, sostanzialmente, non tanto per una questione gestionale o manageriale. L’Italia ha fatto delle scelte, nello Sport, predomina il Calcio: anche se i risultati sono quelli che ci fanno vivere, in questo periodo, giorni di tristezza, malinconia, rammarico, forse anche di rabbia, e quindi avendo fatto questo tipo di scelta investendo tutto nel calcio, investendo male, peraltro, tutto il resto degli altri Sport lo sta pagando”.

Qualche giorno fa Valerio Bianchini, il Vate, ha detto che il Basket è rimasto troppo ancorato a un tipo di giocare stretto, privo di fantasia, rispetto al periodo in cui ha guidato, con ottimi risultati, Pesaro, Roma, Cantù. Non è un raffronto proprio sbagliato: mi sembra di vedere poco spazio, per la fantasia dei singoli, di notare cose schematiche.

“Quale sarebbe l’alternativa che Valerio porrebbe? Non ho letto se ha posto un’alternativa. Ma torniamo al discorso iniziale. Noi abbiamo dei giocatori, ma privi di genio”.

L’ondata del campionato ha detto che in finale c’è andata la quinta classificata della stagione regolare?

“Sapendo che in tempi abbastanza remoti, e questo perché sono anagraficamente anziano, chi arrivava 5° poteva vincere uno scudetto. Poteva succedere a chi, come Trento, era alla seconda finale consecutiva. Le differenze con Milano onestamente ci sono, e non pensavo potessero arrivare alla sesta partita; pensavo finisse molto prima. L’ho vissuta come un osservatore per capire se ci fosse qualcosa di nuovo. E non ho visto, collimo in questo con Bianchini, grandissime novità”.

Nel 1982 infatti Milano arrivò ultima della griglia e superò in finale la Scavolini Pesaro, che era arrivata 1° o 2°.

Massimo Carboni dice: “Non ricordo se Milano entrò da ultima, ma se lo dici tu ci credo. Per me 36 anni sono tanti, per ricordare. I play-off sono una partita a sé stante. Come dice D’Antoni all’alzata della palla a due le squadre hanno il 50% per entrambe le formazioni, anche se si affronta la prima della classe contro l’ultima. Dopo ci sono quelle differenze che fanno pendere la percentuale da una parte o dall’altra. Il play-off ha questa caratteristica, tanto è vero che non è una novità, sia nel campionato italiano che nelle competizioni internazionali, a volte sono formazioni che non godono dei favori del pronostico che possono arrivare a ottenere risultati non dico eclatanti ma sicuramente importanti”.

Con la tua esperienza ti ha stupito vedere D’Antoni arrivare tra i primi 3-4 allenatori della NBA?

La storica voce della Pallacanestro dice: “No, non mi ha stupito. Per come ho conosciuto Mike da giocatore, il fatto della puntigliosità, della preparazione, della costanza, della professionalità, dell’impegno, possono far sì che giocatori o grandi giocatori o ex giocatori, possono arrivare. L’ostacolo dipende molto dall’impegno di chi vuole raggiungere certi e determinati traguardi. Mike non mi ha per nulla meravigliato. Purtroppo l’ultima volta che l’ho visto è passato, troppo tempo, con quello che impropriamente veniva chiamato Dream Team, ai mondiali in Giappone. Non faceva altro che nuovo coach di portare in questa nuova attività cestistica ciò che aveva portato sul campo”.

Concludo incoraggiando il tuo orgoglio di marchigiano, visto quanto è grande il movimento della regione Marche, nel Basket. La tua regione è una di quelle più innamorate della Pallacanestro. Come ti spieghi perché questa passione non si è mai interrotta?

“Faccio un paragone . La passione marchigiana, pesarese, jesina, fabrianese, di Porto San Giorgio verso la pallacanestro, indipendentemente dai risultati, è come la passione che hanno gli italiani per la Ferrari. Ho sentito criticare la Nazionale di Calcio, di Pallavolo, di Basket, di Pallanuoto, ho sentito criticare atleti individuali, nelle varie specialità. Che vinca o che perda, che toppi una gara come in un Mondiale, la Ferrari fa parte più che del DNA, del sangue degli italiani; probabilmente la stessa cosa vale per i marchigiani la Pallacanestro”.

Come sempre grazie, perché, come per Bianchini ho definito, seppur breve, è una lectio magistralis.

Conclude con una arguta battuta: “Caffè pagato, allora”. Massimo Carboni conclude con il sorriso, di fianco a una immensa conoscenza della Pallacanestro. E per chi ha frequentato palestre, campi all’aperto, palasport, è sempre doveroso, ascoltarne le deduzioni.