Piero Tony, ex magistrato ed autore del libro denuncia “Io Non posso tacere” è intervenuto ai microfoni di “Legge o Giustizia” condotto da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus per parlare del processo a Massimo Giuseppe Bossetti, condannato in primo e secondo grado all’ergastolo per il delitto di Yara Gambirasio.
Bossetti è stato condannato all’ergastolo sulla base di un accertamento tecnico di polizia
A breve il processo arriverà alla sua fase conclusiva con la Cassazione. “Non vorrei essere nei panni di chi dovrà dare una giustificazione al fatto che sia stato dato valore ad un accertamento tecnico, con la modalità ripetibile, e poi sia stato valutato come l’esito di una perizia – ha detto Tony – l’imputato ed il suo difensore hanno sempre chiesto di poter fare una perizia. Hanno chiesto di veder riconosciuto il diritto di difendersi. Il diritto di difesa è un diritto costituzionale. Qui non c’entra la valenza probatoria del DNA. Bossetti è stato condannato all’ergastolo sulla base di un accertamento tecnico di polizia, al di fuori della presenza del suo difensore, e la cosa è estremamente intrigante”.
Cosa pensa dell’ex ministro dell’Interno Angelino Alfano che, al momento dell’arresto di Bossetti, disse: “abbiamo catturato l’assassino di Yara”?
“E’ uno degli elementi del processo mediatico che combatto da sempre. Un ministro non può, sulla base di un arresto, dire quello che ha detto. Il problema è un altro. Quando viene fatto un accertamento tecnico senza la presenza difensiva, questo tesoretto processuale accumulato al di fuori della difesa può essere estratto dalla cassaforte nei confronti di una persona che all’epoca non esisteva come parte processuale? Come si motiverà questo utilizzo che io ritengo al di fuori della normativa? Il codice penale spiega e dice chiaramente che tutto quello che viene acquisito senza il difensore dell’indagato presente, bene o male, non è utilizzabile”.