Marcel Renault
Storia di una famiglia capace di superare le più ruvide asperità, compresa la seconda guerra mondiale
Marcel Renault, assieme ai suoi fratelli Louis e Fernand, è il fondatore dell’omonima industria di automobili francese.
Nato il 14 maggio del 1872 nel sobborgo parigino di Billancourt, iniziò a lavorare per la compagnia tessile di proprietà del padre, Alfréd, fino al 1899. Dopo la morte di quest’ultimo si lasciò convincere dalle abilità meccaniche del fratello minore Louis, dando vita alla società Renault Frères.
La prima automobile venne ultimata qualche mese prima, rispetto alla fondazione della compagnia, e fu Marcel a reclamizzarla, guidandola lungo le strade dei quartieri limitrofi. E ricevendo, la sera stessa, una dozzina di ordini da parte di alcuni di quelli che avevano avuto modo di vedere la creazione del fratello. Fu allora che Fernand e lo stesso Marcel videro nel talento di Louis un’attività commerciale potenzialmente più redditizia, se paragonata a quella fin lì vissuta nel Tessile.
La macchina, ancora senza denominazione, venne esposta al secondo Salone di Parigi al fianco di quelle di ben più note case automobilistiche, come Peugeot, Panhard et Levassor, e De Dion-Bouton. Per dare visibilità al prodotto un giornalista propose ai tre fratelli di partecipare alle gare: di conseguenza, la vettura venne registrata come Type A e iscritta alla corsa Parigi-Trouville del 27 agosto 1899, che fu vinta proprio dai debuttanti Renault.
L’ascesa della suddetta società proseguì negli anni successivi. Nel 1902 Louis ultimò la costruzione in proprio di motori specifici, mentre nei primi mesi del 1903 la Renault Fréres venne sostituita dalla Société des Automobiles Renault et Cie. In questo modo il più piccolo dei fratelli Renault divenne direttore generale e socio alla pari, assieme a Fernand e Marcel. Quest’ultimo si affermò come pilota, partecipando addirittura alla paradossale Olimpiade del 1900. Che, tenutasi a Parigi in concomitanza con l’Esposizione Universale, vide i propri eventi perdere la denominazione di olimpici.
Il giovane, inoltre, partecipò alla Parigi-Tolosa-Parigi organizzata dall’Automobile Club de France e alla Parigi-Vienna, corsa nella quale ottenne il primo posto alla guida di una Renault all’epoca impostata sui quattro cilindri.
Marcel Renault morì il 26 maggio del 1903, a soli trentuno anni, vittima di un incidente durante l’unica edizione della Parigi-Madrid. Competizione consegnata alla storia come la “gara della morte”. La sua Renault da 40 CV, numero 63, finì fuori strada a 100 km/h. Colpa di una nube di fumo che impedì al pilota e al suo meccanico di bordo, René Vauthier, di prendere al meglio una curva. I due vennero espulsi dalla vettura, volando a sei metri di distanza da questa: gravemente ferito, Vauthier sopravviverà nonostante diverse fratture. Mentre Renault, con il midollo spinale lesionato e ormai in stato di coma, morirà quarantotto ore dopo, senza riprendere conoscenza, in una fattoria di Payré, dove gli spettatori lo avevano trasportato.
Dopo la tragedia i piloti Renault abbandonarono la gara, che verrà successivamente interrotta a Bordeaux. Tutto ciò dopo diversi incidenti e la morte di altri tre piloti, due meccanici e quattro spettatori. Le gare su strade cittadine vennero bandite, Louis Renault diede l’addio alle corse dedicandosi unicamente alla direzione dell’azienda con il fratello Fernand.
L’immagine poetica della morte di Marcel Renault la descriviamo con le parole di Alessandro Baricco, che nel libro Questa storia racconta così quel maledetto avvenimento:
“Tiepida la notte di maggio a Parigi, 1903. […] In centomila presero d’assalto le stazioni Saint-Lazare e Montparnasse, perché temevano di non trovare più posto sulle vetture per Versailles. Nei giardini del re, a pascolare nella notte, provvisoriamente miti, sotto le carcasse di ferro, intorno al cuore di pistoni, li aspettavano 224 automobili, ferme sull’erba, in un vago odore di olio e di gloria. Erano lì per correre la grande corsa, da Parigi a Madrid, giù per l’Europa, dalla nebbia al sole. […] Le prime notizie dicevano di Marcel Renault, un incidente, ma nient’altro. Si poteva pensare a un’avaria. Poi la bava della corsa fu risalita da un’immagine di Marcel Renault sdraiato per terra, sul ciglio della strada, e di un parroco chinato su di lui, mentre sfrecciavano le automobili secondo l’ordine di gara, impolverando l’unzione estrema. Qualcosa l’aveva sbalzato via, dissero poi, così che le quattro ruote senza controllo se n’erano andate verso la pancia nera della folla. Nessuno sapeva dire perché non era stata una strage. Marcel Renault, lui era rimasto con qualcosa di rotto dentro. Proprio era morto. […] Alla notizia della morte di Renault, ricevuta per cablogramma, gli spagnoli si immaginarono il minuto di silenzio che avrebbero osservato in suo onore. E intanto negli animi si faceva strada l’idea che adesso sì, grazie a quella morte, la corsa aveva davvero assunto la statura che le competeva, così che nessuna eleganza o ricchezza sarebbe suonata esagerata, né infantile, al suo cospetto”.
Oggi, sulla Route nationale 10, la strada che collega Montigny-le-Bretonneux al confine spagnolo, un monumento segna la posizione del drammatico incidente. La statua che la Renault fece realizzare in memoria del suo co-fondatore venne invece distrutta a causa dei bombardamenti tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Marcel Renault è sepolto nel cimitero di Passy, a pochi passi dalla Tour Eiffel.
La casa automobilistica continuò a vivere grazie all’impegno di Louis, anche dopo la morte di Fernand, nel 1909, causata da un cancro al fegato. Le diverse tragedie familiari segnarono il carattere del più piccolo dei fratelli, che presto divenne insofferente alla folla. Durante la prima guerra mondiale, la Renault rallentò la produzione di autovetture in favore di veicoli da guerra come automitragliatori, ambulanze, autocannoni e il celebre carro armato leggero Renault FT-17. Louis venne decorato con la Legion d’Onore per il suo contributo.
Ma nel secondo grande conflitto, minacciato dai tedeschi, fu costretto a mettere la propria fabbrica al servizio della Germania di Adolf Hitler. Alla sua morte l’impero Renault venne quindi acquistato dallo stato francese, che ancora oggi, nonostante la privatizzazione del 1996 e la recente alleanza con Nissan Motor, resta il primo azionista.
(ha collaborato Paolo Franzino)