Emporio Armani Milano Campione d’Italia

 

Ogni due stagioni sportive, nell’anno pari, la società lombarda torna sul trono nazionale: ora deve ripercorrere antichi sentieri europei, if possible

 

L’Olimpia Emporio Armani Milano torna sul tetto d’Italia: vince 4-2 la serie in casa della Dolomiti Trento, che vede sul parquet amico festeggiare il titolo tricolore alla squadra ospite. Il 96-71 parla da solo, e racconta di una compagine che non ha voluto rischiare le figuracce del terzo e del quarto atto, portando in Lombardia la forte insidia di perdere, proprio sotto lo striscione d’arrivo, quel titolo tricolore che Milano sembra saper conquistare, come è avvenuto nel 2014 e nel 2016, soltanto negli anni pari, a quanto sembra.

Quando la partita è stata in discussione, finalmente, il killer istinct necessario a sbattere la porta in faccia alla orgogliosa ciurma di Coach Buscaglia, passata dal 48-33 al -7, ha assunto le sembianze delle “bombe” da 3 punti sganciate nel canestro di casa da Kuzminskas e Goudelock. E l’Emporio Armani ha tenuto a bada una avversaria che, arrivata a gara-6, non aveva più la verve di una parte dei due incontri persi lontano dal Trentino, né tanto meno la concretezza e la brillantezza fisica collettiva sciorinate in occasione del primo e del secondo punto messi a segno.

Basterebbero i numeri, a giustificare la migliore difesa applicata da Pianigiani in questi play-off, con la Dolomiti che ha tirato dal campo al di sotto del 50% sbagliando l’impossibile dall’arco dei 3 punti, dove la formazione trentina ha tirato con un misero 21%; mentre Milano ha superato il 90 ai liberi, piazzando quasi 100 punti in casa della 5° assoluta, che quando ha subìto punteggi elevati, ha sempre perso, in questa serie-scudetto. E da fuori questa sera Goudelock e compagnia bella hanno messo nella retina di controparte 54 punti sui 96 siglati a referto.

Il tutto condito da una certa limitazione di Shields, che in due occasioni aveva superato i 30 punti individuali, e oggi ha segnato “solo” 14 di dote, come Forray e uno in meno di Sutton (15), che è stato il più regolare.

La differenza, nella sostanza, va letta nella duttilità e nel sacrificio che Pianigiani ha chiesto ai suoi, per minutaggio e messa a disposizione di un gioco corale; ma è anche da tradurre nei 9 titolari su 12 sui quali può contare la realtà milanese, al cospetto dei 6 più due “mezzi”, per intermittenza, ai quali affida le sorti della stagione il bravo tecnico della Dolomiti.

Il primo quarto vive su bei giochi d’attacco e qualche scelta individuale al tiro, con poca efficacia delle difese nonostante i primi 10’ sentenzino una gara aperta e combattuta: Milano avanti 25-20. Diversa, è la storia del secondo: l’EA7 scappa via fino al +15 dell’intervallo lungo, 48-33, con una media punti a frazione di 24,5, e soprattutto l’idea che, dal perimetro come da fuori, le bocche da fuoco ospiti siano oleate e bollenti.

La Dolomiti Trento sa che questa è l’ultima chiamata, non ci sono appelli. Rientra fino a 7 e poi a -10, al 30’. Sarà l’ultimo fuoco di paglia di una stagione esaltante, perché sbattere fuori Avellino e Venezia, campionessa in carica e squadra da non sottovalutare, non è cosa che capiti tutte le stagioni. Il problema è che alla volata di gara-6 la squadra di Buscaglia è giunta con il fiato corto e limitate soluzioni offensive. Se non girano tutte all’unisono, con efficacia e costanza, un’avversaria del calibro dell’Olimpia non ti lascia oltre due gare di sbadataggine, imprecisione, gioco superficiale. E se girano i 3 quinti delle potenzialità, in casa Olimpia, sono dolori. E questa volta hanno girato per bene, anche per una più oculata gestione delle (tante) risorse a disposizione. L’Olimpia torna la prima, in Italia, con merito, con buona capacità nel costruirla, questa compagine. Ed è giusto che a festeggiare siano Pianigiani, dopo la soddisfazione in terra d’Israele, e i suoi cestisti e dirigenti.

Cosa sarà (Milano in Europa), cantava Lucio Dalla – Da lunedì bisogna pensare alla continuazione del mosaico rosso e bianco perché l’Olimpia non può “accontentarsi” di vincere uno scudetto ogni due anni e basta: occorre ripercorrere antichi sentieri europei, in una pallacanestro oramai cosmopolita come l’hanno ragionata in Turchia e in Spagna, dopo le repubbliche separate che furono la Jugoslavia. E stare al passo coi grandi club capaci di arrivare a giocarsi almeno le final four continentali. Sennò non ha senso, tutto l’impegno di un imprenditore di livello mondiale. Non è semplice, non è facile, non ci sono più i Mc Adoo e i D’Antoni di una volta? D’accordo. Ma tra il serbatoio e il saper andare a pesca, la società che ha vinto di più da noi e tanto, in giro per il Vecchio Continente, ha, nel suo pedigree, gli esempi da seguire, come traccia.

 

DOLOMITI ENERGIA TRENTO-EMPORIO ARMANI MILANO 71-96

Dolomiti: Franke 2, Sutton 15 (5/7, 0/4), Silins 2 (1/1, 0/5), Forray 14 (3/7, 1/5), Gutierrez 8 (1/4, 2/4), Shields 14 (5/9, 0/1), Gomes 7 (0/2, 2/4), Hogue 9 (2/6), Lechtaler (0/1). N.e.: Flaccadori, Musumeci, Lovisotto. All. Buscaglia.

EA7: Jerrels 12 (2/5, 2/5), Goudelock 21 (3/7, 5/9), Micov 10 (2/2, 2/5)0, Bertans 15 (4/7 da 3), Tarczewski 6 (2/3), Kuzminskas 15 (0/2, 5/6), Gudaitis 14 (6/7), Cinciarini 2 (1/3, 0/2), Cusin 1, Abass (0/1 da 3), Pascolo. N.e.: Vecerina. All. Pianigiani.

Arbitri: Sigg. Carmelo Paternicò-Roberto Begnis-Lorenzo Baldini.

Punteggi dei singoli quarti: 20-25, 33-48; 56-66, 71-96.

Statistiche: Tiri da 2 Dolomiti 17/37 (45,9%), EA7 16/29 (55,2%). Tiri da 3: Trento 5/23 , Milano 18/35 (51,4%). Tiri liberi: Dolomiti Trento 21/25 (88%), Emporio Armani Milano 10/11 (90,9%).

 

Si ringrazia il sito ufficiale dell’Olimpia Emporio Armani Milano per la foto dei festeggiamenti negli spogliatoi, http://www.olimpiamilano.com