I lavoratori temporaneamente impiegati in un altro Paese dell’Unione europea dovranno ricevere lo stesso salario dei lavoratori di tale Paese e saranno soggetti a maggiori tutele, grazie alle nuove norme adottate dall’ Europarlamento

La nuova direttiva mira a garantire una migliore protezione per questa categoria di lavoratori e una concorrenza leale tra imprese

La nuova direttiva, approvata in via definitiva con 456 voti a favore, mira a garantire una migliore protezione per questa categoria di lavoratori e una concorrenza leale tra imprese. Sono varie le novità introdotte dal nuovo testo. Gli Stati membri avranno due anni per implementare le norme retributive del Paese ospitante e si applicheranno a tutti i lavoratori distaccati. Quest’ultimi  saranno protetti meglio da frodi e sfruttamento. In caso di distacco fraudolento, ad esempio operato da una società di comodo, gli Stati membri dovrebbero cooperare per garantire che i lavoratori distaccati siano protetti perlomeno dalle tutele contenute nella direttiva.

Gli Stati membri dovranno, inoltre, applicare anche i contratti collettivi regionali o settoriali, se di ampia portata e rappresentativi, finora applicati solo nel settore delle costruzioni. Il periodo di distacco può durare fino a 12 mesi, con una possibile proroga di 6. Trascorso tale termine, il lavoratore può restare o lavorare nel Paese ospitante, ma dovrà a quel punto essere soggetto all’intera normativa sul lavoro vigente in quello Stato. Infine, al settore dei trasporti si applicherà la legislazione settoriale specifica. Fino ad allora, sara’ applicata per il settore la direttiva del 1996.

Secondo i dati diffusi dall’Europarlamento, i lavoratori disposti a trasferirsi presso un’azienda nell’Ue sono stati 2,3 milioni

“Si tratta di un passo importante verso la creazione di un’Europa sociale, che protegga i lavoratori e impedisca alle imprese di intraprendere una corsa al ribasso. Ma si tratta, anche di un’Europa che non conosce confini e che cerca una forza lavoro normale”. Questo  il commento di Agnes Jongerius, eurodeputata olandese per i Socialisti e democratici, co-relatrice del testo. Secondo i dati diffusi dall’Europarlamento, i lavoratori disposti a trasferirsi – su richiesta del datore di lavoro – presso un’azienda nell’Ue sono stati 2,3 milioni.

Inoltre fra il 2010 e il 2016 il loro numero è aumentato del 69%. Germania, Francia e Belgio ricevono il numero piu’ alto di lavoratori e da sole ospitano circa il 50% di tutti i lavoratori distaccati. In Italia i dipendenti inviati all’estero sono stati 114.515. Infatti, il 18,7% in Francia, il 10,2% in Germania e il 36,6% al di fuori dell’Ue, in Svizzera. Sono invece 61.321 i lavoratori distaccati ricevuti, più della metà provenienti da Germania (18,8%), Francia (18,3%) e Spagna (14%). I Paesi che inviano il maggior numero di lavoratori all’estero sono Polonia, Germania e Slovenia. Tuttavia i lavoratori distaccati secondo l’analisi dell’Ue resterebbero una minoranza nel mondo del lavoro, non arrivando a rappresentare l’1% del totale nell’Unione.

                                                                                                                                                              Fonte DIRE