La parola impeachment ricompare nel vocabolario della politica italiana, come spesso accade in momenti di crisi istituzionali.
COS’E’
Si tratta della messa sotto accusa del presidente della Repubblica, stabilito all’articolo 90 della Costituzione, in caso di alto tradimento o attentato alla Carta Costituzionale.
IMPEACHMENT PER MATTARELLA?
“Il Presidente della Repubblica”, dice la Carta, “non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri”. Nel nostro Paese, bisogna ricordarlo, il giudizio definitivo non spetta neanche al Parlamento, ma alla Corte Costituzionale e mai, pur essendo stato più volte evocato, con Giovanni Leone, Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano, ha visto quindi completare il suo complicato percorso. Ecco qual è.
IL PERCORSO PER L’IMPEACHMENT
Il primo atto. Presentare una richiesta di messa in stato d’accusa al presidente della Camera che poi trasmette il materiale ad un Comitato fatto dai componenti della giunta per le autorizzazioni a Procedere di Senato e Camera. Se stabilita la legittimità dell’accusa dopo un verdetto votato a maggioranza, viene portata una relazione al Parlamento riunito in seduta comune. L’accusa qui può essere archiviata o messa ai voti nell’Aula riunita. Quindi, se la relazione propone la messa in stato d’accusa, il voto è a scrutinio segreto e la destituzione scatta solo se si raggiunge la maggioranza assoluta. La questione passa infine alla Corte Costituzionale. Coadiuvata da sedici giudici aggregati estratti a sorte, avrà modo, dopo un vero e proprio processo, di emettere la sentenza inappellabile.