“Vago all’Istruzione? Meglio un politico”. Rosa Daniela Grembiale, presidente di Cipur, non nasconde la sua preoccupazione circa la possibilità di vedere ancora una volta un rettore alla guida del Miur. “Quando il ministero è stato guidato da un rettore, come nel caso della prof.ssa Carrozza e della prof.ssa Giannini, non ci siamo trovati molto bene. Abbiamo dialogato in modo più proficuo e collaborativo quando al dicastero dell’Istruzione si è seduto un politico. Gli ex rettori o professori universitari credono di conoscere alla perfezione il sistema, tendono a non ascoltare perché credono di sapere già tutto. Un politico si apre con più facilità all’ascolto e alla creazione di una visione comune”.
La prof.ssa Rosa Daniela Grembiale, docente universitario, medico e presidente del Coordinamento Intersedi Professori Universitari di Ruolo (CIPUR), non ha particolari esitazioni quando le viene chiesta la sua preferenza circa il profilo più adatto a ricoprire la carica di ministro del Miur. Con altrettanta franchezza, ai microfoni di Open Day (ogni giorno dalle 18 alle 19 sugli 89.100 FM di Radio Cusano campus) si esprime sulla questione che vede i professori universitari pronti ad incrociare le braccia durante la prossima sessione di esami, per portare avanti lo sciopero che vede al centro le richieste dei docenti su alcune questioni fondamentali come il riconoscimento degli scatti stipendiali del quinquennio 2011-2015.
“Al momento e alla luce dell’attuale situazione politica, portare avanti lo sciopero mi sembra inopportuno e soprattutto infruttuoso. Mi sono confrontata più volte con il prof. Ferraro, leader del Movimento per la dignità della docenza universitaria che sta organizzando la protesta, ma non sono riuscita a farlo desistere. Ho parlato con lui del rischio più grosso che si corre, quello di gettare fango su di una categoria che non ha bisogno di ulteriori detrattori. Il governo è ancora in via di definizione, non c’è un interlocutore con cui confrontarsi, l’unica scelta che si può fare ora si deve basare sul buon senso: fermare l’agitazione, attendere la formazione dell’esecutivo e sedersi attorno ad un tavolo per capire quanta volontà c’è di venirci incontro sulle questioni attorno alle quali si dibatte da tempo”.
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