Allarme creme solari: la produzione di vitamina D potrebbe essere ridotta a causa dell’utilizzo delle creme solari ad alta protezione. Sicuramente queste rappresentano un vero e proprio scudo contro i tumori alla pelle, ma si cominciano a raccogliere prove sul fatto che impedirebbero la regolare produzione dell’organismo di vitamina D.
ATTENZIONI ALLE CREME SOLATI TROPPO ALTE
Il dibattito si è aperto nel momento in cui il congresso della Società Italiana di Medicina Estetica ha evidenziato una possibile correlazione tra uso di creme con filtri solari ad alta protezione (SPF 50+) e carenza di vitamina D. Ad ogni modo, questo è vero solo in parte perché le creme solari vanno comunque usate.
La vitamina D ha un ruolo fondamentale nella salute dell’uomo, in particolare nel metabolismo osseo. E’ coinvolta anche in altri processi come le funzioni immunitarie e neuromuscolari, la riduzioni delle infiammazioni e la modulazione della crescita cellulare. Ne consegue quindi che, la sua carenza, oltre a causare disturbi alle ossa è legata anche ad altre malattie comprese quelle autoimmuni, cardiovascolari, metaboliche e i tumori.
Le parole degli esperti
“Cominciano ad accumularsi evidenze scientifiche che suggeriscono una possibile correlazione tra uso di creme con filtri solari ad elevata protezione (SPF 50+) e carenza di vitamina D”, ha detto Emanuele Bartoletti, Il presidente della SIME, ad un simposio su questo argomento. “Ma rimane ancora controverso il ruolo dei filtri solari nell’influenzare i livelli di vitamina D”, ha aggiunto.
“Sembra un paradosso ma l’Italia, Paese baciato dal sole, è anche uno di quelli con la maggior prevalenza di carenza di vitamina D in Europa”, ha sottolineato Domenico Centofanti, vicepresidente SIME. “Esporsi al sole almeno per 20 minuti a giorni alterni aiuta a ‘ricaricare’ l’organismo di vitamina D; tenendo però presente che la pelle delle mani o del viso è meno ‘efficiente’ di quella del tronco nel produrre vitamina D”, ha aggiunto.