Monica Cirinnà è stata ospite questa mattina di Radio Cusano Campus. Ecco cosa ha detto in diretta con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio nel corso di ECG.
MONICA CIRINNA’ SU CONTE: “DICE DI ESSERE DI SINISTRA? ECCO COSA PENSO…”-Ascolta l’audio integrale
“Nasce un Governo di sinistra? Mi viene da ridere, mi verrebbe da dire magari, ma non è assolutamente così. Basti pensare che la Le Pen è contenta e gioisce perché i suoi alleati sono finalmente al potere. Se Conte fosse davvero di sinistra, scapperebbe lontano. Dice che il suo cuore batte a sinistra? Anche avesse lontanamente qualche idea di sinistra, legarsi con xenofobi, razzisti e populisti non lo porterà certamente a fare provvedimenti di sinistra. In realtà lui è andato verso ciò che attrae molti, il potere”.
A PROPOSITO DEL CONTRATTO SIGLATO DA SALVINI E DI MAIO
“E’ un accordo di potere, ognuno ha cercato di tirare dalla propria parte il bilancino. E’ chiaro a tutti ed è evidente, se i nomi che girano per la lista dei Ministri sono questi, che anche lì ci sarà una tensione interna fortissima. Se Salvini sarà agli interni e Di Maio andrà al lavoro, è evidente che il contratto sarà un lenzuolo troppo corto destinato a lasciar scoperto qualcosa”.
SUL VOTO IN VALLE D’AOSTA
“Lo commento molto male. Se il Pd continua ad avere questa linea nazionale per cui comunque gli italiani ce l’hanno fatta e si può guardare agli inclusi e non agli esclusi è evidente che noi non andremo lontano. Lega e M5S hanno vinto su due parole, rabbia e insicurezza. Questa rabbia e questa insicurezza vanno ascoltate e vanno chiarite con risposte, stavolta sì, di sinistra. Attenzione, comunque, a leggere un dato nazionale su questioni molto territoriali”.
ANCORA SUL PD
“Ho registrato con grande interesse le parole del reggente Martina, che ha detto che abbiamo perso e perso male. Questo significa mettere in discussione l’intera classe dirigente del Partito, me per prima. Dobbiamo partire dalla lotta alle disuguaglianze. Se continuiamo a parlare agli amici de Parioli, agli amici del centro storico, o ai dirigenti delle grandi aziende, senza renderci conto che perdiamo nelle periferie, siamo destinati ad assottigliarci sempre di più”.