Storia del giro d’Italia? Conoscerla fa bene a prescindere se siate appassionati di ciclismo perché le gare in bicicletta hanno da sempre fatto parte della nostra cultura popolare. Negli anni passati più che in questi recenti, i campioni italiani delle due ruote sono stati trattati come idoli e le loro vite sono state passate al setaccio dai giornali sportivi ma anche dai rotocalchi rosa in cerca di scoop e di scandali amorosi. Si tratta di uno sport glorioso fatto di sacrificio e allenamenti duri e, anche se in questo periodo è stato opacizzato dal boom del calcio e dagli scandali del doping, i suoi fan restano uno zoccolo duro. Per capire se siete interessati ad andare a rimpolpare questo gruppo o anche solo per farvi una cultura sul tema, ecco una mini-guida in grado di darvi i passaggi chiave della storia del giro d’Italia. Buona lettura e buon viaggio… indietro nel tempo.

Per capire la storia del giro d’Italia è bene partire dalla sua definizione. Si tratta di una corsa a tappe maschile di ciclismo su strada che si svolge ogni anno lungo le strade nostrane. Gli appassionati veri lo chiamano anche “giro” o “corsa rosa” e la sua nascita risale al 1909 da un’intuizione del giornalista forlivese Tullo Morgagni e da allora si è sempre svolto nelle prime tre settimane di maggio.

Il luogo di partenza del giro d’Italia è in genere ogni volta diverso ma l’arrivo è a Milano, città ove ha sede il quotidiano sportivo “La Gazzetta dello Sport”, che organizza la corsa sin dalla sua prima edizione.

Si tratta di una delle tre corse a tappe più importanti del calendario insieme al Tour de France e alla Vuelta a España.

Il record di vittorie del giro d’Italia è spartito tra 3 campioni ognuno fermo a 5 vittorie complessive:

  • Alfredo Binda, vincitore tra il 1925 e il 1933;
  • Fausto Coppi, vincitore tra il 1940 e il 1953;
  • il belga Eddy Merckx, che vinse tra il 1968 e il 1974.

Per quel che riguarda le vittorie di tappa, il record è del velocista italiano Mario Cipollini, che nell’edizione del 2003 riuscì a superare il record di 41 vittorie che dagli anni trenta apparteneva ad Alfredo Binda.

Gli anni d’oro del giro d’Italia furono dal 1930 al 1950. Nel 1931 Armando Cougnet ebbe l’idea di dare al leader della corsa un simbolo forte che lo indicasse come vincente alla folla e così nacque la maglia rosa, che venne vestita da Learco Guerra per primo.

A partire dal Giro 1933 fu introdotto il Gran Premio della Montagna, con quattro salite che assegnavano punti.

Altro passaggio chiave? Il 1949, quando Coppi dimostrò la sua forza nella tappa Cuneo-Pinerolo in cui riuscì ad attaccare sul primo dei cinque colli della frazione, il Colle della Maddalena, sorprendendo il suo diretto avversario Gino Bartali.

A pochi chilometri dalla Maddalena scattò anche Bartali e la corsa si spezzò con pochi corridori ad inseguire Coppi e Bartali. A fine tappa Coppi vinse con più di dieci minuti su Bartali. Un pezzo miliare di questo sport.

Giro d’Italia oggi

Questi anni più recenti sono di Nibali e Contador. La rivalità sportiva tra due ciclisti riportò l’entusiasmo ai tempi di Bartali e Coppi e il pubblico, da sempre attirato dalle grande querelle, tornò a seguire con maggiore foga. L’immagine del ciclismo in Italia, purtroppo, sta, però. subendo una costante erosione a causa della piaga del doping.

Gli allenamenti per stare a certi livelli sono sempre più duri e gli atleti rischiano di cedere spesso alla tentazione di abuso di doping nel ciclismo. Lo dice l’attualità che ciclicamente racconta di retate e di campioni in erba che finiscono nella polvere.

Il simbolo di tutto questo è stato Marco Pantani, detto il Pirata, famoso per le sue coraggiose e vincenti scalate in montagna, che fu ritrovato morto in un residence a causa di un overdose. Aleggia il sospetto che non sia stato un suicidio ma le prove in merito ancora non sono chiare.

La Gazzetta e il ciclismo

Il rapporto tra la Gazzetta dello sport e il ciclismo è strettissimo. Abbiamo già spiegato che la gara finisce a Milano proprio perché là c’è la sua sede e che il quotidiano sportivo supervisiona la competizione fin dalla nascita. Va anche detto che la copertura mediatica dell’evento è altissima.

Anche ora, coi social media, è stato istituito dalla Gazzetta il sito ufficiale del giro d’Italia che, attraverso video in streaming, interviste e gallerie fotografiche, offre tantissimi e costanti spunti a tutti i lettori avidi di notizie e chicche sulla gara.

Sempre sul sito è possibile visionare il percorso ufficiale del giro d’Italia e seguire le fasi in cui si trovano i diversi atleti.

Ora ne sapete un po’ di più sulla storia del giro d’Italia e l’occasione potrebbe essere buona per godervi qualche gara in televisione o, magari, all’arrivo.