Gaetano Scirea una faccia pulita
di un calcio che, da anni, non c’è più
Storia di un libero coi piedi da centrocampista
Conquistò l’Italia e per tre volte l’Europa, in bianconero
poi il mondo, con la maglia della nazionale azzurra
Oggi rendiamo onore e omaggio a uno dei più eleganti, corretti ed efficaci liberi nella storia del Calcio: Gaetano Scirea. In un mondo spesso capace di raccontare di storie sporche, è tra i rari a mettere d’accordo persone di differenti passioni.
Nato a Cernusco sul Naviglio il 25 maggio 1953, Scirea era il figlio di un operaio della Pirelli, trapiantato al Nord dalla Sicilia.
E’ stato uno degli uomini-simbolo, con Zoff, Cabrini e Gentili, della Juventus, e loro componevano uno dei migliori reparti difensivi italiani e d’Europa, tanto che arriveranno a un paio di trofei continentali. Tutto ciò prima che vincessero in Nazionale il Campionato del Mondo del 1982 in Spagna.
Il giovane Gaetano inizia a giocare nel Gruppo Sportivo Serenissima di Cinisello Balsamo. Lui fa parte di una squadra giovanile di Calcio a 7 che lo utilizza come attaccante. Poi come ala destra, vista la potenza atletica. Il suo dirigente è un certo Giovanni Crimella, che lo porta all’Atalanta, dove si segnala per la disciplina tattica il senso della posizione e un gran bel tocco di palla, oltre a segnare parecchi gol.
Gaetano lavorava nell’officina dello zio a Cernusco sul Naviglio, lavoro che mantenne anche dopo l’esordio in Serie A. Intanto arriva alla squadra Primavera, del club orobico, e il suo allenatore è un certo Ilario Castagner, che lo fa passare da centrocampista a difensore centrale di fianco al futuro presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi. Scirea non era il classico libero che rimaneva nelle retrovie, ma costruiva il gioco: un innovatore, vista anche la qualità tecnica nel trattamento del pallone.
Gaetano Scirea fa l’esordio in Serie A il 24 settembre 1972 in un Cagliari-Atalanta finito 0-0, partita in cui sostituì l’infortunato Savoia: il giovanotto impressionò subito, per la personalità e la calma con cui dirigeva il reparto arretrato dei nero-azzurri bergamaschi.
Il rapporto tra l’Atalanta e la Juventus è sempre stato un binario privilegiato, e il giovane libero avrebbe preso prestissimo, la strada della Torino bianconera. Estate 1974: Bortolotti vende a Madama Juve Scirea, Mastropasqua, Marchetti e Musiello, tutti per un totale di 700 milioni di lire.
Scirea arriva a completare un reparto difensivo con Zoff tra i pali, Cuccureddu e Gentile sulle fasce, Cabrini arriverà dopo, e con Spinosi e Francesco Morini centrali.
Nel 1976-77 la Juventus vince Scudetto, conquistato con 51 punti sui 60 disponibili, e Coppa Uefa, nella doppia corrida contro l’Atletico Bilbao.
Gaetano Scirea e la Juventus è stato un amore meraviglioso, fatto di 552 presenze, che a lungo ha rappresentato il record, con la maglia bianconera. Una passione completata da sette scudetti vinti e dai successi in tutte le competizioni europee, dalla Coppa dei Campioni, quella, dolorosa, dell’Heysel, in cui dovette parlare al microfono con il pari-grado capitano del Liverpool, Phil Neal, alle precedenti Coppa delle Coppe e Coppa Uefa. Tutte vittorie firmate da Giovanni Trapattoni in panchina, con un gruppo di rara qualità, tra gli undici titolari.
Anche in Nazionale Scirea ha dovuto prendere un’eredità mica facile, quella di Facchetti, tra gli altri: lo fece con grande dedizione e con ottimi risultati.
Nel 1981-82 ha contribuito alla vittoria del 20° scudetto, che ha dato la seconda stella al club bianconero. Ci fu l’amarezza di Atene, per la sconfitta, in finale di Coppa Campioni, con l’Amburgo, cui bastò solo il gol di Felix Magath dopo pochissimi minuti.
Nel 1982-83 la Juve batte per 2-1 il Porto nella finale di Coppa Uefa. L’anno doop il Liverpool vince a Roma ai rigori e l’anno dopo i reds sono opposti in Belgio alla Juventus, per la conquista dell’Europa. Nel frattempo Furino ha smesso e Scirea è il capitano della Signora del calcio italiano. Il Liverpool aveva già perso la finale di Supercoffa UEFA ma della serata dell’Heysel, purtroppo, contiamo ancora oggi i morti, tra i tifosi delle due compagini.
La Juventus, a dicembre, andò a Tokyo, e superò l’Argentinos Juniors nella finale di Coppa Intercontinentale, sollevata proprio dal Capitano, Scirea.
Facciamo un passo indietro, per parlare del Gaetano Scirea in versione azzurro.
Da ricordare l’esordio in nazionale, nel dicembre del 1975, a 22 anni. Di lì a 6 anni e mezzo avrebbe sospinto l’Italia alla conquista del mondo. Illuminante il suo passaggio a Tardelli, da perfetto centrocampista in contropiede, per il parziale 2-0 alla Germania, nel 3-1 che valse il terzo titolo mondiale alla nostra nazionale.
In Messico l’Italia uscì ai quarti per merito della Francia e Scirea terminò in azzurro a 33 anni, con 78 presenze e 2 gol segnati.
Che smette gli scarpini a 35 anni, al termine del campionato 1987-88, dopo 377 partite in Serie A, nella cui categoria ha vinto 7 scudetti, 2 Coppe Italia, una Coppa Campioni, una Coppa Coppe e una Coppa Uefa, oltre alla Coppa Intercontinentale e una SuperCoppa Uefa.
Di lui uno dei più efficaci giornalisti della stampa cartacea, Gianni Brera, scrisse: “Il povero Scirea era dolce e composto, di una moderazione tipica del grande artista. Non era difensore irresistibile né arcigno, era buono. Ma completava il reperto con sortite di esemplare tempestività, a volte erigendosi a match-winner”.
Nella lunga carriera Gaetano Scirea non è mai stato espulso, a testimonianza della sua grande correttezza. Non si ricordano entrate a palla lontana o rudezze commesse da quel giovanotto partito da una parrocchia di Cernusco sul Naviglio.
La fine di Gaetano Scirea è stato uno dei più grandi dolori del mondo dello sport: il 3 settembre del 1989 va da allenatore in seconda della Juventus, a vedere il successivo avversario in Coppa Uefa, la formazione del Gornik Zabrze. La macchina su cui viaggiava venne tamponata e, purtroppo, nel portabagagli portava 4 taniche di benzina. La vettura prese fuoco vicino Babsk. Dei quattro occupanti si salvò solo il dirigente della squadra polacca, che poté uscire di lato, dopo l’impatto. Per Gaetano, per l’autista e per l’interprete non ci fu nulla da fare, nonostante i soccorsi successivi le ustioni.
La notizia arrivò in Italia in serata, era domenica. La diede Sandro Ciotti durante La Domenica Sportiva, lasciando i presenti in studio sgomenti, tra i quali Marco Tardelli.
Gaetano Scirea riposa nel cimitero di Morsasco. Lasciò la moglie, Mariella, e il figlio Riccardo.
Gianni Mura di Repubblica, altra penna raffinata, tra i cantori del Calcio e dello Sport di casa nostra, ha scritto: “Da ragazzino lui sognava Suarez e Rivera, che indossavano la maglia numero 10, quella del direttore d’orchestra. Ci sarebbe arrivato ugualmente, con la maglia numero 6: direzione della difesa e appoggio al centrocampo e all’attacco”.
Lo stesso giornalista Gianni Mura disse, quando è morto, “Con Gaetano Scirea se n’è andata una delle facce più pulite del nostro calcio”.
La JUVENTUS ha scritto, sul sito della società: «Un fuoriclasse raro, inarrivabile. Per la raffinata eleganza con cui stava in campo e per l’educazione e l’onestà con cui affrontava la vita. […] Come giocatore della Juventus ha vinto tutto […] Come uomo è stato un modello di dolcezza e integrità, una persona leale e gentile».