Zeno Colò il primo apristrada dello Sci Alpino italiano

29 medaglie nei campionati nazionali ma soprattutto

le prime vinte in azzurro ai Mondiali e alle Olimpiadi

 

 

Zeno Colò è stato il primo grande apripista dei successi dell’Italia nel mondo dello Sci Alpino.

Nato a Cutigliano (provincia di Pistoia) il 30 giugno 1920, ha rappresentato l’esempio di atleta completo, sia perché è stato primatista mondiale del chilometro lanciato sia per la capacità di misurarsi, ai massimi livelli, in Discesa Libera, nello Slalom e in altre specialità della montagna. Tra le quali lo Slalom Speciale, il Gigante e la Combinata.

Una carriera iniziata nel 1934 e che purtroppo dovette fare i conti con il secondo conflitto mondiale: infatti si ritirò nel 1956. Presto, se ci pensate.

Inizia a gareggiare a 14 anni, entra nella squadra nazionale che non ne ha finiti 15, ma subisce la prigionia. Entra nella pattuglia degli Sci Veloci insieme al maestro Gigi Panei.

Nel 1947 Zeno Colò stabilì il nuovo record del mondo sul chilometro lanciato sfiorando i 160 km./orari. Aveva 27 anni, l’azzurro, e il precedente record apparteneva a Leo Gasperi, e aveva resistito 16 anni: il suo predecessore era arrivato a 136 km. orari. Colò aveva inventato la posizione a uovo che ancora oggi viene utilizzata dagli sciatori della Discesa Libera per ridurre l’attrito aerodinamico e guadagnare preziose frazioni di secondo, nel duello con il cronometri. Con una netta differenza, tecnologica: Colò aveva gli sci di legno e non utilizzava il casco, come poi sarebbe toccato, favorevolmente, dagli anni ’70 in poi, a tutti.

Nel 1948 Zeno Colò partecipò ai V Giochi Olimpici Invernali, che si tennero a Saint Moritz. Fu 14° nello Slalom Speciale e finì fuori nella Libera. Quell’anno fu costretto ad accontentarsi, vincendo la solo discesa a Lauberhorn. Vince anche la Combinata all’Arlberg-Kandahar e si ripete nel 1950 a Lauberhorn. Anno in cui fu un grande protagonista in Colorado, ai Campionati del Mondo che si disputarono negli Stati Uniti d’America.

Colò fu 1° nella Discesa Libera e 1° nello Slalom gigante. Clamoroso che giunse 2° nello Slalom Speciale, in cui arrivò 2° a tre decimi dal vincitore, che fu lo svizzero Georges Schneider. Successi storici perché per l’Italia erano i primi.

Completò la trasferta oltreoceano aggiudicandosi i Campionati Nordamericani.

Zeno Colò partecipò ai suoi secondi Giochi Olimpici a Oslo nel 1952. Non riuscì nell’impresa di rappresentare al meglio il titolo di campione del mondo nello Slalom Gigante: arrivò quarto. Ma vinse anche sotto il fuoco di Olimpia nella Discesa Libera. Fu la prima medaglia d’oro per l’Italia nello Sci Alpino, alle Olimpiadi. Arrivò 4° anche nello Slalom Speciale.

Dopo le Olimpiadi Zeno fu il precursore nelle sponsorizzazioni sfruttando la popolarità acquisita per una linea di scarponi e una giacca da Sci. Per i regolamenti arcaici di quel periodo venne squalfiicato dalla Federazione Italiana degli Sport invernali e non poté partecipare alle gare stagionali. L’Abetone, il suo club, protestò vivacemente ma quel provvedimento gli impedì di rappresentare l’Italia nelle rassegne internazionali. Di fatto fu la fine della sua carriera.

Tanto che a Are, 1954, fu presente soltanto col ruolo di apripista della Discesa Libera. La sua prestazione fu comunque cronometrata e se ritenuta valida, sarebbe arrivato secondo. Anche nelle Olimpiadi del 1956, a Cortina d’Ampezzo, venne utilizzato solo come tedoforo.

Gareggiando solo in Italia continuò a inanellare una serie incredibile di successi, fino a conquistare 29 medaglie.

Finita la carriera da sportivo, fu l’uomo-immagine dello Sci per conto della stazione sciistica dell’Abetone, dove svolgeva la funzione di maestro. Tanto che promosse alla grande la Società Funivie Abetone. Diresse anche la scuola di Sci di Madesimo a Sondrio.

Nel 1989 la Federazione Italiana revocò la squalifica risalente al 1954.

Nel 1991 Zeno Colò ricevette il premio “Una vita per lo Sci” dallo Sci Club Abetone e una medaglia d’oro dalla federazione competente per materia.

Morì nel 1993, per un tumore polmonare.

Le 29 medaglie cui facevamo riferimento ai Campionati Italiani furono così distribuite: 19 d’oro, 4 d’argento, 6 di bronzo.

Nel 1998 l’osservatorio astronomico di San Marcello Pistoiese, il paese in cui risiedeva all’atto della morte, gli ha intitolato l’asteroide 58709, che porta il suo nome.

Nel maggio del 2015 una targa a lui dedicata è stata inserita nella Walk of Fame dello sport italiano, che si trova a Roma, al Foro Italico. Ed è riservata agli atleti italiani che si sono distinti in campo internazionale e che, tramite lo sport, hanno dato prestigio alla nazione.