Sono almeno 7mila le specie minacciate dal bracconaggio e dal commercio illegale nel mondo. I criminali di natura perseguitano elefanti, trichechi e persino ippopotami e li ‘trasformano’ in avorio da commerciare.
Un report del WWF evidenzia i guadagni del mercato del bracconaggio
Massacrano rinoceronti per vendere sul mercato nero il loro corno a ‘peso d’oro’ (66.000 dollari al chilo, piu’ di oro e platino) e riducono in minutaglie per commerciarle sotto forma di carne, scaglie e pelle i pangolini (in 10 anni uccisi 1 milione di esemplari tra Africa e Asia, in Cina e’ quasi estinto).
Bracconieri incalliti con fucili e trappole che decimano le tigri per rivenderle a chi utilizza tutte le parti del corpo, dalla carne agli artigli. Infatti, un chilo di ossa di tigre può essere pagato nel mercato ‘nero’ asiatico fino a 3.000 dollari. La fotografia della piaga peggiore per la biodiversità e’ quella del nuovo Report WWF ‘Bracconaggio Connection’. Il rapporto è stato lanciato oggi per evidenziare l’urgenza della lotta a questo fenomeno.
Il lavoro di ranger diventa sempre più pericoloso
“Una delle peggiori forme di crimini di natura, il bracconaggio, si e’ insinuato come un virus nel mondo, Italia compresa. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per offrire ai nostri ranger le dotazioni necessarie per fermare i bracconieri e smantellare le reti criminali che spesso abbinano al traffico illegale di specie animali anche altri gravi forme di delinquenza, dal terrorismo al riciclaggio”. Queste le parole di Donatella Bianchi, presidente WWF Italia. “Nel nostro Paese il successo di progetti di conservazione Made in Italy come quello che ha riportato, finalmente, la nidificazione del falco pescatore anche nell’Oasi WWF di Orbetello rappresenta una grandissima iniezione di energia oltre che la migliore risposta a bracconieri e a chi distrugge la natura: e’, finalmente, la vittoria di chi ha dedicato la vita, con sacrifici e competenza, a proteggere un patrimonio, fragile, delicato ma bellissimo e che appartiene a tutti noi”.
Fonte DIRE