Crollo Fermo, Cesetti: “Provincia ha investito 15 mln su edifici”   Il tetto di un’aula dell’Istituto tecnico industriale Montani di Fermo è crollato ieri mattina, poco prima che gli studenti entrassero in classe, evitando una vera e propria tragedia solo per pura casualità. Solo 45 minuti più tardi e si parlerebbe senza il rischio di esagerare di un dramma, per lo più annunciato, almeno alla luce della scheda che riguardava l’edificio e che si trovava all’interno della anagrafe scolastica con voci lasciate in bianco circa le condizioni di solai, intonaci interni, controsoffitti e coperture.

L’incidente, secondo quanto si apprende, si è verificato alle 7.10 in una classe frequentata abitualmente da una trentina di ragazzi del triennio e dai loro insegnanti. Vista l’ora, il crollo non ha coinvolto nessuno e non ci sono feriti. I vigili del fuoco stanno effettuando una serie di verifiche strutturali su tutto l’edificio: a provocare il crollo sarebbe stato il cedimento di una capriata.

“La Provincia di Fermo ha sempre investito nella sicurezza degli edifici scolastici. Tutto si può’ dire tranne che non abbia investito sulla sicurezza delle scuole. Dal 2010 ad oggi la Provincia di Fermo ha speso 15 milioni di euro per l’edilizia scolastica”.

Cosi’ l’assessore al Bilancio delle Marche Fabrizio Cesetti, presidente della Provincia di Fermo dal 2009 al 2015, e’ intervenuto in consiglio regionale replicando al consigliere Marzia Malaigia (Lega) che, riferendosi al crollo dell’Itis Montani nel capoluogo fermano avvenuto ieri, lamentava la mancanza di risorse per garantire la sicurezza delle scuole fermane.

L’istituto tecnico del capoluogo e’ di proprietà’ dell’ente provinciale che nel 2010 e nel 2011, i primi due anni del mandato Cesetti, ha investito circa otto milioni di euro nella manutenzione. Al di là del più classico rimbalzo di responsabilità che si consuma puntualmente dopo ogni crollo, per fortuna ancora senza vittime, c’è la stretta necessità di avere contezza della salute degli edifici scolastici italiani, perché non sempre la fortuna, la sorte o il destino si possono frapporre tra l’inadempienza o l’incuria e la tragedia.

(fonte DIRE)