Nascono precari, già disposti a rinunciare ad alcuni diritti pur di tenersi stretto il posto di lavoro: sono i ragazzi nati negli anni ’90- i cosiddetti millenians-, come emerso da uno studio nazionale delle Acli. La precarietà si configura come una condizione imprescindibile per l’ottenimento di un lavoro, al punto tale che viene considerata una condizione di vita non modificabile.
“E’ piu’ che mai urgente un piano per i giovani che coinvolga formazione e percorsi professionalizzanti”
Secondo Giacomo Martelli, il presidente delle Acli toscane, “la risposta e’ la formazione. E’ piu’ che mai urgente un piano per i giovani che coinvolga formazione e percorsi professionalizzanti”, perché “c’e’ troppo poca connessione tra formazione e mondo del lavoro”. In pratica, “la formazione deve diventare un nuovo diritto del lavoro”. Inoltre “e’ necessario un potenziamento e un aggiornamento delle qualifiche e dei diplomi professionalizzanti che siano corrispondenti a ciò che il mercato del lavoro richiede”.
Il 27,6% dei giovani lavoratori rinuncerebbe ai giorni festivi
Altro punto chiave secondo Martelli sta nelle modalità di ricerca del lavoro. L’indagine, raccolta nel saggio “Il Ri(s)catto del presente. Giovani e lavoro nell’Italia della crisi”, e’ stata condotta dall’Iref, l’istituto di ricerche educative e formative delle Acli nazionali ed ha coinvolto 2.500 under 30 italiani. Secondo lo studio, il 27,6% degli intervistati rinuncerebbe ai giorni festivi per mantenere il posto di lavoro. Le percentuali scendono a favore di diritti piu’ elementari, come i giorni di malattia retribuiti, e solo il 10,5% sarebbe disposto a rinunciarci. E ancora: il 12,4% si farebbe pagare meno del dovuto per tenersi il posto, mentre il 16,7% non andrebbe in vacanza pur di lavorare.
Fonte DIRE