Serie tv: quali sono gli effetti sugli adolescenti? Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa con la dottoressa Francesca Orlando, psicologa e psicoterapeuta, fa parte dell’equipe di Instantv.

Assuefazione alla crudeltà

Le serie televisive “tolgono il sonno e producono effetti diversi. Negli adolescenti e nei bambini la televisione provocherà un relativismo morale, una mancanza di capacità critica attiva, un’assuefazione alla crudeltà e alla violenza. Assistere a scene di violenza, nelle serie televisive americane, permette di scaricare le pulsioni aggressive, non solo nei ragazzi litigiosi, ma anche in quelli più docili. L’adolescenza è il periodo del risveglio degli impulsi incontrollabili corporei, questo giustifica la presa di queste serie tv”, ha osservato la psicologa. 

Serie tv tra realtà e finzione

Attraverso le serie televisive “si verifica una fascinazione allucinatoria. La tv rappresenta la realtà semplificandola nelle situazioni quotidiane al punto che il giovane vi risponde con comportamenti non adeguati, come se vivesse nella finzione: il piano di realtà e fantasia sono di derivazione della virtualità e vengono confusi.” 

L’eroe e l’etica nomade

L’eroe ha una funzione di rilievo, quando si parla degli effetti delle serie tv sugli adolescenti. Questo è “spesso antisociale, ma ha la garanzia di avere la fiducia e il rispetto dello spettatore. Il personaggio violento diventa l’eroe, lo spettatore interpreta come giusta l’azione violenta del personaggio: questa è definita etica nomade, che consiste nel considerare il bene e il male a seconda delle circostanze. L’adolescente si identificherà in questo personaggio e lo imiterà nella vita reale”, ha sottolineato Francesca Orlando.

La violenza come unica forma di linguaggio

“L’adolescenza va considerata come un periodo in cui si slatentizzano gli impulsi aggressivi, nell’era tecnologica vi è una tendenza maggiore. La relazione è tecno-mediata per questo abbiamo perso la naturalezza nelle relazioni concrete e nell’incontro con l’altro: non riusciamo più ad aprirci all’altro, comunichiamo i sentimenti con l’aggressività. Mancano i presupposti per creare legami. L’altro è usato a sostegno del proprio narcisismo, e’ negato per affermare se stesso. Quando ciò non accade, la violenza resta l’unico linguaggio percepito per stabilire una relazione.”

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