L’Italia e’ il Paese leader nell’Unione europea per quanto riguarda le politiche relative all’applicazione del Green public procurement, le norme europee in materia di appalti pubblici verdi.
Italia modello per le politiche di appalti verdi
Le nostre politiche nazionali rappresentano quindi un riferimento per molti Paesi. Questo uno dei temi emersi dallo studio ‘L’economia circolare nelle politiche pubbliche. Il ruolo della certificazione’ realizzato dall’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, presentato oggi nel convegno ‘Dall’economia circolare al green public procurement’ organizzato per l’assemblea di Accredia. Accredia è l’ente unico nazionale di accreditamento.
“Il vero tratto distintivo del nostro Paese e’ l’aver reso obbligatorio, all’interno dei bandi di gara, il richiamo ai criteri ambientali minimi per quelle categorie di forniture e affidamenti di servizi e lavori coperte dai decreti del ministero dell’Ambiente”. Questo e’ quanto emerso nel corso dei lavori. Negli altri Paesi europei, invece, “pur essendo stati elaborati criteri ambientali in molti settori, l’inserimento degli stessi nei bandi di gara non viene previsto come obbligo ma come mera raccomandazione”. Dallo studio e’ emerso anche come il Gpp assuma “un ruolo fondamentale anche in Paesi extra-Ue, come Cina, Giappone e Stati uniti”.
Solo una domanda green genera un’offerta green
“Le policy pubbliche trovano nel Green public procurement (Gpp) un’importante leva per sostenere la transizione verso un modello economico sostenibile. Modello basato sulle cosiddette 3R: riduzione, riuso e riciclo”. Questo perché “solo una domanda ‘green’ può generare un’offerta ‘green’. Attraverso la domanda di prodotti e servizi sostenibili, la Pubblica amministrazione e’ in grado di condizionare il mercato e accompagnare la transizione verso un modello di economica circolare”.
“Abbiamo, con piacere registrato i grandi passi in avanti compiuti dall’Italia che, nell’applicazione delle norme e dei principi sugli appalti pubblici verdi. Il nostro è ormai un Paese di riferimento”. Queste le parole del presidente di Accredia, Giuseppe Rossi. In questo contesto, “la decisione del legislatore europeo di ricorrere alle certificazioni accreditate e’ vincente. Essa infatti permette di semplificare i compiti delle stazioni appaltanti. Queste si affidano alle attività di verifica di organismi di certificazione e laboratori qualificati da Accredia . Questa attraverso una valutazione terza e indipendente sulla competenza degli stessi, rende le valutazioni di conformità da essi rilasciate uno strumento utile per il raggiungimento degli obiettivi di politica ambientale”.
Un mercato che in Italia vale due miliardi
Certo, sottolinea il presidente Accredia, perché il ricorso alle valutazioni di conformità sia realmente efficace e funzionale nelle scelte di acquisto della Pubblica amministrazione. “E’ necessario che il riferimento alle stesse sia fatto in maniera corretta e appropriata”.
Fonte DIRE