Non è una provocazione, è una proposta vera e propria: mangiare le nutrie per eliminare il problema della prolificazione. L’idea l’ha lanciata Michel Marchi sindaco di Gerre De’ Caprioli, che è intervenuto alla trasmissione “Cultura e Cucina”, condotta da Livia Ventimiglia e Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. Il piccolo comune del cremonese è fortemente colpito dalla presenza della nutria, roditore originario del Sud America.
La nutria si può mangiare?
“Il problema è sulle difese idrauliche del Po e degli affluenti – afferma il primo cittadino -: le nutrie distruggono l’ultimo baluardo che salva le nostre case dall’acqua scavando gallerie profonde. Negli anni ’20 questi animali sono stati importati per fare pellicce e qualche decennio dopo, con il calo delle richieste, sono stati probabilmente liberati.” Essendo un mammifero prolifico ha infestato negli anni i territori con grande rischio anche per automobilisti e motociclisti che se li trovano all’improvviso in mezzo alla strada. Oggi la normativa regionale e nazionale prevede l’eradicazione della nutria tramite la caccia, attraverso anche sussidi ai cacciatori: “il problema è lo smaltimento degli animali morti; lo smaltimento può avvenire attraverso celle freezer, come obitorio, o in fosse comuni in terreni identificati dalla Regione, dove è possibile interrare le carcasse”.
Se la filiera sanitaria identificasse la possibilità di commercializzare la carne della nutria, questo potrebbe rinfrancare economicamente anche i cacciatori che oggi lo fanno per hobby e spesso loro spese. In passato con due Circolari, la n. 17 del 20 gennaio 1959 e la n. 144 del dicembre 1959, in Italia venne liberalizzato l’utilizzo delle carni di nutria, a patto che fossero sottoposte a vigilanza veterinaria, messe in vendita ad animale intero e individuate con apposito bollino a cura dell’allevatore.
“Quando ho scritto il post che ha scatenato le polemiche ancora non avevo letto questo provvedimento, ovviamente non si può far riferimento a quella normativa obsoleta, oggi bisognerebbe ovviamente intervenire su tutta la filiera dei controlli.”
Se c’è stato in passato un provvedimento per normare l’uso alimentare della nutria forse potrebbe esserci anche in futuro.
“Noi ci viviamo in questi territori – conclude Marchi – e da queste parti è una tradizione, tenuta nascosta, mangiare le nutrie. Non lo si dice per pudore ma da sempre è così. Io ho voluto sollevare il caso per far verificare agli enti competenti se sia possibile chiudere un cerchio che potrebbe migliorare la sicurezza del territorio.”
E poi chissà, da cosa nasce cosa, e la liberalizzazione potrebbe portare ricchezza e lavoro a Gerre de’ Caprioli con l’istituzione di sagre e conseguenti riconoscimenti.