Ayrton Senna 24 anni senza il suo talento

e senza quell’immenso coraggio

 

 

Ayrton Senna è stato definito il più grande pilota di Automobilismo di tutti i tempi. Uno che, con il termine della sua parabola, ha visto piangere il Brasile intero e tutto il mondo. E’ stato tre volte Campione del Mondo e una volta vice, dopo un duello ruvido con Alain Prost.

Ayrton è nato a San Paolo del 21 marzo 1960 e ha dimostrato un coraggio impressionante, fino a portare le vetture guidate quasi sempre al limite. Ma anche talento puro nella guida, sana pignoleria e caparbietà nella messa a punto della vettura, e nella gestione delle gomme.

Per far capire tanto a chi non ha vissuto il periodo di Ayrton Senna: è stato il quarto pilota per le pole position ottenute, dopo leggende dei motori quali Juan Manuel Fangio, Jim Clark e Alberto Ascari.

Per le vittorie il brasiliano è stato il quinto, dietro Michael Schumacher (91), Lewis Hamilton (62), Alain Prost e Sebastian Vettel, arrivato ai 51 successi con i primi due Gran Premi della stagione appena cominciata.

Ayrton Senna inizia coi Kart a 13 anni. Vince all’esordio il Campionato Junior e il Campionato Sudamericano per 2 volte, quello brasiliano per ben 4. Arriva in Italia, accarezza due volte il titolo mondiale del 1979 e dell’80. Si trasferisce a Norwich, Inghilterra: ci vivrà tre anni con la moglie. Vince la Formula Ford 1600, i campionati britannici RAC e Formula 3 con la Ralt Toyota.

Arriva nel 1984 in Formula 1 con la Toleman: inizia l’avventura proprio nel Gran Premio del Brasile. Ayrton Senna chiuse il Campionato al 9º posto, conquistando tre piazzamenti, Montecarlo, Gran Bretagna e Portogallo.

Nel 1985 Senna va alla Lotus. Il compagno di squadra è il romano Elio De Angelis. Alla seconda prova del Mondiale il sudamericano realizza la pole position, il giorno dopo il primo successo. Il mondo sa, che non è un caso. Perché pioveva tanto, come l’anno prima, a Monaco. E in Portogallo l’abilità sul bagnato mostra al mondo intero di cosa sia capace, il ragazzo di San Paolo; che vince con un minuto di distacco nei confronti del bravo e tenace ferrarista Michele Alboreto.

In stagione raccoglie 4 piazzamenti da podio in Austria, Olanda, Italia e Inghilterra. Quarto posto finale con 38 punti, quinto a 33 il compagno di scuderia De Angelis.

Nel 1986 a Senna affiancano l’ex collaudatore Ferrari Dumfries, scozzese.

Il campionato di Formula 1 parte bene: Senna è 2° dietro Piquet a Interlagos. Vince a Jerez, Spagna, per soli 14 millesimi su Mansell. Ma Piquet e il britannico avranno la meglio, per la maggiore potenza della Williams, che detronizza il campione del mondo in carica, Prost.

L’annata permette a Senna di confermarsi ai massimi livelli con 8 pole position e la seconda vittoria, che avviene a Detroit. Si conferma 4° nella Classifica Piloti, dietro Prost, Mansell e Piquet. La concorrenza non manca, davvero.

La Renault lascia le corse. La Lotus fa un accordo per i motori con la Honda. Senna ha come compagno di viaggio il debuttante giapponese Nakajima.

Ma è una Formula 1 instabile. Dopo due buoni podi a San Marino e Spa, Belgio, ci fu una rissa tra lui e Mansell, che voleva regolare i conti di un incidente avvenuto in pista. Dopo questa brutta storia Senna vince a Monaco e Detroit. Ma la squadra di Frank Williams ha più potenza e la questione titolo è ancora tra Mansell e Piquet. Settembre. Monza. Arriva, troppo in anticipo,        l’annuncio del passaggio di Senna ma anche di Prost, in Mc Laren.

Senna mostra tutta la sua serietà arrivando 3°, nel Mondiale. Piquet lo vince davanti a Nigel Mansell.

Dal 1988 al 1993 saranno 5 anni intensi, con la scuderia british. Ma la rivalità con Prost “Il Professore” fa parte di tante pagine scritte, sulla Formula 1. In due hanno vinto 15 gran premi dei 16 inseriti nel calendario. Senna ne vince 8 ma il regolamento permette ai piloti di conteggiare i migliori 11 piazzamenti, e conquista il suo primo titolo iridato davanti a Prost.

Gli screzi tra i due non mancarono: la spaccatura dovuta alle contemporanee ambizioni dei due fecero il resto. Nel 1989 il dominio della compagine inglese è confermato. Senna vince in 3 delle prime 4 uscite. A San Marino l’affronto di Ayrton, che viola il patto di non belligeranza basato sul non superarsi durante il primo giro.

Si arrivò punto a punto a due gran premi dalla fine. Prost ne vantava 16, sul compagno, chiuso in un tentativo di sorpasso. Collisione inevitabile. Prost non fece niente, per evitarla. Il francese si ferma. Il tenace brasiliano riparte, con l’alettone danneggiato, supera Nannini nello stesso punto dell’impatto, e vince. Ma è squalificato perché in occasione della botta con Prost ha tagliato la chicane. Seguono tante polemiche. Il mondiale va a Prost, il terzo della carriera: Senna becca 6 mesi di squalifica tramutati in condizionale. Ruppe i rapporti con la federazione, all’epoca gestita da un insicuro Jean Marie Balestre, non il massimo.

Senna si voleva ritirare, disgustato. Il direttore sportivo della Mc Laren, in occasione dell’ultimo appuntamento in Australia, mostrò a una sala stampa piena di giornalisti provenienti da tutto il mondo, come la manovra di Senna fosse la stessa impiegata da altri piloti, mai sanzionati. Era evidente, l’attrito creato ad arte, ai danni del pilota di San Paolo del Brasile. La Federazione internazionale, sbugiardata, fece a breve un indecoroso dietrofront, su certe manovre.

Ayrton Senna restò la punta di diamante Mc Laren anche nel ‘90, quando Prost va in Ferrari. Punto a punto. Ultimo gran premio in Giappone. Senna ci arriva con uno solo, di vantaggio, che sarà decisivo.

Questa volta la sceneggiatura la scrive il brasiliano, che ha il pallino del gioco in mano, e il relativo controllo della gara. Alla prima curva, partito davanti, Senna ritarda la frenata, come ammetterà più avanti, e finiscono fuori. Il brasiliano dirà: “Qualche corsa finisce alla prima corsa, altre a sei giri dalla fine”. Evidente, il riferimento alla mascalzonata subìta l’anno prima, e rimasta impunita. Ayrton è arrivato al secondo titolo di Campione del Mondo.

Nel 1991 il talentuoso Ayrton Senna viaggia alla grande, con le prime 4 vittorie in altrettante gare.

Ma la frittata sembra fatta quando la Honda si impegna, in corso d’opera, a sperimentare un motore nuovo. La Williams si riporta tra le più competitive. La Ferrari è a trazione diesel ma si fa notare. Le complicazioni, la Mc Laren se le crea in casa. Nonostante questo Senna riesce, faticando, a vincere il suo terzo mondiale.

Nel 1992 altra pagina, altra storia. La Williams è più potente e Senna vincerà solo tre gare, facendo i conti con l’arrivo tra i più bravi della F1 di un certo Michael Schumacher. Il brasiliano primeggia solo a Monaco, dove è di casa, Budapest e Monza, ma tutto vale il 4° posto in graduatoria.

Durante le prove in Belgio Senna dà dimostrazione di tutto il coraggio quando va a spegnere la macchina del pilota francese Erik Comas, svenuto col motore acceso. Ayrton rimette in una posizione meno rischiosa la testa dell’avversario e evita che subisca danni rilevanti, da primo soccorritore.

La Honda lascia la Formula 1, Senna prova ad andare in Williams, che però nel frattempo ha accolto il rientro nelle gare di Prost. Il quale aveva posto una severa condizione, sotto forma di clausola contrattuale. Il non far arrivare da compagno di squadra il carioca.

Nel 1993 Senna è costretto a restare in Mc Laren, anche se il motore Ford non sembra, lì per lì, il più veloce. Il contratto firmato, tuttavia, era a gettone: un milione di dollari a gran premio concluso.

Senna sotto l’acqua vince in Inghilterra, dando un minuto e mezzo a Damon Hill, e un giro a Prost. Ma il francese aveva un mezzo più affidabile e costante, e al termine della stagione sarebbe stato lui, il Campione del Mondo, per la quarta volta, con Senna vice-campione con 5 vittorie, tra le quali, record assoluto, la 5° a Montecarlo.

Prost finisce a 38 anni la sua strada. Senna va da Frank Williams. Ma la macchina studiata da Adrian Newey non è la stessa dei precedenti successi. A Senna non piaceva proprio, l’abitacolo, dicendo: “Se mangio un panino non entro più in questa macchina”. A questo aggiungiamo che si trattava di una macchina difficile, da guidare. Tanto che ottenne due pole position alle quali seguirono, in gara, altrettanti ritiri: vinse in entrambe le volte il prossimo campione mondiale Michael Schumacher.

Il terzo appuntamento, il Gran Premio di San Marino, iniziò male. Brutto incidente al venerdì per Rubens Barrichello, connazionale di Ayrton Senna. Al sabato muore Roland Ratzenberger, fatalità, alla curva dedicata a Gilles Villeneuve.

Tutto questo segna profondamente Ayrton, che porta la bandiera dell’Austria nella vettura: sarebbe stata rinvenuta dopo l’incidente mortale capitato al brasiliano. Dopo che in partenza Lehto e Lamy si presero in pieno coi rottami delle macchine capaci di ferire alcuni spettatori a bordo pista.

Entra la safety car, fino al 5° giro. Durante il 7° alla curva del Tamburello Senna esce di pista ad altissima velocità perché cede il piantone dello sterzo. Che lui stesso aveva chiesto di spostare per vedere meglio la strumentazione. Lo saldarono manualmente ma le frustate dalla potenza della vettura scossero il volante, e un pezzo della sospensione anteriore destra finì nella parte superiore del casco. Penetrando nella regione temporale destra. Il brasiliano perse tre litri di sangue con danni irreversibili.

Il Dottor Sid Watkins lo portò con l’elicottero all’Ospedale Maggiore di Bolonga. Erano le 14.17. Il trauma cranico rese ogni tentativo di salvargli la vita inadatto. Ayrton smise di respirare senza aver mai ripreso conoscenza, alle ore 18.40, per il più grande dolore del Brasile dai tempi del Maracanazo nel 1950. Il Brasile vive tre giorni di lutto nazionale.

Il rientro del corpo di Senna in Brasile avvenne con un volo Varig, e per esplicita richiesta della madre la bara non venne inserita in stiva ma in cabina, in uno spazio ricavato dalla rimozione di alcuni sedili passeggeri, una volta ottenuta l’autorizzazione del comandante e della compagnia brasiliana. Durante il volo il giornalista Livio Oricchio -connazionale del pilota- e altri amici restarono sempre vicino al feretro.

Sedici persone, il 5 maggio 1994, tra i suoi amici più affettuosi, i rivali, come Prost, e compagni di scorribande in pista, lo accompagnarono nell’ultimo viaggio al Cimitero di Morumbi. Tutta la famiglia Fittipaldi, da Emerson a Christian e Wilson, Rubens Barrichello, Jackie Stewart, Michele Alboreto, Gerhard Berger, Damon Hill, Dereck Warwich, Johnny Herbert, Roberto Moreno, Maurizio Sandro Sala che duellava con Ayrton ai tempi dei Kart; e ancora Hans Joachim Stuck, Raul Boesel, Thierry Boutsen. E, come detto, Alain Prost che era ad Imola da commentatore per Tele France 1.

La vicenda giudiziaria vede il non luogo a procedere di tutta la scuderia di Frank Williams, e qualcosa di punibile è stato stoppato dalla sopravvenuta prescrizione. Ma le responsabilità e i comportamenti omertosi di Williams e Federazione ci sono stati: vergognosamente, infatti, sono sparite le centraline elettroniche della macchina e sono stati cancellati alcuni tra gli ultimi fotogrammi della camera-car della vettura incidentata.

Riassumiamo i numeri che hanno saputo far grande Ayrton Senna: 162 partecipazioni con 161 Gran Premi, dei quali vinti 41, 35 con la Mc Laren e 6 con la Lotus. 65 le pole position ottenute ed è partito complessivamente 87 volte in prima fila, arrivando 96 volte i piazzamenti capaci di portare dei punti. Di queste 96 volte 80 è stato sul podio.

Sulla tomba di Senna, a San Paolo, è scolpita una citazione della Lettera dell’Apostolo Paolo ai Romani: “Nada pode me separar do amor de Deus” cioè “Niente mi può separare dall’amore di Dio”!