Sono passati ormai quasi due mesi dalle elezioni politiche e le condizioni perché il Presidente della Repubblica possa procedere alla nomina del Governo ancora non si sono verificate.
E sì, perché, sia chiaro, il Presidente della Repubblica nomina il Governo, non gli elettori.
Altrettanto chiaro dev’essere che il potere di nomina del Presidente non è arbitrario, ma va calato nel funzionamento delle nostra forma di governo che è la forma di governo parlamentare.
La caratteristica distintiva di questa forma di governo è la necessità della instaurazione e conservazione del rapporto di fiducia fra le Camere del Parlamento ed il Governo.
Il Governo, quindi, per entrare nella pienezza dei suoi poteri e per restare in carica deve poter contare su di una base parlamentare che sostenga la realizzazione del programma che il Governo stesso presenta alle Camere dopo la nomina e sul quale chiede appunto la fiducia.
Il Presidente della Repubblica, allora, nominerà Presidente del Consiglio quella personalità che ha le maggiori possibilità di coagulare una maggioranza parlamentare in grado di sostenere l’azione del Governo; per questo il capo dello Stato fa le consultazioni: per capire quali siano le intenzioni delle forze politiche presenti in Parlamento.
In tutto ciò ruolo non certo secondario riveste la legge elettorale in combinazione con il sistema dei partiti: esiti elettorali contraddistinti da una maggioranza definita, condurranno a consultazioni relativamente brevi ed alla formazione del Governo in tempi abbastanza rapidi; esiti elettorali incerti che non consentono di individuare una chiara maggioranza nelle due Camere del Parlamento comportano consultazioni complesse e tempi lunghi per la nomina del Governo.
Le cronache di queste ultime settimane consegnano la procedura di formazione del Governo a questa seconda ipotesi.
In questi casi fondamentale è il dialogo, il confronto politico fra i partiti in vista della costruzione di una maggioranza parlamentare di cui poter riferire al Presidente della Repubblica, che, attenzione, potrà agevolare questo processo, al massimo consigliare i protagonisti politici, ma non è certo da lui che ci si possa attendere l’indicazione della maggioranza da formare all’interno delle Camere; questa scelta è dominio esclusivo della politica.
La sapienza (e l’esperienza) politica (non tecnica), nel confronto fra i partiti, può individuare quei punti di convergenza fra programmi politici, pur diversi, su cui poggiare una piattaforma (politica), nella quale le forze politiche presenti in Parlamento possano riconoscersi e trovare quelle linee di azione di un Governo cui dare la fiducia.
Non ci resta che confidare nella prudenza del Presidente Mattarella e rivolgere auguri sinceri di pronta guarigione al Presidente Emerito Napolitano.
Prof. Federico Girelli docente di diritto costituzionale