Whatsapp: la stretta sui minori di 16 anni fa discutere. C’è chi ritiene che si tratti di un divieto falso e chi invece sia la conseguenza del disinteresse verso dati invendibili. Che significato avrà, la novità che ci aspetta dal prossimo mese? Barbara Volpi, psicologa, intervenuta a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus, ha parlato di “monito per gli adulti. Come per Facebook, vietato ai minori di 13 anni, il divieto di Whatsapp ai minori di 16 anni è un monito che mette nelle condizioni di porre maggiore attenzione alla digitalità e agli effetti negativi della rete, come il cyberbullismo.”
Le regole
“Prima dei 16 anni l’educazione dev’essere improntata insieme ai figli”, ha aggiunto Barbara Volpi. “Dobbiamo monitorare i dati che i ragazzi diffondono in rete, devono esserci delle regole, come aprire un profilo e consultarlo con loro. Internet pone i ragazzi di fronte a dei rischi, le regole possono contribuire a prevenire situazioni difficili. Bisogna anche farlo per tempo, a dieci anni è possibile imporre ai ragazzi qualcosa, intorno ai dodici diventa più difficile che i figli osservino le regole. Il divieto è un monito che responsabilizza i genitori”, ha osservato Volpi.
Il dovere di formare ad una corretta digitalità
“Nessuno ci garantirà che queste regole verranno osservate, ma abbiamo il dovere di formare e informare ad una corretta digitalità. L’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza si è interrogata su questo, se ne deve parlare in casa, non devono esserci tabù. Se ce ne laviamo le mani non lamentiamoci delle conseguenze.”
Il cellulare viene regalato per la prima comunione
“In italia, il cellulare viene regalato in prossimità della prima comunione, è necessario, quindi, limitarli nell’uso di whatsapp mediando la relazione figli – tecnologie. Monitorare non significa controllare furtivamente i profili o le storie di Instagram, o l’ultimo accesso notturno, ma condividerne l’uso”, ha affermato l’esperta.
Nel frattempo, come nel caso di Facebbok, anche tra gli utenti di Whatsapp circola il timore che possano appropriarsi delle conversazioni virtuali, “tutte le informazioni che trasmettiamo in rete possono essere catturate”, ha sottolineato Volpi.