Precariato: “Sono una fallita, sono la causa della condizione in cui mi trovo. Non valgo niente. Quale potrebbe essere stato il mio errore? Mi aiuterà mamma a campare, in attesa che vengano altre buone occasioni”, quante volte avete sentito esprimersi in questi termini un disoccupato, un’amica, un parente? Perdere il lavoro è devastante, emotivamente e psicologicamente. Oggigiorno, molti ragazzi, e purtroppo anche molti adulti, sanno cos’è il precariato e cosa comporta. Cercare un lavoro equivale a cercare un’identità. Per i giovani è una continua ricerca di un posto nel mondo, e sono obbligati a vivere così dal sistema sociale. Tutto questo non è soltanto un dire comune, ma anche un dato di fatto. L’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna ha lanciato l’allarme precarietà, specificando gli effetti psicologici sui giovani, oggi.
“Abbiamo bisogno di un terreno solido su cui poggiare i piedi, altrimenti non riusciamo a camminare. Avere un lavoro permette di guardare al futuro, sognare. Se non possiamo sognare ci sentiamo come morti. Il cambiamento è logorante, non permette di definire le regole quotidiane. Il giovane è sottoposto a grande stress, cambiare fa bene, ma quando lo si fa con piacere, non quando si è obbligati a farlo”, ha affermato lo psicologo e psicoterapeuta, Alberico Bennardo, a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus.
Congiunture economiche e sociali
Precariato: qual è il ruolo della famiglia? “Se si ha la fortuna di avere alle spalle una famiglia sana può essere un buon antidoto, e contribuire a non cadere in un senso di frustrazione e malessere. La famiglia dovrebbe sostenere e ricordare ai giovani che non ci sono colpe, che ci sono congiunture sociali ed economiche causate dalla globalizzazione”, ha aggiunto il dottor Bennardo. Soltanto in questo modo sarà possibile ridurre sensi di colpa e frustrazione. “Le parole servono a poco, ma possono aiutare”, ha sottolineato l’esperto.