Trattativa Stato-Mafia, parla Antonio Di Pietro. Ecco le dichiarazioni dell’ex magistrato a Radio Cusano Campus. L’intervento in ECG, con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. 

TRATTATIVA STATO-MAFIA, LE PAROLE DI ANTONIO DI PIETRO

“Una cosa è certa, io come Di Matteo sono convinto che ci vorrebbe un testimone di Stato. In grado, quindi, di evidenziare cosa è accaduto in quel periodo. Soprattutto con riferimento alla morte di Borsellino. Che Borsellino doveva essere ammazzato lo si sapeva bene, è stata una responsabilità di Stato molto grande lasciarlo così, da solo. L’inchiesta ‘mafiopoli’ portata avanti a Palermo si stava collegando con Mani Pulite”.+

“INDAGINI FERMATE”

“E quando il collegamento stava per scattare, ricordo che il giorno del funerale di Falcone mi incontrai personalmente con Borsellino, che mi chiese di fare presto, perché avevamo poco tempo a disposizione. Eravamo arrivati a un collegamento tra il sistema delle imprese che trainava il Paese a Nord e il sistema delle politica, che passava attraverso un’intermediazione mafiosa. Hanno fermato le indagini, armato pistole, chi lo ha fatto va individuato”.

FLOP SINISTRA IN MOLISE

“Parlate del tracollo del centrosinistra in Molise? A dir la verità il tracollo è iniziato prima, viene da questi anni in cui invece di governare ha pensato a litigare. Poi è finita al punto in cui alle politiche prima mi avevano chiesto di candidarmi, poi alcuni hanno posto dei veti, alla fine sono andati divisi. Quando ti dividi, sei destinato a perdere. La colpa della disfatta in Molise, comunque, è in parte della politica nazionale, in parte della politica locale. Una politica da condominio, non da Ohio, come ho letto da alcune parti”.

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