Autismo: a pochi giorni dalla Giornata Mondiale, che ha sensibilizzato tutto il mondo e illuminato di blu i più grandi monumenti esistenti, c’è ancora poca consapevolezza e conoscenza sul tema. Quali sono le responsabilità della comunità scientifica? Cos’è cambiato nel tempo? Ne abbiamo parlato a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus, con Paolo Moderato, Ordinario di Psicologia Generale presso la Libera Università IULM di Milano.
La situazione italiana
“La situazione sull’autismo, in Italia, potrebbe essere considerata come l’estensione dei problemi della sanità pubblica. C’è una linea guida nazionale, la famosa linea 21 emanata dall’Istituto Superiore di Sanità, ma l’applicazione e la traduzione operativa è carente. Ogni regione emana linee di indirizzo e segue procedure diverse. Lo ha sottolineato di recente un testimonial molto noto, Stefano Belisari, noto come Elio delle Le Storie Tese e genitore di due gemelli, uno dei quali con autismo. C’è un problema di organizzazione a livello centrale e periferico dei servizi”, ha affermato Paolo Moderato.
La teorica della patologica relazione madre – bambino
“Fino al 1980, anno in cui è uscito il DSM 3°, la teoria psicogenetica di matrice psicoanalitica considerava l’autismo come causato da una patologia della relazione madre – bambino, e questo, per molti anni ha costituito un freno allo sviluppo di servizi e interventi di carattere educativo che producessero relazioni inclusive. Da quando il neuropediatra tedesco Leo Kanner è riuscito a identificare il disturbo autistico, parliamo del 1943, a Baltimora, siamo negli anni della Seconda Guerra Mondiale (un momento difficile per l’umanità), molte cose sono cambiate. Purtroppo è mancata a lungo una teoria che spiegasse in maniera corretta il disturbo, e questo ha costituito un danno morale per le persone,soprattutto le mamme, ed è stato un freno alla ricerca per lo sviluppo di interventi efficaci”, ha aggiunto Moderato.
“Viviamo nell’epoca della morte della competenza, si va su internet a cercare terapie prive di fondamento, non solo nel campo dell’autismo. Ora bisogna rivedere le linee guida dell’autismo e confermare le terapie efficaci basate sull’educazione, sull’applicazione dell’analisi del comportamento, sullo sviluppo del linguaggio e della comunicazione”, ha osservato il prof. Moderato. “In Italia abbiamo un sistema di welfare pubblico che deve farsi carico delle terapie per l’autismo, ciò significa formare professionisti che sappiamo affrontare con le metodologie corrette questa importante sfida.”