Valjent, il ternano d’adozione che non molla mai. «Finalmente ce l’abbiamo fatta, i nostri tifosi se lo meritano». A pronunciare queste parole, con il volto rigato dalle lacrime, è Martin Valjent, difensore slovacco classe ’95, praticamente ternano di adozione dopo 7 lunghi anni trascorsi tra le fila delle Fere. Il suo pianto dirotto, al termine del derby che ha visto trionfare la sua UniCusano Ternana, può essere giustificato anche così: dopo sette tentativi falliti, con 4 pari e 3 sconfitte, l’ottava è stata la volta buona e il pianto libaratorio.
Tanto più che anche domenica pomeriggio le cose sembravano aver preso una brutta piega per le Fere, facendo pensare all’ennesimo pomeriggio infernale per tifosi e squadra. Di Carmine era stato fulminante, rubando il tempo proprio a Valjent in due occasioni. La prima volta al 28’, raccogliendo un assist di Terrani sul secondo palo. Il bomber perugino era spuntato alle spalle del difensore rossoverde spingendo in rete di testa il pallone dell’1-0. Sette minuti dopo il bis, nato in modo più casuale: su un tiro sbagliato di Cerri, Di Carmine era stato bravo ad avventarsi per la deviazione decisiva, anticipando nuovamente il difensore nato a Dubnica nad Vahom. A soli 22 anni, con tanta pressione e l’obbligo di non sbagliare, c’erano tutte le possibilità per demoralizzarsi. E invece no.
La rimonta, come quella confezionata nel derby ai danni del Perugia, ora è possibile. A cinque giornate dalla fine del campionato, il lavoro non è ancora concluso. Terni ha festeggiato la vittoria di Perugia come una finale, ma la strada è ancora lunga. A fine gara, è stato lo stesso Valjent a ricordarlo: «Questa era una partita importante per la città e per noi in chiave salvezza. Volevamo regalare una gioia ai tifosi e ci siamo riusciti, ma ora non possiamo abbassare la guardia. Ci aspettano altre cinque partite decisive».