Il Comune di Torino ha registrato all’anagrafe cittadina un bimbo figlio di due donne, concepito a seguito di tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo. Ai microfoni di Legge o Giustizia condotto da Matteo Torrioli su Radio Cusano Campus è intervenuto l’avvocato Alexander Schuster, legale di Chiara Foglietta e Michela Ghisleni.
L’anagrafe di Torino registra il bimbo con due mamme
“A metà aprile nasceva il bambino all’Ospedale Sant’Anna di Torino. Nel corso della gravidanza si cercava un modo per far si che Niccolò Pietro avesse due madri alla nascita – racconta Schuster – dissi loro che c’era un problema a monte, ovvero che tutti i bambini che nascono in Italia, in virtù delle formule vetuste che ci sono, sono tutti nati da un rapporto sessuale con un uomo. Non esiste la fecondazione assistita. Dissi alla coppia che come minimo qualcuno avrebbe proposto loro la formula standard delle mamme single, ovvero avrebbero dovuto dichiarare il falso dicendo che il bambino è nato dall’unione naturale con un uomo, di cui non si farà il nome. Un falso in atto pubblico tollerato fin troppo. Non sono cose che capitano solo a coppie omosessuali, anche per quelle etero che hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita eterologa”.
L’altro problema riguardava la tutela del minore
“Un’altra questione riguardava la tutela del bambino rispetto a quell’adulto che, pur non avendo un legame genetico con lui, lo ha voluto. È spesso capitato che padri eterosessuali ad un certo punto disconoscevano bambini nati da una fecondazione assistita eterologa. La Corte Costituzionale ha già detto che non ci si può tirare fuori. Dopo aver dato il consenso alla fecondazione della propria compagna, anche se lo sperma è di un donatore terzo, quel bambino nato è frutto di quelle scelte e quindi non si può disconoscerne la paternità. Quindi la questione posta a Torino è stata la stessa. Se questo consenso dato dalla donna è uguale al medesimo consenso dato da un uomo, perché quella donna non può diventare genitore? Se un bambino nasce dall’amore di due donne non si può tirare fuori un padre a caso, imponendolo ad una donna e al bambino stesso. Il donatore, noto o sconosciuto, non assume nessun dovere o obbligo nei confronti del bambino. Le donne sono andate in Danimarca, si sono avvalse della libertà di ricevere servizi da un altro Stato membro. Altri Comuni prenderanno esempio da Torino. È probabile che la questione venga portata di fronte a dei giudici per sapere se questa interpretazione della legge 40 sulla tutela del minore sia corretta. Non vogliamo un’Italia divisa a metà, tra sindaci coraggiosi e sindaci che non lo sono”.