Io, Gabrielle – Chanel Segreta, al Teatro Stanze Segrete dal 2 al 6 maggio. La protagonista sarà Sara Platania, intervenuta a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus sui contenuti della performance. Io, Gabrielle racconta “l’infanzia sofferta di una donna cresciuta in un orfanotrofio. Una fase della vita che verrà riscattata, con l’età adulta, coi risultati ottenuti nel lavoro, riuscendo ad affermare la sua personalità”, ha affermato Platania.

L’orfanotrofio, il punto focale

In ‘Io, Gabrielle – Chanel Segreta’ sarà possibile rivedere “una fanciulla che gioca a diventare Coco Chanel. Attraverso lo spettacolo è possibile vivere la trasformazione di una bambina destinata a diventare una delle donne più importanti del ‘900. Io, Gabrielle mostra un punto di vista diverso dalla solita retrospettiva sulla stilista. Il punto focale sarà l’orfanotrofio e tutto quello che accade in quegli anni”, ha aggiunto Sara Platania.

Coco Chanel giocava a nascondersi nei cimiteri

“Coco Chanel adorava nascondersi in un cimitero, si confidava coi defunti. Era una donna forte, ma nello spettacolo verranno fuori molte fragilità di questa persona. Anche lei è un essere umano. Lo spettacolo farà luce sulle sue contraddizioni, sul suo essere unico.”

Note di regia

Una giovane fanciulla addormentata, immobile nel grande telo bianco che la avvolge come dentro un involucro, bozzolo protettivo all’interno del quale si prepara la nuova metamorfosi, apre gradualmente gli occhi al mondo che la guarda. L’eco della voce di Jean Cocteau, culla ondeggiante sopra una zattera sospesa proveniente da porti lontani, come fiore di carta accartocciato che si apre nell’acqua, trascina con sé l’inconfondibile odore di oppio diffuso nell’angusto spazio di un’ improvvisata camera d’albergo. Sono le prime suggestioni che hanno stimolato il punto di partenza di questa mia nuova messa in scena, lasciandomi sedurre dal racconto e avventurandomi in un testo intriso di ricordi. Gabrielle, in arte Coco Chanel, rivive qui, come in un sogno lontano, i momenti più significativi della sua infanzia: dal piccolo cimitero di campagna, dove sin da bambina le piaceva rifugiarsi, al brusio del mercato dove la mamma, seduta per terra, vendeva le sue mercanzie; dal vento delle montagne dove era nata, al vociare delle monache dell’orfanotrofio, tra muri disadorni e corone di spighe. Gli elementi scenici evocano le atmosfere proprio di quel mondo infantile: la bambola di pezza, la sedia a dondolo, la bacinella d’acqua e il telo. Il telo bianco, simbolo di purezza, cordone ombelicale che ci lega al passato, che avvolge e protegge. Filo di Arianna che ci riconduce all’origine. Elemento di trasformazione. La protagonista è scalza, in sottoveste bianca, e gioca. Gioca con la sua bambola, con i suoi manichini, con le perle false, con il suo essere donna. Ma per un attimo, solamente un attimo, la vediamo giocare ad essere Chanel, la donna forte e autoritaria che il mondo conosce. Zingara indipendente. Bambina ribelle. E così, lo spettacolo oscilla tra suggestioni oniriche e momenti di cruda durezza, senza trascurare la commozione e il pianto per un amore finito. Mentre riecheggia da lontano ancora una volta, avvolto anche lui da ricordi d’infanzia, la voce dell’amico Jean Cocteau che Coco tanto amò e che pure aiutò a disintossicarsi dall’oppio.

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