L’avvocato penalista Daniele Bocciolini è intervenuto ai microfoni della trasmissione “Legge o Giustizia” su Radio Cusano Campus per commentare le sentenze relative alla morte di Marco Vannini. “Le reazioni dei genitori di Marco Vannini sono comprensibili. Bisogna leggere le motivazioni ma le perplessità per le pene inflitte ci sono”.
L’Omicidio di Marco Vannini
“Questo è uno dei casi più inquietanti della storia criminologica italiana e ritengo che queste pene siano a dir poco esigue. Tecnicamente sono spiegabili, per carità. La pena base era di 21 anni. Applicando le circostanze attenuanti generiche si “scontano” 7 anni”. Per quale motivo però sono state riconosciute al Ciontoli le attenuanti generiche? “Il giudice può valutare degli elementi per applicarle, come il pentimento o la condotta durante il processo. Il fatto che fosse incensurato non conta invece nulla. Sarò curioso, nelle motivazioni, di leggere il perché di queste attenuanti”.
La condotta di Antonio Ciontoli
Secondo Bocciolini “la condotta del Ciontoli è stata sempre molto grave. C’è stata una negazione del fatto, la chiamata in ritardo dei soccorsi accettando il rischio che Marco morisse, ha mentito ripetutamente. La Procura e la parte civile faranno comunque ricorso in Appello”. Gli altri familiari coinvolti hanno avuto pene molto basse: “3 anni, pena risibile, per gli altri. Chi ha subito questa pena non andrà mai in galera. Non rischiano il carcere. L’unico che potrebbe rischiarlo è Antonio Ciontoli. L’Appello? Gli anni potrebbero diminuire ulteriormente. È assurdo pensare che l’omicidio stradale sia punito con pene fino ai 15 anni di reclusione. Un omicidio che avviene all’interno di una casa, da parte di membri di una famiglia, viene punito con tre anni di reclusione”.