Gelindo esempio moderno dalla faccia di un eroe antico

 

Qualsiasi sportivo pensi alla Maratona, al nome di Gelindo Bordin, prova delle forti emozioni. E per differenti motivi. Intanto perché il veneto nato il 2 aprile 1959 è stato Campione Olimpico a Seul sulla distanza che ha consegnato alla storia la figura di Filippide, morto dopo il grandissimo sforzo di recapitare il messaggio a lui affidato, ovvero i 42 kilometri e 195 metri che separavano Atene da Maratona. Che ha dato il nome alla disciplina più lunga e più massacrante, del mondo dell’Atletica.

Poi perché nelle diverse rassegne internazionali alle quali ha partecipato Bordin ha sempre ben figurato facendo splendere il tricolore italiano in giro per l’Europa e il Mondo. E poi perché è stato l’unico corridore italiano ancora oggi, ad aver vinto la Maratona di Boston, grandissimo appuntamento internazionale.

Gelindo Bordin comincia a praticare sport nelle corse campestri da tesserato del Gruppo Sportivo Montegalda passando in seguito alla Fiamma Vicenza alla GAAC Verona. Ne intuisce le qualità, la resistenza, la grande determinazione e il senso tattico Giacomo Dalla Pria, che lo allena. Poi il suo tecnico diventa Gianni Ghidini.

A 17 anni partecipa alle corse su strada mantenendo sempre un buon rapporto con quelle campestri. E vince nel 1976 il Campionato Allievi di Maratonina. Fino a meritare la convocazione in Nazionale Juniores nel Cross nel ’78.

Il giovane Gelindo lavora duro per ben sei anni, fino al 1984, quando conquista, nel giorno dell’esordio, la Maratona di Milano con un signor riferimento cronometrico: 2 ore 13 minuti primi e 20 secondi. Vicino a quello dei grandissimi a livello mondiale ed europeo.

Nel 1985 Bordin è 7° in Coppa Europa e 12° in Coppa del Mondo in Giappone, a Hiroshima. Il primo grande acuto lo piazza nel 1986 quando è medaglia d’oro agli Europei di Atletica Leggera. I grandi tecnici e addetti ai lavori si accorgono di questo grandissimo e coraggioso atleta veneto, dalla faccia di un antico maratoneta degno dell’antica Ellas.

La seconda grande circostanza sarebbe il Mondiale di Roma, nel 1987, giunto alla seconda edizione, dopo quello di Helsinki. Bordin sa che è un giorno caldo e umido, nella Città Eterna. Si tiene al coperto e raggiunge i primi al 35esimo chilometro. Alla fine sarà 3° un immenso risultato.

Nella memoria di ogni sportivo italiano, anche non legato per forza in maniera inscindibile all’Atletica Leggera, risuonano ancora oggi, a distanza di quasi 30 anni, le parole di uno strepitoso telecronista RAI, Paolo Rosi. Che nel 1988 ci ha raccontato la più grande impresa di un maratoneta azzurro, ai Giochi Olimpici di Seul. E’ quel volto scavato dalla fatica, descritto benissimo dal popolarissimo commentatore dell’Ente di Stato.

In quella circostanza Bordin fa alzare all’alba tutta la nazione. Si posiziona davanti fin dai primi passi e al 25° chilometro il gruppo, passata metà gara, comincia a imporre una durissima selezione. A 5 chilometri dall’arrivo restano in tre: Hussein Ahmed Salah, di Gibuti, Douglas Wakiihuri, Kenia, e Gelindo Bordin, Italia.

Al 39esimo chilometri i due africani provano a scappare via ma il passo di Gelindo è regolare e potente. Va via li passa entrambi ed entra, trionfatore, nello stadio Olimpico di Seul. E nella storia di tutto lo Sport mondiale.

 

Bordin difende quanto ottenuto in Europa nel 1990, conquistando, per la seconda volta il titolo di Campione d’Europa. Poi a quella di Boston, ed è il primo campione olimpico a farla sua. Vinse in rimonta neutralizzando il suo precedente record personale. Nella città della East Coast degli Stati Uniti arriva al traguardo in 2 ore 8 minuti e 19 secondi. Che, ancora adesso, è il quarto tempo italiano di sempre.

La carriera di un maratoneta non permette di raccogliere allori che siano duraturi. E lui, ai Mondiali di Tokyo del 1991, è ottavo.

Come del resto a Barcellona nel 1992 non potrà difendere in maniera adeguata e incisiva il titolo vinto 4 anni prima in Corea. Si fa male a un ginocchio poco dopo metà percorso per evitare un avversario caduto dinnanzi a lui.

La sua ultima corsa la vive a 49 anni, è il 13 aprile del 2008, a Torino, chiudendo la distanza in 3 ore 5 e 27”.

In carriera Gelindo Bordin ha vinto due volte gli Europei, un bronzo ai Mondiali di Roma nel 1987 e l’Oro olimpico l’anno dopo a Seul. Quindi la Maratona di Boston nel 1990.

Nel 2015 il Comitato Olimpico Nazionale Italiano lo ha voluto onorare con il più alto riconoscimento: il Collare d’Oro al Merito Sportivo. Oltre a una targa inserita nella passeggiata delle Celebrità dello Sport Italiano al Foro Italico a Roma, riservata agli ex atleti italiani che hanno saputo portare i nostri colori con grandi risultati a livello internazionale.