Gli Usa parlano all’Europa perché Cina intenda, dazi e dumping le due facce di una stessa medaglia
La discussione sulle ritorsioni commerciali non coinvolge ancora direttamente il nostro Paese: la minaccia di Trump è indirizzata al vero e proprio target di riferimento dei propri dazi, la Cina. Ne è convinto Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, che ha sottolineato in diretta nella trasmissione SIAMO CIO’ CHE PAGHIAMO, come gli Stati Uniti stiano sollecitando in questo modo l’Europa per averla alleata contro chi oggettivamente pratica dumping sociale, ambientale ed imprenditoriale.
Dazi e dumping USA
“In ogni tavolo negoziale non solo l’Italia, ma anche l’Europa, ha sempre ribadito che non farà nessuna concessione sulla rigidità degli standard di sicurezza e di qualità dei propri prodotti – ha sottolineato Scordamaglia –. Quando discutiamo lo facciamo per concedere nuove quote, per favorire l’entrata di prodotti con dazi minori, ma mai per consentire l’ingresso in Europa, e soprattutto in Italia, di prodotti che non abbiano gli stessi nostri standard.” Questa è una battaglia che da sempre l’Italia ha fatto in Europa e l’Europa ora su questo ci sta seguendo.
È chiaro che un paese esportatore come l’Italia, che nell’agroalimentare tocca un valore di 41 miliardi di euro, vede nei dazi uno strumento negativo, tuttavia è proprio per i nostri alti standard qualitativi che queste misure commerciali possono avere un’azione protettiva, se innalzati verso quegli stati, come la Cina, che non rispettano gli stessi modelli sociali e ambientali. E che, soprattutto, aiutano illegalmente le proprie imprese.
La voce, bassa, dell’Europa.
Se da una parte, quindi, l’Europa dovrebbe essere più determinata rifiutando a Trump l’imposizione di dazi, dall’altra dovrebbe sostenerlo nella richiesta di comportamenti corretti da parte della Cina. “Finora non è stato fatto – ha concluso Scordamaglia – probabilmente perché la politica europea è troppo condizionata dalla Germania che in Cina ha degli interessi ben più superiori ai nostri, come ad esempio l’export di auto ed altri prodotti, e per questo sempre più distante dalla nostra richiesta di standard elevati nel settore agroalimentare.” Il problema è che con un governo italiano particolarmente debole l’Europa rischia di dividersi fra interessi tedeschi e interessi francesi senza considerare la nostra voce, che nell’agroalimentare è il modello rappresentativo e qualitativamente di riferimento