Lo confermano i dati del Crif sull’andamento del rischio di credito di imprese e famiglie italiane che nel 2017 si è stabilizzato dopo oltre 13 trimestri consecutivi di forte decelerazione, raggiungendo livelli inferiori a quelli del periodo pre-crisi.
Come ha spiegato Maurizio Liuti del Crif, ai microfoni della trasmissione SIAMO CIO’ CHE PAGHIAMO, “rispetto a qualche anno fa la situazione è cambiata radicalmente: da una parte le banche hanno meno problemi di raccolta e molta liquidità a disposizione, dall’altra i richiedenti, sia famiglie che imprese, sono oggi in condizioni più distese. Un quadro congiunturale nel tempo migliorato, infatti, consente maggiore serenità nella richiesta di un finanziamento poiché  è più facile poterlo rimborsare con meno problemi rispetto agli anni più difficili della crisi.”

Torna la fiducia. Ma gli anni più duri sono un ricordo vivo.

“Dopo i primi segnali della crisi all’inizio del 2009 – continua Liuti – c’è stato una sedimentazione delle difficoltà di famiglie e imprese: le famiglie hanno tirato il freno posticipando al futuro gli acquisti di beni durevoli, come la casa. Le imprese, invece, non potendo fare a meno del credito sono state portate a frazionare le esigenze di liquidità, cambiando la modalità: meno richieste di credito per investimenti e più finanziamenti per far fronte alla gestione corrente delle attività.” Con il punto di svolta netto degli ultimi tre anni comunque le condizioni congiunturali sono migliorate, riportando il rapporto Italiani-credito ai livelli pre-crisi.
In questa fase, a fronte di politiche espansive a livello monetario che garantiscono liquidità agli istituiti, si sviluppa il tema di maggior fiducia, attestata dal progressivo ripiegamento degli indicatori di rischio. “Le famiglie e le imprese negli ultimi anni sono tornate a ripagare regolarmente i finanziamenti accesi, anche se nel nostro Pese non c’è mai stato il rischio di sovra indebitamento, perché il rapporto con il credito è molto sano; famiglie imprese hanno un comportamento molto prudente e questo ha aiutato le banche ad avere meno vinicoli nell’erogazione di credito.”

Gli Italiani e il mattone.

Questione emblematica è quella riferita ai mutui: l’Italia è il paese in cui il mercato immobiliare è sempre stato una componente importante dell’economia, anche nella crisi. Negli anni più duri meno del 40% delle compravendite è stato sostenuto dal mutuo: “la prima forma di finanziamento – conclude Liuti del Crif –  non è stata la banca ma la famiglia, che vi si è sostituita per sana prudenza. Così è calata la richiesta di mutui, che da un anno all’altro si sono dimezzati. Ora il quadro è cambiato, se non ci saranno shock pesanti sulla congiuntura economica, la rischiosità (figlia della prudenza sia delle banche ad erogare credito a soggetti a rischio insolvenza sia di famiglie ed imprese a contrarre debiti) ripiegherà ulteriormente, riportando un equilibrio sano che può far guardare al futuro con serenità.”