Scuola e famiglia, due istituzioni, due capisaldi della nostra società, vivono un periodo di conflittualità che sfocia, oramai quotidianamente, in comportamenti violenti e aggressioni perpetrate dai genitori nei confronti dei docenti dei propri figli. Quello che è emerso con ragionevole certezza è che per arrivare allo scontro, talvolta fisico, basta ben poco. Un rimprovero, una nota, un rimbrotto ed ecco che lo studente umiliato fa ricorso all’aiuto di una famiglia che non mette mai in dubbio la sua versione dei fatti, che non concede il minimo credito al professore, che, il più delle volte, non ha il minimo rispetto del suo ruolo e della sua professionalità.

Gli episodi che ci troviamo a leggere nelle pagine di cronaca dei maggiori quotidiani nazionali sono diversi e, il più delle volte, nemmeno comparabili. Quel che resta particolarmente grave ed è comune a tutti i casi, è lo svilimento che si è fatto della figura del professore, perseguito attraverso la cieca credenza al luogo comune: i professori sono tutti fannulloni, hanno tre mesi di ferie l’anno, lavorano solo 18 ore a settimana. Tutte distorsioni di una realtà molto più complessa, che pochi conosco a fondo e che in molti si sentono in grado di giudicare.

Pino Turi, segretario nazionale Uil Scuola, ha espresso il suo parere a riguardo ai microfoni di radio Cusano campus:

«La deriva è iniziata quando sono stati ignorati i valori fondanti dei decreti delegati degli anni ‘70.  A partire dagli anni ‘90 in poi si è cercata una connotazione diversa per la scuola. Ora bisogna ridarle dignità. E non si tratta solo di dare dei soldi ai nostri insegnanti.  I soldi sono importanti ma pensare che siano l’unico obiettivo è un errore.  Ridurre la funzione insegnante a prodotto da erogare sul mercato è cosa alla quale non intendiamo né pensare, né rassegnarci. Siamo fortemente contrari al modello proposto dalle logiche neo liberiste. Quando si trasforma la scuola della Costituzione in un servizio a domanda individualizzata, basato su un modello aziendalista, e i clienti del servizio ritengono di avere un diritto, se non sono soddisfatti, reagiscono anche in questo modo. I genitori non si sentano clienti della scuola».

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