Resilienza: “dal latino rimbalzare. Significa anche resistere, ma come definizione non è che mi piaccia tanto. Secondo me essere resilienti significa avere la capacità di tornare ad uno stato di equilibrio, dopo un evento traumatico, ed è anche data dal modo di fronteggiare le crisi, e rendere il cambiamento una risorsa di crescita”, ha affermato Sabrina Rodogno a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus.
Come aiutare i bambini a diventare adulti resilienti?
Qual è il compito del genitore, nel percorso di crescita dei figli? La dottoressa Rodogno ritiene sia importante evitare giudizi. “Un bambino che cresce sotto giudizio sarà una persona timorosa, destinata a crescere con la paura di sbagliare, quindi non resiliente. I genitori hanno un ruolo fondamentale che comincia con loro, ma che deve continuare a scuola”, ha osservato Rodogno.
Il diritto di sbagliare
“Ad ogni bambino deve essere concesso il diritto di sbagliare, è la condizione giusta per ricominciare. I bambini devono imparare ad adattarsi in ogni contesto, non vanno tenuti in gabbia. Bisogna trasmettere loro il valore delle relazioni e il senso di realtà, cercando di trasmettere la consapevolezza che nel peggiore dei casi passerà.”
Resilienza: anche il mondo della scuola ha delle responsabilità. Quante volte è capitato di prendere un brutto voto? O di tornare a casa delusi dalla riuscita di un compito? “Per i ragazzi e per gli insegnanti è importante avere obiettivi chiari, procedere un pò alla volta e rendere gli errori risorse di miglioramento”, ha affermato Sabrina Rodogno.
La resilienza attraverso il linguaggio del corpo
E’ possibile riconoscere una persona resiliente dal linguaggio del corpo: “Uun individuo positivo non si lascia bloccare dall’ansia, i piedi sono ben piantati per terra, lo sguardo è ben aperto. Al contrario i non resilienti avranno il respiro bloccato dall’ansia, lo sguardo basso, le spalle chiuse”, ha ricordato l’esperta.
Di quanto tempo si ha bisogno per superare un trauma?
Dipende dall’accaduto. “Le relazioni sentimentali necessitano di tempo, di almeno sei, sette mesi. Il tempo è fondamentale, tanto ma non troppo. Giorno dopo giorno qualcosa dentro di noi cambia.”