Ivan Lendl il tennista di Ostrava
capace di conquistare il Mondo
La storia di Ivan Lendl da Ostrava, Cecoslovacchia, uno dei più forti tennisti di sempre. Nasce il 7 marzo 1960.
E’ il giocatore di Tennis rimasto al primo posto del ranking mondiale per il più alto numero di settimane, 270, primato strappato al grande Jimmy Connors. A sua volta il capitano della nazionale di Coppa Davis che rifilò un pesante 4-1 all’Italia a inizio anni 80, sarebbe stato superato da Pete Sampras e l’americano da Roger Federer.
Se pensiamo a Ivan Lendl al torneo di Wimbledon il bilancio non è positivo: dal 1983 al 1990 ha perso due finali e cinque semifinali in otto edizioni. Negli altri grandi tornei ha vinto otto titoli del Grande Slam e quello di Campione del Mondo per ben quattro volte.
In totale Ivan Lendl ha vinto 94 tornei oltre ad altri 50 esterni al circuito ATP, a 6 titoli di doppio e a un montepremi che supera i 21 milioni di dollari.
Da Juniores è presto numero 1 al mondo. Da Senior, Lendl è considerato il più forte del suo decennio, anche in presenza della parabola discendente di Borg, della complicata convivenza con Connors, Mc Enroe, Wilander, Edberg e l’astro nascente Boris Becker, il più giovane vincitore di Wimbledon. A soli 21 Lendl si trasferisce negli Stati Uniti.
Nel 1979 arriva in finale a Bruxelles, perdendo da Taròczy, e in semifinale al Canada Open dove è sconfitto da Borg. In Francia batte al terzo turno il grande campione Arthur Ashe poi cede agli ottavi a Vitas Gerulaitis. Uscirà, il cecoslovacco, al primo turno di Wimbledon, e al secondo degli US Open. Intanto questo diciannovenne così determinato è numero 20 al mondo.
Nel 1980 Lendl raggiunge i primi risultati. Perde la seconda finale da Professionista, con Victor Amaya ma ad aprile vince il Torneo di Houston contro Eddie Dibbs. A Parigi e Londra esce al terno turno: ad agosto batte Borg, uno dei più forti d’ogni tempo, a Montréal. A Flushing Meadows perderà ai quarti di finale da John McEnroe. Poi vince a Barcellona contro Vilas, a Basilea dove per la prima e la sola volta in carriera, batte Borg in finale; e Lendl vincerà in chiusura di stagione i tornei di Tokyo, Hong Hong e Taipei. Tutto questo lo porta al 6° posto della classifica mondiale, per la prima volta nei Top Ten.
La consacrazione di Lendl tra i grandissimi arriva nel 1981. A Richmond in Virginia perde la finale con Noah e a La Quinta da Connors, ma vince i tornei di Stoccarda e Las Vegas. A Parigi arriva in finale in un torneo del Grande Slam per la prima volta: batte McEnroe ai quarti e Clerc in semifinale, ma perde da Borg nell’ultimo atto dopo aver tolto al fortissimo svedese gli unici due set del torneo. Esce a Parigi e Londra subito, deludendo, e agli US Open trova la stessa, nefasta sorte.
Ma Ivan il terribile vince a Madrid, Barcellona, Basilea, Vienna e Buenos Aires. Oramai lo conoscono tutti. E vincerà i Masters che si giocano a fine anno avendo la meglio su McEnroe e Gerulaitis. Lendl è adesso il numero 2 al mondo: ha giocato 21 torneo vincendone 10 e arrivando in finale in 15. Non può essere casuale, tutto questo.
Nel 1982 inizia bene conquistando i trofei di Delray Beach, Genova, Montecarlo, Strasburgo, Francoforte e Houston. 44 vittorie consecutive, solo due in meno di Guillermo Vilas. Vince a Forest Hills ma, a sorpresa, a Parigi, da testa di serie numero 2, è eliminato dal giovane debuttante Mats Wilander, che poi vince il torneo. Lendl non va a Wimbledon per preparare, vincendo i tornei di Washington e North Conway, gli US Open. Perde in finale contro Connors, il più duraturo mancino di ogni tempo.
Ai Masters che si giocano a fine anno Lendl si prende le opportune rivincite con Yannick Noah, Jimmy Connors e John McEnroe aggiudicandosi il secondo anno di fila la rassegna dedicata ai più forti. Al termine dell’anno il cecoslovacco ha vinto 15 tornei ed è 3° in classifica, dietro ai due statunitensi.
I suoi anni migliori sono stati quelli tra il 1983 e il 1991. Nell’83 vince a Milano, dove aveva perso due volte da McEnroe e Curren. Il 28 febbraio diventa il 1° al mondo ed è il primo anche a diventarlo senza aver ancora vinto nessuno, tra i tornei del Grande Slam. Lo sarebbe stato fino al 1998. Lendl dura in testa per 11 settimane prima di cedere di nuovo a Connors il simbolo del primato. Ci sarebbe tornato, in vetta alla classifica, il futuro statunitense. Ma col tempo.
Perché a Parigi e Londra esce in un amen, vince a Montréal ma perde la finalissima degli US Open, superato ancora da Connors. Lendl torna in vetta al mondo subito, grazie ai successi ottenuti a San Francisco e Tokyo. Anche se perde, per mano di Wilander, la quarta finale di un torneo del Grande Slam, in Australia. Ai Masters, vinti per due anni, perde in finale con McEnroe e scende al secondo posto della classifica mondiale.
Il 1984 è l’anno di McEnroe, che vince praticamente tutti i tornei mentre a Lendl resta ben poco. I due si affrontano in finale al Roland Garros: Lendl in semifinale ha eliminato Wilander e rovina allo statunitense il Roland Garros. Sotto due set il cecoslovacco rimonta vincendo 6-4 7-5 7-5 per il totale 3-2 che lascia senza parole un fischiatissimo McEnroe infuriato per la sconfitta – a suo dire la più bruciante della carriera. Lascia il palco della premiazione senza fare alcun commento, e ricevendo fischi dal pubblico come mai gli sarebbe poi capitato. Per il 24enne di Ostrava è il primo titolo del Grande Slam.
Dopo la rabbia di Parigi McEnroe torna il più forte battendo Connors che in semifinale aveva superato Lendl. Questa volta McEnroe si prende la rivincita agli US Open sul temibile Ivan. Tanto che lo statunitense diventa 1° nella classifica.
Nel 1985 Lendl vince solo le WCT Finals battendo Edberg, altro talento svedese, e a New York dove supera Yannick Noah, Connors e McEnroe. E’ il secondo titolo del grande Slam. Poi vince a Stoccarda, Tokyo, Sidney e Wembley. In Australia perde da Edberg. Chiude l’annata con 11 tornei vinti ed è numero 1 del ranking mondiale, rinforzando la posizione con la conquista anche del Master battendo Boris Becker.
Nel 1986 Lendl batte tutti a Philadelpha, Milano, Boca Raton e Fort Myers, perde a Chicago da Becker. Ma vince gli Internazionali d’Italia a Roma e a Parigi. A Wimbledon perde da Becker, vero specialista sull’erba. Ma Lendl torna a trionfare al di là dell’Oceano, negli US Open, contro il connazionale Mecir.
Lendl sarà a digiuno fino a dicembre quando vince il quarto Masters consecutivo, il secondo di fila. Per tutto l’anno è e resta il numero 1.
Nel 1987 perde a sorpresa in finale a Wimbledon con l’altro specialista del verde Pat Cash. Vincerà agli US Open la seconda volta in 5 finali giocate consecutivamente. Ai Masters arriva alla settima finale di fila superando Wilander. E’ la quinta vittoria nel torneo dei più talentuosi tennisti del mondo. E resta sempre più numero 1
Nel finale di stagione raggiunge la settima finale consecutiva al Master e la vince contro Wilander. Come l’anno precedente è rimasto in vetta alla classifica mondiale per tutto l’anno. Diventare cittadino americano.
Nel 1988 perde ancora in Australia in semifinale, da Pat Cash. Vince a Roma e Montecarlo ma a Parigi Jonas Svensson lo caccia fuori in soli tre set. Esce anche a Wimbledon, al penultimo atto, grazie a Becker. All’US Open è finale ma perde con Wilander in cinque ore. Lo svedese diventa, dopo 157 settimane di fila, lo scettro del tennis mondiale, che era arrivato a sole 3 settimane dal record di Connors. Nel finale di stagione Ivan raggiunge la sua nona ma ultima finale consecutiva ai Masters, ma questa volta vince Boris Becker. E’ ora il numero 2 della classifica mondiale.
Ma il 1989 sarà l’anno del riscatto assoluto: vince per la prima volta in Australia davanti a McEnroe, Muster e Mecir, e il 30 gennaio torna 1°: resterà, questa volta, il più forte per 80 settimane.
Come tutti i grandi campioni può succedere di inciampare in una partita singolare per episodi e sorte che volta le spalle. Dopo aver vinto a Scottsdale e Miami, Lendl al quarto turno del Roland Garros esce a sorpresa con l’americano di origini cinesi Michael Chang. L’incontro dura 4 ore e 38 ma nel quinto set succede una cosa stranissima. Chang avanti per 4-3 con il suo servizio fa imbestialire l’illustre avversario battendo non di dritto ma a mo’ di cucchiaio, dal basso. Alla fine avrebbe vinto Chang.
Pur giocando un grande Wimbledon Lendl si vide sbarrata la strada in semifinale ancora da Becker. Prova a rifarsi in America dove caccia fuori Courier, Mayotte e Agassi ma è ancora Becker a batterlo, questa volta in finale, l’ottava consecutiva giocata dall’ex cecoslovacco. Lendl vincerà a Bordeaux, Sidney e Stoccolma ma nei Masters esce in semifinale per merito di Edberg. Chiude l’anno al primo posto della classifica mondiale con 10 tornei vinti.
Nel 1990 vince in Australia dove riesce a difendere quanto vinto 12 mesi prima e centra l’ottavo titolo del Grande Slam. Conquista Milano e Toronto cedendo in finale a Becker a Stoccarda. Rinuncia agli Open francesi per vincere, lo dichiarò apertamente, Wimbledon. Ma pur vincendo il prologo al Queen’s Club, perde in semifinale nel torneo più rilevante da Edberg. Il 12 agosto 1990 sarebbe stato l’ultimo giorno, in vetta alla classifica ATP, dove è stato, in tutto, 270 settimane, nuovo record. Agli US Open esce per mano del diciannovenne e prossimo vincitore Pete Sampras.
Lendl vince a Tokyo e a ottobre nei Masters, ma a fine anno sarebbe sceso, con 5 tornei vinti, al 3° posto nella graduatoria mondiale.
Giocherà fino al 1994 ma l’ultimo anno ad alti livelli è il 1991: vince a Filadelfia e Memphis, perde in Australia in finale con Becker e non va in Francia, sempre in favore di Wimbledon, dove non arriva oltre il terzo turno. Batte Edberg a Long Island ma a New York sbatte contro la bravura e la potenza ancora dello svedese.
Con soli 3 tornei vinti passa al 5° posto e piano piano si avvia verso il viale del tramonto. Avrebbe poi recitato il ruolo di bravissimo allenatore di diversi atleti di livello assoluto.
Nella vita privata Ivan ha avuto subito le idee chiare. Il 16 settembre 1989 si sposa Samantha Frankel che gli dà 6 figlie.
Nel 2001 Ivan Lendl cecoslovacco di Ostrava, viene inserito nella International Hall of Fame, per i grandi e costanti successi avuti in campo. E’ stato forse il primo tennista moderno del periodo che si apprestava a salutare Borg e McEnroe: potente, capace di tenere distanti dalla rete gli avversari e con qualche numero importante sia nel dritto che nel rovescio.