Italia, pochi laureati. Melotti: “Risultati strani e che fanno male”. Per fortuna che c’è la Romania a tirarci su di morale e a darci la possibilità di non ragionare da ultimi della classe. Stiamo parlando della classifica che emerge dall’ultimo rilevamento dell’Eurostat sul livello d’istruzione nel 2017, secondo cui, nonostante un netto miglioramento rispetto agli anni scorsi, l’Italia si attesta al 26,5% in fatto di laureati, penultimi nell’area Ocse per la miseria di 0,2 punti percentuali, ciò che ci separa dai pari età romeni, ultimi ma con margini di miglioramento superiori ai nostri.
Come ci si possa posizionare così in basso in classifica a fronte di un livello di istruzione sicuramente non eccellente ma nemmeno così scarso, è la domanda del giorno, se non dell’anno. Per cercare un a risposta che tenga conto degli innumerevoli fattori in campo, tutti da tenere in rispettosa considerazione, Radio Cusano campus ha contattato il prof. Marxiano Melotti, docente di Sociologia dell’educazione presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università N. Cusano.
“Sono risultati strani e che fanno male ma non possono che restituire il risultato di anni in cui la politica ha smesso di credere e di investire nel sistema accademico italiano. Se volessimo ragionare attorno ai principi della società dei consumi e della società del marketing l’assunto sarebbe il seguente: dai poco, prendi poco. Paghiamo tutti, le generazioni future, il sistema Italia. Una formazione minore e una competenza sempre più labile non fa che pensare ad un futuro buio, in cui si fatica a credere ad una classe dirigente valida e preparata. Quello che fa più rabbia, e lo dico da docente universitario, è che la qualità dell’offerta formativa italiana non corrisponde ai risultati che ci troviamo a leggere e alle posizioni in classifica che ci troviamo ad occupare. La qualità delle nostre università è tratteggiata dalla nostra storia e dalla nostra tradizione, su questo possiamo misurarci con i migliori atenei del mondo. Purtroppo, tutto questo sembra non convincere i giovani”.
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