Gianni Bugno due volte Campione del Mondo e forza della natura
mista al talento e a un senso tattico di grande spessore
Non è facile diventare Campione del Mondo due volte. E non è facile inanellare i due successi uno appresso all’altro. E’ successo grazie al ciclista italiano Gianni Bugno, grande campione delle due ruote.
Nato a Brugg, Svizzera tedesca, il 14 febbraio 1964, ma da sempre residente a Monza: di recente il Bi-Campione del Mondo ha compiuto 54 anni e ha rivestito anche il ruolo di dirigente sportivo.
Ciclista professionista per 13 stagioni, dal 1985 al 1998, è stato campione iridato nel 1991 a Stoccarda e, dodici mesi dopo, a Benidorm, con due stoccate di quelle che restano nella memoria collettiva e nell’immaginario degli sportivi appassionati di Ciclismo.
Il suo percorso lo vede salire dai Dilettanti ai Professionisti nel settembre del 1985, agli ordini di Franco Cribiori, popolare direttore sportivo dell’Atala.
La prima grande corsa a tappe vinta è il Giro del Piemonte del 1986.
Nel 1988 Bugno passa alla Chateau d’Ax/Gatorade di Vittorio Algeri e Gianluigi Stanga, restando per 6 anni. Sarà la squadra capace di spedirlo, di gran carriera, in Nazionale in pianta stabile, in quelli che sarebbero stati i migliori anni di questo atleta dotato di grande coraggio e perspicace lettura tattica delle gare.
Tanto che è 2° al Giro di Lombardia, la corsa tra le strade di casa sua, che non si sarebbe mai aggiudicato, tuttavia. Quell’anno lo vinse Charly Mottet. E Bugno arriverà 6° al Lombardia 8 anni dopo, nel 1996.
Il triennio che presenta Bugno come presente e futuro del Ciclismo viene introdotto dai suoi tre Giri dell’Appennino consecutivi, dal 1986 al 1988. Il primo dei quali, appena divenuto professionista, è ottenuto allo sprint su un certo Francesco Moser.
Prima che l’annata sportiva 1988 finisca, tra le corse di una regione intera, Gianni Bugno vince il Giro di Calabria.
Sempre nel 1988 il bravo Gianni sarà 2° anche nella Gand-Wevelgem, terribile corsa nei paesi fiamminghi che mette a dura prova il fisico più che l’aspetto psicologico di un corridore delle due ruote.
Chiude l’anno con un’ottima Coppa Agostoni portata a casa.
Nel 1989 inizia il suo particolare rapporto con il Campionato Italiano, dove arriva una prima volta al secondo posto, battuto al fotofinish da Moreno Argentin. Sarà secondo anche 4 anni dopo, quando nel ’93 vince, ma per distacco, Massimo Podenzana.
Bugno riesce a prevalere anche nella difficile Tre Valli Varesine impreziosendo il concetto di ciclista completo.
Nel 1990 l’Italia e il Mondo si accorgono di Gianni Bugno perché vince la cronometro iniziale al Giro d’Italia, indossa la maglia rosa dalla prima all’ultima tappa. Era accaduto, prima della Seconda Guerra Mondiale, soltanto a due autentiche leggende, una cosa così clamorosa: a Costante Girardengo e Alfredo Binda. E in quell’anno Gianni Bugno inizia ad assaggiare il podio al Campionato del Mondo su Strada: è 3° a Utsunomiva, in Giappone.
Sempre nel 1990 Gianni Bugno vince la Milano-Sanremo e, per una serie di piazzamenti a punti nelle grandi classiche, conquista la Coppa del Mondo, speciale classifiche che apre al brianzolo le porte della fama planetaria.
In questa speciale graduatoria arrivò altre due volte tra i primi 10, 7° nel 1994 e 6° nel ’95, anno in cui porta a casa la seconda Coppa Agostoni.
Il primo Campionati del Mondo dei due vinti dal monzese, nel 1991, a Stoccarda, vede il ciclista italiano inserito nella decisiva fuga a quattro. Con grandi calibri, che riesce a precedere. Da Steven Rook al temibile colombiano Alvaro Mejia, ma soprattutto Miguel Indurain. Con la sagace regia sull’ammiraglia azzurra del più grande commissario tecnico di ogni tempo, l’indimenticabile toscano Alfredo Martini.
Nel 1991 Bugno vince anche la Clasica di San Sebastian, nei Paesi Baschi, dopo una strepitosa fuga solitaria di ben 30 chilometri, in casa degli spagnoli: in quel periodo era impensabile, una cosa del genere.
A proposito delle sfide con Miguel Indurain: il ciclista iberico vince il Tour de France 1991 e Bugno arriva 2°, tra gli applausi. Già perché sia l’anno precedente che in quella circostanza, Gianni si era aggiudicato la terribile tappa dell’Alpe d’Huez. Che era e resta una delle più difficili al mondo, affascinante ma capace anche di seminare ritiri e rinunce per strada.
In quei 13 anni da Prof ha vinto 72 corse primeggiando in 9 tappe al Giro d’Italia, che ha vinto nel 1990.
A tutto questo si aggiungano 4 vittorie di tappa al Tour de France e 2 alla Vuelta, che sarebbe il Giro di Spagna. Quindi una Milano-Sanremo, una Milano-Torino, un Giro dell’Emilia e un Giro delle Fiandre, che è uno dei più duri appuntamenti per le diverse superficie praticate. In questa stagione Bugno si toglie la grande soddisfazione di mettere in bacheca una corsa di grandi tradizioni, il Giro del Trentino, regione che ha sfornato grandissimi campioni, vedi Moser e Fondriest, che due anni prima era diventato Campione del Mondo a Renaix, in Belgio.
Tra quelli della sua generazione e anche nei successivi 25 anni, Gianni Bugno è stato uno degli ultimi a poter conquistare sia le grandi corse a tappe che le gare di un giorno. Come gara di un solo giorno va considerata, per esempio, il Campionato del Mondo su Strada.
Il 1990 è importante, nella vita dell’uomo Gianni Bugno, perché nasce il primo dei due figli del campione brianzolo e futuro pilota di elicotteri.
Come ciclista dobbiamo tener conto che il corridore lombardo vinceva in volata ma anche in montagna e anche nelle sfide col cronometro. Tanto che nel 1991 vince la Bicicletta Basca, corsa a tappe della regione che fa parte della Spagna, salita agli onori degli appuntamenti internazionali perché sempre frequentata dai grandi corridori di tutti i paesi del mondo, compresi i colombiani e gli europei.
Ma soprattutto ottiene la maglia tricolore di Campione d’Italia per la prima volta, ne avrebbe vinte 2, in occasione del Giro del Friuli.
L’Unione Ciclistica Internazionale, nella sua speciale classifica mondiale, lo ha valutato numero 1 assoluto dal 1990 al ‘91, anche se il secondo campionato lo ha vinto nel 1992.
Questo anno sarà importante perché, prima di andare a difendere la maglia iridata di Campione del Mondo, Bugno si conferma tra i più bravi ai Campi Elisi. In un Tour vinto ancora da Miguel Indurain, con Claudio Chiappucci secondo e il polivalente monzese arrivato 3° nella capitale francese.
In precedenza era stato 2° al Giro di Svizzera e 3° al Giro del Delfinato. Ma è un anno fantastico: vince la Milano-Torino, il Giro del Lazio, che è tutto tranne che una manifestazione semplice, e un Giro dell’Emilia.
Nel 1992 il bis che l’Italia di Alfredo Martini ha saputo concedere, proporre e imporre, un anno dopo, proprio in occasione dell’appuntamento mondiale di Benidorm, in Spagna. Bugno ha la porta spalancata da un grandissimo lavoro tattico, che gli apre una difficile volata. Un capolavoro, ancora una volta, del nostro selezionatore.
Gianni Bugno ha vinto 2 Mondiali ed è dietro a pochissimi eletti. Tra questi l’italiano Alfredo Binda, Eddy Merckx e Rik Van Steenbergen, belgi, lo spagnolo Oscar Freire e lo slovacco Peter Sagan. Questi ciclisti ne hanno vinti 3, con Sagan che li ha conquistati, record assoluto, uno dietro l’altro, mettendo insieme tre stupende perle.
In tutto questo di Bugno non vanno dimenticati i due secondi posti alla Amstel Gold Race del 1993 e alla Liegi-Bastone-Liegi, classica invernale di quelle tra le più “toste” in assoluto.
Nel 1994 Gianni Bugno, non pago, passa alla Team Polti, con la quale si aggiudica il Giro delle Fiandre battendo, addirittura, il velocista Johan Museeuw al fotofinish in volata. A testimonianza del grande valore atletico e tecnico di Bugno.
Quell’anno viene fermato per la troppa caffeina riscontrata a un controllo antidoping: è fermato per tre mesi.
Quindi per due anni corre per la MG Maglificio-Techogym con il grande d.s. Giancarlo Ferretti, e con questa casacca arriva 2° al Gran Premio di Svizzera nel 1995. Anno in cui vince il Giro del Mediterraneo e il Campionato Italiano, a proposito di corse di un giorno, in quell’occasione rappresentato dal “Trofeo Matteotti”. Infine un altro biennio lo avrebbe vissuto da uomo di punta della squadra della Mapei.
Bugno si ritira dalle corse, forse pago di quanto ottenuto, a 34 anni, siamo nel 1998, e chiude col Giro di Lombardia.
Nel 2000 si dedica al volo: diventa pilota di elisoccorso e dell’elicottero che riprende il Giro d’Italia dal 2008 in poi.
Nel dicembre 2005 è nominato Caval
ere d’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.