Quando si parla di Olocausto, il nostro pensiero va ai 6 milioni di ebrei uccisi per un’ideologia antisemita che si diffuse in un’intera nazione. A volte, però dimentichiamo che ognuna di quelle persone aveva una storia e un futuro davanti, come Franceska Mann, o Franceszka Mannówna, un’ affascinante ragazza ebrea e polacca che sognava di diventare una ballerina. 

Il riscatto di Franceska Mann

La storia di Franceska Mann ha come protagonista una promettente ballerina che il 23 ottobre 1943 venne condotta nel campo di sterminio ad Auschwitz-Birkenau, insieme ad altri 1700 ebrei. Non esiste un documento che parli di lei, solo alcune notizie raccontate da altri sopravvissuti. Sul suo passato esistono diverse versioni: secondo alcuni collaborò con i tedeschi, secondo altri lavorava in un night club a Varsavia. Ad ogni modo, parliamo di tempi difficili, oscuri e confusi dove nulla è certo a parte il fatto che il destino di questa donna era già segnato.

In quei mesi, i tedeschi avevano detto che gli ebrei che avrebbero potuto essere liberati dietro pagamento di denaro. La storia ha un senso, molte persone infatti ci credettero e alcune organizzazioni ebraiche cominciarono a mandare documenti (falsi) e soldi verso il ghetto di Varsavia. In realtà era solo una trappola per indurli ad uscire dai nascondigli.

L’ Hotel Polisk Affair

A Varsavia c’era un antico hotel, il Polski, per cui passò anche Franceska. Nel 1943, l’edificio venne utilizzato dai tedeschi come luogo di intrattenimento per gli ebrei. Tra le tante cose che accadevano nelle stanze dell’albergo c’ era anche la possibilità di acquistare passaporti per poter lasciare la città e andare in Sud America. Ben pochi  riuscirono a lasciare la Polonia. Furono centinaia di ospiti del Polski furono fucilati nella caserma vicino e tanti altri vennero imbarcati in un treno Auschwitz-Birkenau, con la scusa di dover essere disinfettati prima di passare la frontiera.

Da quelle docce però non è mai uscita acqua, ma gas e Franceska Mann capì ben presto che si trattava di un inganno: lei e le altre donne che si stavano spogliando per entrare nella “doccia” non verranno mai disinfettate per poi essere mandati in Svizzera, ma uccise. Quando la ballerina capì che è tutto era perduto, decise che non sarebbe morta da sola. Improvvisò uno spogliarello da professionista coinvolgendo il militare che le puntava l’arma contro intimandole di spogliarsi. Quando restarono solo le scarpe, però la donna se ne tolse solo una e la tirò in pieno volto al soldato che perse l’equilibrio. Lei gli sottrae la pistola e sparò due colpi allo stomaco all’uomo ferendolo a morte. Inoltre riuscì a ferire anche altre due SS, provocando una rivolta tra le donne presenti nella stanza che aggredirono gli altri militari.

Cosa sia accaduto dopo non è chiaro, ma è certo che in comandante del campo ed altre SS entrarono nella stanza armati di mitra e bombe a mano, riportando l’ordine.

Il 23 ottobre del 1943 finì la vita e la storia di Franceska Mann. Ad oggi continua ad essere ricordata come l’eroina di Auschwitz, l’unica donna ebrea che alla soglie della camera a gas ha avuto la forza e la prontezza di ribellarsi.