Facebook, il social network lanciato nel 2004, e ideato da Mark Zuckerberg & c., inizialmente progettato per incontrare gli amici universitari, continua a subire critiche: Beppe Severgnini dice che ha tradito gli utenti, e Vittorino Adreoli ritiene che sia per frustrati. Dov’è la verità? Come dovrebbero essere utilizzati i social network? Quali caratteristiche possiedono? Ne abbiamo parlato con Barbara Volpi, autrice di “Genitori digitali”, edito Il Mulino, intervenuta a #genitorisidiventa, su Radio Cusano Campus: “Sono perplessa. Credo che il prof. Andreoli abbia voluto mettere l’allarme su un uso inadeguato dei social network estremizzandone le paure. Alcuni dati di ricerca hanno messo in evidenza un abbassamento dell’empatia, ma questa è soltanto la punta dell’iceberg.”
La riflessione di Barbara Volpi
“Sono contraria al demonizzare Facebook, ci sono tanti altri social, ma voglio invitare ad una riflessione: dimentichiamo che l’uso improprio dei social è attuato dagli adulti e non dagli adolescenti. Basti pensare che quando è nato Facebook c’è stata un’impennata dei divorzi, per questo è necessario pensare ad un’educazione, una traiettoria di sviluppo da seguire su come dovrebbero essere utilizzati, a partire dalla prima infanzia. Siamo noi genitori che diamo il cellulare ai bambini, per questo vanno educati.”
I rischi in adolescenza
Facebook e mondo virtuale: il vero problema in adolescenza si manifesta al “momento in cui i ragazzi rimangono chiusi in casa, e hanno 200 amici virtuali, senza uscire e incontrare persone vere. Questo sta a significare che non hanno relazioni reali, ma solo virtuali.”
Gli errori degli adulti
“Ci siamo fatti prendere la mano, parlo degli adulti. La bacheca di Facebook nasce con un quesito: a cosa stai pensando? E’ necessario garantire un’educazione affettiva in famiglia, evitando di pubblicare momenti importanti, intimi, come l’allattamento della mamma al bambino. Il rischio dei social è questo. Se, invece, li utilizziamo in maniera inadeguata evitiamo gravi errori, che possono avere ripercussioni sui figli”, ha aggiunto la prof. Volpi.
I social network, quali differenze?
“Twitter che può essere un telegiornale, utilizzato dagli adulti più che dai ragazzi. Instagram mi mette più paura, è una diffusione di immagini: ora c’è la funzione racconta una storia, i ragazzi lo fanno con dei video e nel momento in cui debbono raccontare qualcosa alla fidanzata, in uno scambio relazionale, sono incapaci. Se crea solo relazioni virtuali il rischio di una patologia vera e propria c’è; ed è quello che gli adulti devono evitare.”