Danny Ainge quel “fastidioso”…bravo

Ha vinto 2 titoli NBA in campo e 1 da G.M. dei Boston Celtics

 

All’anagrafe è conosciuto come Daniel Ray ma per tutti è Danny Ainge, uno dei giocatori di pallacanestro dell’NBA con maggiore tecnica, tra quelli visti sui campi. Una sua caratteristica? Ha vinto tanto, ma è, come dire?, bianco. Già, questo biondo, ai tempi in cui giocava, nato a Eugene il 17 marzo 1959, ha fatto parte di uno dei più intensi periodi, nella storia dei Boston Celtics, di cui, dopo aver smesso le scarpe ginniche, sarebbe diventato addirittura general manager.

E pensare che questo “piccoletto”, alto soltanto 1 metro e 96 centimetri, ha giocato anche a Baseball, come tantissimi, tra i ragazzi degli Stati Uniti.

Ai tempi del liceo Daniel Ray è stato il solo liceale a far parte contemporaneamente delle squadra di Basket, Football e Baseball. Dopo la high school della sua città è entrato alla Brigham Young University: naturalmente eletto giocatore universitario dell’anno.

Poi entra tra i professionista della Major League, la Serie A del Diamante, il Baseball, coi Toronto Blue Jays.

Il dubbio glielo fa venire non una società qualsiasi, ma quella che è da sempre la più rappresentativa franchigia di pallacanestro almeno della East Coast, noi aggiungiamo di tutta l’America: si chiama Boston Celtics.

Lui era impegnato, nel Baseball, come 2° base, 3° base e addirittura Outfield, quelli più lontani, rispetto ai battitori, è stato il più giovane autore a battere un fuoricampo della squadra canadese: infatti ha spedito la palla esternamente dal montarozzo di battuta a 20 anni e 77 giorni.

Dopo 3 anni a praticare il Baseball, Danny Ainge si disse disponibile, siamo nel 1981, a essere scelto al draft nella NBA, ovvero la selezione che porta i giocatori osservati ai tempi delle università al piano di sopra, nell’Olimpo dei grandi della pallacanestro. E viene pescato dai Boston Celtics, che pagano la clausola rescissoria ai Toronto Blue Jays.

Nel libro autobiografico di Larry Bird viene menzionato il primo, disastroso allenamento di Danny Ainge. Il biondino dell’Oregon fa 0 su 19 al tiro, il che esalta l’ironia di Coach Bill Fitch. Quei numeri avrebbero fatto i danni anche nella vita sportiva precedente, del ragazzo di Eugene, il Baseball.

Esordio pessimo a parte, Ainge sarebbe stato uno dei più rilevanti e duttili giocatori, nei titoli NBA vinti nel 1984 e due anni dopo, dai Boston.

Di Danny Ainge è sempre piaciuto il carattere, ai compagni di squadra, anche troppo: nell’immaginario collettivo si ricordano due scontri: uno fisico, 1983, contro Atlanta. Litigò con Tree Rollins e venne espulso. E uno con Michael Jordan, definito trashtalking, ossia linguaggio spazzatura. Che costò ai duellanti un fallo tecnico, ai tempi delle sfide tra Chicago, la squadra di MJ, e i Phoenix Suns, la squadra in cui confluì il biondino dalla lingua lunga.

I Boston Celtics vincenti delle annate ’84 e ’86 erano una compagine clamorosa: Ainge, Robert Parish, Kevin Mc Hale, Larry Bird. La squadra che limitò la metà delle volte i Los Angeles Lakers di Jabbar, Magic Johnson, James Worthy. Squadre di giganti, non solo nel fisico: nel coraggio, nella tecnica, nelle ore di allenamento, nel voler vincere anche le partitelle tra amici.

Nel 1989 Ainge è ceduto ai Sacramento Kings, che nel 90 lo girano ai Portland Trail Blazers. Danny, che veniva proprio dallo Stato dell’Oregon, infiammò i tifosi suoi connazionali e amici dei paesi intorno a Eugene. Nel 1992 i Trail Blazers arrivano alle finali per il titolo ma perdono 4-2 contro gli Chicago Bulls di Sua Maestà Michael Jordan, Rodman e Pippen.

Nell’estate del 1992 Danny Ainge firma coi Phoenix Suns guidati dall’irascibile Charles Barkley, fresco della vittoria con il Dream Team alla prima occasione in cui la squadra degli Stati Uniti in un’Olimpiade era composta da giocatori professionistici.

I Phoenix Suns volarono a vincere la loro division ed entrarono ai play-off in pompa magna: ma i giocatori dell’Arizona persero dopo 62 vittorie e 20 sconfitte, 4 delle 6 partite di finale, ancora a opera e meriti degli Chicago Bulls.

Il 18 gennaio 1994 Danny Ainge divenne il secondo giocatore della storia ad aver messo a segno 900 canestri da 3 punti. Nella sua carriera ne ha segnati 1002 dall’arco dei sogni. Per un totale assoluto di 11964, una media di 11,5 punti per gara giocata.

Si ritirò nel 1995 e venne inserito nella Oregon Sports Hall of Fame, la Casa delle Celebrità dello Stato dell’Oregon.

Lasciato il parquet divenne capo allenatore dei Phoenix Suns dal 1996 al 99, quando decise di passare più tempo con la famiglia. Lasciò il posto al suo assistente, Scott Skiles.

Nel 2003 Danny Ainge è il General Manager dei Boston Celtics e nel 2007 passa il peggior momento nella storia del club. Paul Pierce, il più talentuoso, esprime il desiderio di andare via perché la squadra ha toccato il record di sconfitte, il secondo, nella storia del club. Parliamo di 24 vittorie e 58 sberle.

Ainge rispose comperando il talentuoso Kevin Garnett dai Minnesota Timberwolves e Ray Allen dai Seattle Supersonics. Con Paul Pierce venivano chiamati i Big Three e i Celtics arrivarono al miglior record dell’NBA, fatto di 66 vittorie e 16 sconfitte. Danny Ainge divenne il Manager dell’Anno di tutta la lega americana. I Boston Celtics giunsero alle Finali per il titolo dove vinsero in 6 partite contro gli eterni rivali Lakers, franchigia di Los Angeles. Per Boston quello dell’annata 2007-2008 è stato il 17° titolo.

In carriera Danny Ainge ha vinto da giocatore 2 titoli NBA, e un terzo da costruttore e architetto della versione appena elencata.

Rappresenta uno di quei casi di uomo vincente sia sul campo che dietro la scrivania. Cosa non semplice, da affermare, soprattutto in un mondo estremamente competitivo qual è quello del Basket dell’NBA.