Claudio Chiappucci, l’eterno secondo, al massimo terzo o quarto
Il ciclista varesino si è saputo misurare con giganti quali Indurain e Bugno
Claudio Chiappucci è stato uno dei più promettenti ciclista degli ‘80 e ’90 che l’Italia abbia provato a portare all’attenzione del professionismo su strada sia in Europa che nel Mondo.
Nato a Uboldo il 28 febbraio 1963 ha vinto tre tappe al Tour de France, una Milano-Sanremo e una tappa al Giro d’Italia, senza riuscire a diventare Campione del Mondo, manifestazione nella quale ha ottenuto una medaglia d’argento, suo miglior piazzamento in carriera.
Che inizia da dilettante con la conquista del campionato italiano di Seconda Categoria nel 1982, a 19 anni. Poi i Trofei Pigoni e Miele, la Comiada, la Settimana della Brianza e le graduatorie del Giro del Friuli Venezia Giulia, vinto insieme alla classifica dei Gran Premi della Montagna.
Il che lo porta all’attenzione del direttore sportivo della Carrera-Inoxpran, Davide Boifava: viene preso tra i Professionisti nel 1985. Claudio Chiappucci ci mette 4 anni e mezzo, prima di vincere qualcosa: conquista la Coppa Placci e il Giro del Piemonte.
Nel 1990 gli addetti ai lavori avversari e i semplici appassionati si accorgono di lui. Chiappucci vince la Classifica dei Gran Premi della Montagna al Giro d’Italia, e quindi è il migliore, tra gli scalatori.
Ma il meglio doveva evidentemente arrivare. E succede al Tour de France. Secondo giorno di gara. Vanno in fuga in 4: il navigato Steve Bauer, Franc Maassen, Roland Pensec e Chiappucci. Vince l’italiano con ben 10 minuti primi e 35 secondi sul gruppo dei favoriti per la maglia gialla finale.
Quando le tappe vanno in pianura tutto normale, per questi 4, nei giorni a seguire. Ma come si sale verso le Alpi, l’unico tra questi a restare nei pressi delle posizioni di rilievo in classifica generale è Claudio Chiappucci.
Tanto che per 8 tappe il lombardo veste la maglia gialla, simbolo del primato, in Francia. Ma la 20° tappa è una cronometro e lui ha solo 5 secondi di vantaggio sullo statunitense Greg LeMond. Che vince con 2’21” sull’italiano. Alla fine Chiappucci è 2°, ai Campi Elisi, con LeMond che vince il Tour e El Diablo, così viene ribattezzato il nostro rappresentante, è secondo. Ma è il primo italiano a tornare sul podio dal 1972, quando Felice Gimondi arrivò soltanto dietro a Eddy Merckx.
La stagione Chiappucci la conclude arrivando 3° nel prestigioso Campionato di Zurigo.
La stagione successiva, siamo nel 1991, vede Claudio Chiappucci confermare le sue qualità, sia da scalatore che da passista, dotato di raffinata intelligenza tattica, nel comprendere i momenti giusti per le fughe. E quali siano quelle giuste.
Tanto che vince la Milano-Sanremo, la più prestigiosa, tra le classiche del Sud-Europa. Lui attacca sulla discesa del Turchino con il compagno di squadra, il velocista e poderoso Guidone Bontempi. Il gruppo prova a rientrare ma prende solo il più grosso, dei due. Il minuto atleta lombardo si porta appresso Charly Mottet, Jelle Nijdam e Rolf Sorensen, l’ultimo a tenere testa a Chiappucci. Che vince con 45” di distacco sul danese, e 57 sul gruppo.
Poco dopo l’italiano vince il Giro dei Paesi Baschi, è terzo nella difficile Freccia Vallone, e al Giro d’Italia è superato dal solo Franco Chioccioli. Niente male perché El Diablo vince la maglia a ciclamino della classifica a punti.
Chiappucci arriva 3° al Campionato italiano su strada, al Tour conquista la tappa di Val Louron, la classifica del miglior scalatore e il premio della combattività. E in classifica generale? Beh, lì vince un certo Miguel Indurain e 2° arriva a Parigi tale Gianni Bugno, già campione del mondo da un anno e in via di riconferma a Benidorm, di lì a poco.
Nel 1992 Chiappucci vince il Giro del Trentino ed è ancora 2°, al Giro di casa nostra, dietro a Miguel Indurain. E per la terza volta è sul podio al Tour de France. Ancora 2°, ancora dietro a un imprendibile Indurain. E lui, di nuovo, è il migliore, in salita, e per il premio del più indomito, per la grinta espressa.
Merita una citazione, con tanto di riferimento storico di assoluto rilievo, la tappa del 18 luglio ’92, da Saint Gervais al Sestriere. Il percorso era stato estratto dalla tappa che il 6 luglio di 40 anni prima, 1952, aveva visto Fausto Coppi in fuga per 192 chilometri. Primo su cinque colli alpini di Prima Categoria, e primissimo, al traguardo.
Quel giorno Chiappucci attaccò dopo la prima asperità, il Saisies: resta in fuga per ben 6 ore e mezza, per un totale di 200 chilometri. Con lui provano ad andare Indurain e Bugno, detentore del Tour e prossimo al bis, l’altro due volte Campione del Mondo. Vinse Claudio Chiappucci con 1’45” sugli avversari.
Sul finale di stagione, tra agosto e ottobre, Chiappucci arriva secondo nella Clasica di San Sebastian, Paesi Bachi, dietro a Raùl Alcalà, e sarebbe giunto 2° al Giro di Lombardia, dietro a Tony Rominger. Comincia a inanellare piazzamenti utili a frequentare la borghesia della classifica di Coppa del Mondo.
Nel 1993 il ciclista della provincia di Varese è 3° alla Freccia Vallone, 2° al Tour de Romandie e al Giro del Trentino. Al Giro d’Italia è 3° pur vincendo la tappa di Corvala in Val Badia, zona cara alla nostra più grande campionessa, delle due ruote, Maria Canins.
Chiappucci di quel Giro vince la maglia verde a punti dei Gran Premi della Montagna.
Al Tour vince la sola tappa di Pau, ma è 6°, alla fine.
Tra le prove di più importante notorietà, inserita tra quelle della Coppa del Mondo a punti, vince la Clasica di San Sebastiàn, dopo aver superato il compagno di fuga Gianni Faresin.
Il 1994 è un anno complicato, per il varesino, un discreto talento, forse, al quale è mancato il grandissimo acuto. Infatti è 4° nella Liego-Bastone-Liegi ma resta dopo tre anni giù dal podio al Giro d’Italia. Una edizione in cui giunge 5° dietro a un giovanissimo compagno di squadra, un certo Marco Pantani, che arriva 2°. Perché Chiappucci è rimasto attardato nella complicata salita di Campitello Matese.
Al Tour va peggio, si ritira.
Il Campionato del Mondo, corsa di un solo giorno, come viene definita, si corre in Italia, ad Agrigento. Le nostre punte sarebbero Maurizio Fondriest già Campione del Mondo nel 1988 in Belgio; Giorgio Furlan e Gianluca Bortolami. Ma in quella calda giornata siciliana non sono in forma. Chiappucci è nel gruppo dei migliori all’ultimo giro, solo che si fa buggerare dallo scatto proposto sull’ultima salita dal francese Luc Leblanc. Il nostro ciclista si ferma alla medaglia d’argento, che conferma la vena di “eterno secondo”. E sarà 2° anche al “Lombardia” dietro al giovane russo Vladislav Bobrik.
Nel 1995 Chiappucci è 4° nel difficile Giro delle Fiandre, e 4° al Giro d’Italia, addirittura 11° in Francia.
A ottobre, fine stagione, arrivano gli ultimi piazzamenti aurei: Claudio conquista il Giro del Piemonte, la Japan Cup e la Escalada al Parco del Montjich, a Barcellona.
Nel 1996 solo qualche piazzamento in Italia e il 2° posto della tappa di Briançon, nello sconfinamento francese del Giro d’Italia.
Sarà convocato in Nazionale per l’ottava e ultima volta. Ma a Lugano sarà 13esimo!
La Carrera chiude i battenti, lui segue Boifava alla Asics-CGA. Lui è 2° al Giro di Sardegna e 6° in quello delle Fiandre. Ma al Tour de Romandie viene sospeso per l’eccessivo tasso di ematocrito, 51,8, con il limite a 50, per un protocollo firmato anche dalla rappresentanza di base dei ciclisti. Non può andare al Giro d’Italia.
Siamo a maggio. E a ottobre si ripete lo stesso problema, appena due giorni prima dei Mondiali di San Sebastiàn. Questa volta è fermato per 30 giorni, niente Campionato del Mondo. Alla Vuelta de Espana sarà 11esimo.
Nel’ultima stagione da professionista, Claudio Chiappucci corre per la Ros Mary-Amica Chips guidata dall’ex campione del Mondo Marino Basso. Sarà 8° alla Tirreno-Adriatico e addirittura 60esimo, in occasione della sua decima partecipazione al Giro d’Italia.
Dopo il ritiro – Come lascia il ciclismo frequenta qualche trasmissione televisiva tipo Beato tra le donne VIP su Rai, ma viene eliminato al primo turno assieme al popolare e apprezzato Gian Piero Galeazzi.
Nel 2006 va su Rai 2 all’Isola dei Famosi arrivando 2° dietro a Luca Calvani, in finale.
Per Radio 105 ha raccontato il Giro d’Italia 2008 assieme al noto collega della Gazzetta dello Sport poi passato anche a Sky, Paolo Condò.