Lo Shrink-Flation è l’ultima frontiera della strategia del marketing che grandi industriali stanno mettendo in atto per cercare di ricavare sempre più margini dai prodotti. “Noi la definiamo ‘svuota carrello’ – sottolinea Luigi Gabriele dell’associazione di consumatori CODICI, ai microfoni d Livia Ventimiglia su Radio Cusano Campus – perché se una volta con 100 euro si riempiva un carrello di spesa per 4 settimane, oggi arriviamo a fatica alla terza settimana: noi siamo abituati ad acquistare sempre lo stesso prodotto ma le confezioni sono inferiori!”.
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Shrink-Flation o riproporzionamento: ecco la strategia dell’industria
Se l’industria alimentare chiama questa riduzione delle quantità riporzionamento, giustificandola a fini economico-salutistici per limitare sprechi e apporto calorico, i consumatori la definiscono inganno (per usare un eufemismo) perché questo riporzionamento avviene sulle tasche dei cittadini che pagano lo stesso prezzo un prodotto quantitativamente inferiore. I primi a parlare del fenomeno sono stati i media inglesi che hanno soprannominato il fenomeno “shrink-flation” un neologismo che significa contrazione (shrinkage) e rincaro (flation). “Mentre è stato il Giappone – spiega Luigi Gabriele – il primo Paese ad aver applicato con trasparenza questa strategia, dichiarando con campagne di informazione, di aver diminuito le confezioni per evitare di dover alzare i prezzi.”
Cosa possiamo fare noi consumatori?
“Il consumatore deve diventare più esperto – spiega Gabriele – E’ necessario sapere che, al di là della buona volontà dell’industria alimentare di farci dimagrire, a dimagrire in realtà sono i prodotti, spesso anche non alimentari, come la carta igienica per esempio. E’ importante capire che il 70% della spesa che facciamo avviene nella grande distribuzione, che opera secondo logiche di mercato, e quindi alcune scelte vengono fatte per natura di bilancio”. Negli ultimi 5 anni tra i prodotti che hanno maggiormente subito il riporzionamento ci sono il pane, i cereali, lo zucchero, le confetture ed i dolciumi.
Il ruolo delle istituzioni.
“Questa è una subdola presa in giro che finisce per svuotare il portafoglio e il carrello dei consumatori – insiste l’esperto del Codici – ma ciò che il vero problema è che quest’attività è permessa da un accordo stipulato con il nostro ministero della salute durante Expo2015”