Giovanni Trapattoni è stato con Enzo Bearzot il migliore
interpreti del germoglio del Paròn Nereo Rocco
Giovanni Trapattoni è uno dei simboli del calcio italiano. Il Giuanìn è stato, nella prima parte della sua storia, un grande mediano da calciatore.
Anche se il Trap, come è stato affettuosamente ribattezzato, sarebbe passato alla storia del calcio nostrano come un interprete della zona mista da allenatore.
Giovanni Trapattoni nasce a Cusano Milanino il 17 marzo 1939 quindi ha da poco compiuto 79 anni.
Ha avuto la fortuna di essere guidato da un grande allenatore, Nereo Rocco, il primo, tra gli italiani, a conquistare la Coppa dei Campioni, nel 1963. E il Paròn lo fece giocare sia da mediano puro ma, quando serviva, anche da terzino di fascia o da difensore in marcatura individuale.
Insieme al tecnico triestino di origini austriache, un giovane e aitante Trapattoni ha vinto due scudetti, una coppa Italia, due Coppe dei Campioni e una Intercontinentale, in terra argentina, dopo una maschia doppia sfida, e una Coppa delle Coppe.
Tutto questo grandissimo bottino è stato costruito in 14 anni trascorsi in rossonero, con 274 partite di campionato. L’esordio era avvenuto il 24 gennaio 1960 a Ferrara, e Giovanni Trapattoni aveva poco più di 20 anni: Spal 0 Milan 3.
Il Trap calciatore avrebbe finito di giocare al Calcio nel Varese, collezionando 10 presenze.
In azzurro Trapattoni ha vissuto l’esperienza dei Giochi Olimpici di Roma nel 1960: con l’Italia ha giocato 17 partite, l’ultima con la Danimarca nel ’64. Due anni prima, ai disgraziati Mondiali giocati in Cile, è stato costretto in tribuna per un grave infortunio alla tibia.
L’immagine del miglior Trapattoni in azzurro di sicuro è quella del 12 maggio 1963 quando marcò Pelé a uomo senza farlo giocare in libertà, e O’Rey chiese il cambio al 26’ perché, tra l’altro, non stava granché bene. Fece lo stesso su Quarentinha che subentrò al popolare Edson Arantes Do Nascimento, e l’Italia superò i Bi-Campioni del Mondo per 3 a 0.
Di quel giorno Pelé, in una schietta intervista, disse che dovette giocare per motivi di contratto perché veniva da una nottataccia per il mal di pancia. Lo stesso Trapattoni disse: “La verità di quel giorno è che era mezzo infortunato e stanco. Io sono stato un buon calciatore. Ma lasciamo stare Pelé, che era un marziano”.
Da Tecnico persino meglio – Da allenatore avrebbe stupito tutti, con il ciclo meraviglioso di una Juventus indimenticabile: ma anche dopo andando a conquistare, oltre ai 7 scudetti italiani, un campionato in Germania, uno in Portogallo e uno in Austria. Diventando uno dei cinque paesi capaci di vincere in quattro nazioni differenti: con lui, in questa speciale graduatoria, il grande tecnico austriaco Ernst Happel, l’allora jugoslavo Tomislav Ivic, il portoghese José Mourinho e il nostro Carlo Ancellotti.
La sua carriera di tecnico iniziò a 34 anni, affiancando Cesare Maldini nel 1973-74. Persero insieme la finale di Coppa delle Coppe con il Magdeburgo. Poi fu assistente di Gustavo Giagnoni quindi prese da prima guida i rossoneri, chiamando di fianco a sé Nereo Rocco da direttore tecnico. Nel 1975-76 il Milan finisce 3°, col Trap in panchina.
A sorpresa viene chiamato, nell’estate 1976, da Giampiero Boniperti a Torino, sponda bianconera. Vinse subito lo scudetto con un record di punti, 51 su 60 che si potevano produrre in una Serie A a 16 squadre, e con i 2 punti per vittoria. Non basta perché alla fine della stagione arriva il primo trofeo continentale, per Madama Juventus, la Coppa Uefa.
Trapattoni con la Signora del calcio italiano avrebbe vinto altri 5 scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppe delle Coppe, 1 Coppa Uefa; e ancora 1 SuperCoppa d’Europa e 1 Coppa Intercontinentale, diventando il primo e a oggi unico allenatore capace di vincere tutte le competizioni internazionali alle quali ha partecipato.
Nel 1986 annunciò la volontà di andare via dalla Torino bianconera per l’Inter. I primi risultati non furono incoraggianti. Poi arrivò a conquistare, stagione 1988-89, il 13° scudetto neroazzurro, con 58 punti sui 68 che si potessero produrre, in una massima divisione ora a 18 squadre, con 34 partite tra l’andata e il ritorno.
L’anno dopo l’Internazionale vinse la SuperCoppa italiana, e nel 1990-91 la Coppa Uefa.
Dopo aver portato in cima all’Italia la Milano neroazzurra Trapattoni rientra con autorevolezza: vince la Coppa Uefa nel 1992-93, la terza vinta dal tecnico lombardo. Sarebbe andato via nel 1994, e in due cicli ha vinto 14 trofei, in bianconero.
Col Bayern è tutta un’altra esperienza. Ma vince una Bundesliga nel 1997 e la Coppa di Lega tedesca lo stesso anno; dodici mesi dopo la Coppa di Germania. Ma in campionato finì dietro il Kaiserslautern.
L’esperienza tedesca l’ha fatta in due periodi intervallati da una rapida apparizione col Cagliari, ma coi colori rossoblù, 9°, si dimise. Per la prima volta in carriera.
La seconda volta col Bayern passò alla storia della comunicazione e della satira una conferenza che ha fatto il giro del mondo; perché il tedesco impiegato era audace e improvvisato. Disse a Strunz, Scholl e Baster che non stavano impegnandosi. Riascoltiamone il più curioso dei passaggi.
https://www.youtube.com/watch?v=5cgLqfdAgK4
Lui, da grande uomo dotato di sense of humour, ci si è fatto due risate, arrossendo, a chi gliel’ha fatta riascoltare.
Dal 1998 al 2000 il Trap diventa allenatore della Fiorentina: nel 1998-99 i Viola tornano a lottare per lo scudetto finendo terzi e con il diritto a partecipare alla Champions League. La squadra toscana arriva in finale di Coppa Italia ma nel doppio confronto la differenza la fanno in favore del Parma, i gol segnati fuori casa.
Il secondo anno la Fiorentina sarebbe giunta 7°. Ma in Champions arriva dietro al Barcellona ma davanti all’Arsenal. Nella fase a gironi sarebbe stata 3° dietro al Manchester United, campione in carica, a al Valencia, che sarebbe giunto alla finalissima europea.
Dal 2000 al 2004 Giovanni Trapattoni è stato il Commissario Tecnico dell’Italia con l’atroce beffa subìta in Corea dai padroni di casa, ad opera di quel mascalzone di Byron Moreno. Che poi sarebbe stato arrestato per traffico di droga in Sudamerica.
Il Trap gira per l’Europa vincendo lo scudetto portoghese col Benfica. Meno fortunata l’esperienza successiva, in Germania, con lo Stoccarda. Nel 2006-2007 va in Austria, e trionfa allenando il Red Bull Salisburgo. E’ il decimo scudetto in 4 nazioni diverse. Il che ne fa l’allenatore di calcio più vincente in assoluto, nella storia del nostro football.
Poi il tecnico lombardo passa alla guida dell’Irlanda dal 2008 al 2013 ma fece, anche in quel caso, i conti con un arbitraggio incapace e con una terna incompetente: la Francia segnò un gol con Thierry Henry che si aggiustò la palla con la mano, in diretta mondiale. E in Sudafrica sarebbero andati i bleus transalpini, cacciati fuori, come l’Italia, al primo turno, in un Mondiale vinto dalla Spagna contro l’Olanda ai tempi supplementari con una rete del catalano Andrés Iniesta.
Ma Giovanni Trapattoni non si diede per vinto e riuscì a guidare al Campionato d’Europa l’Irlanda, che non partecipava alla massima rassegna continentale per nazioni dal 1988.
Da rilevare che Trapattoni è stato inserito nel 2007 in una lista dei 50 migliori allenatori nella storia del Calcio e questa selezione è firmata dall’autorevole quotidiano britannico Times.
Nel 2012 il Trap è stato collocato nella Hall of Fame del calcio italiano.
Nel 2013 la televisione ESPN, Stati Uniti d’America, lo colloca tra i primi venti allenatori. L’11 settembre dello stesso anno, l’Irlanda perde nelle qualificazioni ai Mondiali con Svezia e Austria, e il Trap rescinde il contratto che lo legava alla federazione irlandese.
Nel 2015 Trapattoni ha scritto un libro con Bruno Longhi dallo spiritoso titolo “Non dire gatto”.
Nei media è stato opinionista di Mediaset Premium per le partite di Champions League nella stagione 2015-2016. E in Rai è stato anche il commentatore tecnico delle gare della Nazionale con il telecronista Alberto Rimedio; e sempre in RAI ha espresso le sue opinioni nella trasmissione La Domenica Sportiva.