Giordano Cottur L’Orgoglio di Trieste
Ogni volta andava in fuga a due passi da casa sua
tanto conosceva le salite della città più cosmopolita d’Italia
La storia di Giordano Cottur da Trieste è una di quelle che ti fanno capire l’amore dell’italiano per la Bicicletta, intesa come strumento di comunicazione nel periodo della guerra, ce lo insegna anche la storia di Gino Bartali passata per i racconti televisivi recenti. E per come le due ruote spinte a muscoli e a costante andatura siano state tra i simboli della ricostruzione di un’Italia che piangeva ancora tanto, i danni e le perdite legati alla Seconda Guerra Mondiale.
Giordano Cottur nasce nella città giuliana di confine il 24 maggio 1914 con l’Italia che è sul punto, l’anno dopo, di entrare nel primo conflitto capace di dilaniare l’Europa.
Lui divenne professionista nel 1938 e sarebbe rimasto tra i grandi fino al 1950. Tanto che nel 1948 partecipò, insieme a Coppi, Bartali, Magni, Louis Bobet, alla celebre pellicola per il piccolo schermo “Totò al Giro d’Italia”. Un film ancora oggi capace di fare grandissimi ascolti.
Non è stato campione del mondo, Giordano Cottur da Trieste, ma un fedele gregario e un serio e affidabile compagno di squadra dei grandi conquistatori delle corse a tappe.
Nonostante il ruolo di manovalanza, retrovia e utilità tattica, Cottur ha vinto ben 5 tappe, nei Giri d’Italia frequentati.
A proposito, ne ha corsi ben 7, e tre volte è andato al Tour de France. Oltralpe il miglior risultato è stato l’ottavo posto finale ai Campi Elisi del 1940.
La caratteristica migliore di questo triestino dalla ferrea volontà era quella, ogni volta che si correva nella città di Trieste, di prendere la fuga sulle salite vicine a casa sua. I compagni di squadra sapevano di poter contare su un navigatore ante-literam, uno che conosceva pure le pietre della zona della Stazione Marittima.
E alla prima salita, che innalzava la città fino a Villa Opicina, al confine con la Slovenia, Cottur partiva e difficilmente qualcuno gli stava a ruota.
Da ricordare un bel piazzamento, il 4° posto, nella Milano-Sanremo del 1942, tra i suoi migliori arrivi.
Poi Giordano Cottur passa alla storia per la vittoria ottenuta a Trieste proprio dopo la fine della guerra, siamo nel 1946. Quell’anno il Giro d’Italia passa di lì per riabbracciare la città giuliana oggetto di aspre e difficili contese con la Jugoslavia di quel mascalzone del maresciallo Tito.
Ma non furono tutte rose e fiori. I ciclisti furono accolti, a 30 chilometri dall’arrivo, a San Canzian d’Isonzo, da un gruppo di contestatori che tiravano sassi e pietre ai poveri ciclisti.
Gli organizzatori della corsa rosa avrebbero voluto annullare la tappa ma pressioni politiche da Roma li indussero a farla continuare e farla regolarmente arrivare a Piazza dell’Unità, simbolo di Trieste, che si affaccia, stupenda, verso il mare.
Il gruppo era guidato da un triestino, Giordano Cottur, che tagliò il traguardo per primo. Con i suoi concittadini che portarono il giusto contributo a chi, faticando, aveva sfidato, con la forza della volontà e dei muscoli, una ingenerosa quanto indegna gazzarra.
Giordano Cottur avrebbe indossato la maglia rosa addirittura per 9 dei 21 giorni di gara nel 1948, e per cinque giorni nel 1949. In queste 2 edizioni i suoi migliori piazzamenti al Giro d’Italia: in entrambe le circostanze il ciclista triestino è arrivato terzo.
Smesse le scarpe da ciclista è stato un dirigente nel 1950 della sua società, la Willier Triestina, nel 1953-54 della gloriosa Bottecchia, poi un anno della Leo-Chlorodont. Quindi ancora per due anni, alla Bottecchia.
Dal 1956, quando lui aveva terminato il percorso da atleta professionista, una società ciclistica la S.C. Cottur, porta il suo nome: lui l’avrebbe rappresentata fino al 2006, anno in cui Giordano è morto.
Il 2 Giugno del 1999 a Roma, su richiesta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Giordano Cottur è stato nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Nel 2009 è stata pubblicata la sua unica biografia, scritta da Giuliana Fantuz, dal titolo: Giordano Cottur Il padre il figlio e la bicicletta. Edittore Associazione Storie Friuli Venezia Giulia.
A Trieste è intitolata una pista ciclabile a Giordano Cottur. Inizia dal quartiere di San Giacomo e porta al confine con la Slovenia. E fa lo stesso percorso della ferrovia di un tempo chiamata Trieste-Erpelle impiegata fin dai tempi del dominio asburgico fino ai primi anni ’50.