Andrea Fortunato
Quel terzino sinistro coi capelli al vento
volato via troppo presto: il nostro ricordo
Questa è la sfortunata storia di Andrea Fortunato, uno dei più apprezzati giovani calciatori nel ruolo di terzino, andato via troppo presto, a 24 anni ancora da compiere. Giocava nella Juventus e nella Nazionale, ma venne a mancare per una leucemia.
Nato a Salerno il 26 luglio del 1971, continuò a frequentare i campi di calcio, dopo il settore giovanile, soltanto dopo aver fatto la promessa ai genitori di continuare il percorso nello studio. Il padre, infatti, era un cardiologo, la mamma bibliotecaria, le sorella laureata in Lingue, il fratello Avvocato.
Intanto lui ottenne il diploma di ragioniere, perché con il Calcio non si sa mai, come va a finire.
Negli Allievi del Como passa dal ruolo di centrocampista sinistro in difesa, stesso lato. Il suo compito naturale sarebbe stato quello di terzino fluidificante mancino. Ma gli allenatori avuti sapevano bene che potessero impiegarlo anche in altre parti della difesa, anche da Libero.
Inizia a Salerno, da bambino, poi salì a Como, chiamato dal direttore sportivo Sandro Vitali. Passa rapidamente dagli Allievi alla Primavera, e quindi con la Serie C dei lariani, voluto in prima squadra a soli 19 anni da Eugenio Bersellini. Andrea Fortunato ripagò cotanta fiducia con 27 partite e il Como sfiorò la promozione in Serie B, mancata solo per lo spareggio perso con il Venezia.
Di questo terzino sinistro si interessa il Genoa del presidente Spinelli, che nel 1991 lo prende per 4 miliardi di lire, per utilizzarlo in Serie A. Fermo restando che sarebbe stato la riserva del talentuoso brasiliano Branco, che di lì a poco tempo sarebbe diventato Campione del Mondo.
In rossoblù Andrea ha una brutta lite con l’allenatore in seconda Sergio Maddé, al punto che Osvaldo Bagnoli lo manda in prestito al Pisa. Coi neroazzurri del presidente Anconetani gioca 25 partite, e i toscani arrivano a un buonissimo 8° posto.
Nella stagione 1992-1993 torna al Genoa, una volta partiti Bagnoli e Maddé, passati all’Inter. Fortunato lavora con Bruno Giorgi ed esordisce in Serie A: e andrà bene, assieme a un altro difensore che ne avrebbe fatta, di strada, Christian Panucci.
Andrea Fortunato gioca 33 partite e segna 3 gol l’ultimo dei quali frutta il 2-2 finale, l’ultima giornata, col Milan, che vale la permanenza in categoria per il Grifone.
Nell’estate del 1993 Giovanni Trapattoni lo vuole con decisione alla Juventus, che paga 10 miliardi al Genoa, che ne aveva spesi 4. Quella Juventus vede arrivare anche il diciottenne Alessandro Del Piero.
Con il Trap diventa titolare fisso ma soffre di un vistoso calo fisico. Tra le domande, ingenerose, di alcuni tifosi e di superficiali commentatori, tesi a sostenere di una dolce vita che non lo facesse correre.
La realtà fu che la Juventus arrivò seconda e Andrea, durante una amichevole con il Tortona, il 20 maggio 1994, disse di non farcela e di sentirsi sfinito sul piano fisico.
Va all’ospedale Le Molinette, Torino. Le analisi emisero un verdetto difficilissimo, da metabolizzare: leucemia linfoide acuta.
La squadra, la società, i sostenitori bianconeri trattarono con la dovuta umanità e delicatezza, questa dolorosa vicenda.
Andrea non poteva ricevere un trapianto totale di midollo osseo. E venne trasferito al Policlinico Silvestrini di Perugia dove, con la chemioterapia, provarono la strada della donazione delle cellule della sorella Paola e del padre Giuseppe.
Il compagno di squadra Fabrizio Ravanelli mise con grande senso della fratellanza a disposizione la sua casa perugina.
Si pensò, tra agosto e ottobre, a un netto miglioramento, da seguire con il day hospital. Il Perugia lo fece riallenare, e tornò a casa a festeggiare la laurea della sorella. Poi all’ombra della Lanterna, a incoraggiare i compagni della Juventus, impegnati in trasferta contro la Sampdora.
Quando tutto sembrava volgere verso una lenta ma progressiva ripresa, il fisico ha ceduto sul piano delle difese immunitarie, messe a dura prova da una polmonite. Che se lo portò via nel secondo pomeriggio del 25 aprile 1995.
A 23 anni questo aitante terzino è volato in cielo. E non è andata via una promessa della Nazionale. Ma un giovanotto dal fisico prestante. Mandato al tappeto da qualcosa di più grande di lui e dell’immaginario di ognuno di noi.
La Juventus, come Andrea è salito in Cielo, ha scritto questo comunicato: “Un ragazzo gentile ed educato, un giocatore di sicuro talento e di limpida correttezza. Un sorriso dolce, spento da un destino vigliacco. Quel suo sorriso però è rimasto scolpito nella nostra memoria perché non lo ha mai abbandonato fino all’ultimo giorno. È come se, con quel sorriso, Andrea avesse voluto insegnarci ad affrontare la vita, anche le sue battaglie più dure, con la sua serenità. È come se avesse voluto ricordarci che le sfide si possono anche perdere, ma che mai, neanche per un attimo, ci si deve sentire sconfitti”.